ipernova

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Penso che un po' mi faccia ridere, l'indecisione che trovo nella mia testa, penso che la butterò via in una delle mie solite vie di fuga…  troppo semplici, si sfugge così tante volte dalla realtà che non si impara mai ad affrontarla per come si dovrebbe.
Questa non è una storia, non ha nemmeno una morale, semplici frasi buttate di getto, lacrime amare che trovano rifugio in un semplice spazio bianco che va riempito di parole, dentro la mia testa solo casino, nulla di buono dentro quello spazio che mi ritrovo nel cranio, puntini che si collegano l'uno con l'altro formando un impulso, parliamo dei neuroni e delle loro funzioni.
Eppure visti da lontano sono come stelle, puntini luminosi che inondano il cielo la notte, freddi corpi celesti con forme e dimensioni diverse, se solo potessimo esplorare come sono fatte all'interno vedremmo che non sono come si pensa realmente, o per lo meno, questa è la mia opinione.
Ci sono infinite stelle nell'universo, se potessero parlare ognuna di loro credo saprebbe darci una propria storia, una propria vita. Secondo te se gli oggetti inanimati potessero parlare, cosa direbbero? ci vedrebbero nei nostri momenti di sconforto dove nessuno è dalla nostra parte?
Secondo me se le stelle potessero farlo allora ci racconterebbero delle costellazioni di cui fanno parte, dei loro colori, dalla rossa più calda alla bianca più fredda e spenta, chissà come si sentono queste ultime? Sono sempre stata affascinata dai segreti dell'universo dai pianeti alle stelle in ogni sua variazione, da piccola volevo essere un'astronauta, viaggiare tra i corpi celesti e immaginare di riuscire a toccarli; ora invece mi chiedo come potrebbero sentirsi se avessero libertà di parola e capacità mentali.
Se si sentissero sole per millenni e aspettassero solo arrivi il loro momento allora, per loro non sarebbe una brutta fine, a contrario nostro, senza di esse allora non potremo mai vivere, ma non gli rendiamo mai grazie, diamo troppe cose per scontato, come se, solo la nostra esistenza venga retta in piedi da ossigeno e altre cose essenziali, scordandoci spesso di loro senza mai farci caso.
Io, sono una stella spenta nel cielo, divenuta una massa nera che risucchia energia vitale dalla poca luce che trovo nelle mie sorelle. Gli esseri umani si ricorderanno di noi, ci impremiranno nella memoria quando noi scompariremo, e allora sarà la loro fine, anzi no, perché nonostante ciò, la nostra luce continuerà a brillare per almeno altri 1000 anni.
Come può una vita così fredda e vuota far sì che per un ultimo attimo esplodesse in una supernova, un attimo così rovente da bruciare fino al nucleo, per poi finire in pochi secondi e spegnersi  in una massa di cenere e buio.
Così come le stelle, continuo sulla mia via sperduta, senza un posto dove approdare poiché troppo debole, troppo fragile per parlare, l'indifferenza è la chiave, nonostante ciò, si può perdere ciò per cui si ha lottato di ottenere, il potere di una persona accanto a sé che ti dia conforto, senza di essi quando si prova ad andare giù da soli si cade ancora più in basso di quel che si desidera, come se fossimo risucchiati da un buco nero, ansia, panico, sudore si iniziano a percepire, gli arti tremano al solo sentire accellerare il battito cardiaco e con essa ogni luce si vede spegnere in noi stessi.
"Abbi pazienza, passerà" ma non passa mai, e più tempo trascorre, più gli attacchi di panico aumentano, quasi non respiri, il respiro si affanna, il petto pesa, come se ci fosse un macigno al di sopra di esso a schiacciarti la gabbia toracica e far uscire gli organi al loro interno, i polmoni richiedono aria, ogni respiro è affannoso, la gola brucia cercando sempre più aria, un'aria che va quasi a mancare.
È come una reazione chimica con fuoco e ossigeno, senza di quest'ultimo non può esistere il primo.
Un grande tonfo rumoroso che si fa spazio nella mia testa, un sibilo snervante che penetra nelle orecchie, nella notte insonne soffro per un qualcosa, un qualcuno, lacrime scendono, bagnando il cuscino, palpebre che si chiudono istantaneamente chiedono solo riposo per un corpo che non sopporta più il dolore.
Una goccia d'acqua scende per ultima dall'iride, la palpebra rimbomba chiudendosi lentamente, ciglia bagnate senza colore, solo nero. Come ciò che sono diventata.
Non mi sento più la stessa, e la cosa che mi distrugge di più psicologicamente sono i farmaci, non mi fanno stare bene, ma devo obbligatoriamente continuare a prenderli, perché se solo saltassi un giorno, in me si scatenerebbe una nuova esplosione, ricomincio da capo; capogiri, tremori ovunque, il sentire la pelle che ti si squarcia lentamente dall'interno, sempre più piano, brucia, entra nei muscoli, fa male alle ossa, lo senti, arriva alla gola, non respiri; dannata me e ai miei problemi del cazzo. Non posso più vivere in una testa senza endorfine, è una meschina sopravvivenza.
Il mio nome non proviene dalle stelle, è solo un fenomeno caratterizzato dalla reazione di protoni e dal vento solare che muta in colori sgargianti nell'atmosfera non appena vengono eccitati gli atomi per poi diseccitarsi. La mia unica certezza è che anche quando arriverà il mio momento, saprò che la mia luce continuerà a brillare, anche ad anni luce di distanza.

come le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora