Sognavo di fare l'astronauta.
Viaggiare tra lo spazio mi affascinava, mi ha sempre affascinato.
Scoprire mondi nuovi al quale potersi legare, fare ricerche, nuotare tra le stelle senza la paura di cadere, perché sai che la miglior ancora al quale poter stare attaccati siamo noi stessi.
Tanto impegno, tanta fatica ma tanto appagamento.
È una strada che non conosce discese. Dopotutto lo spazio non sta sotto di noi bensì sopra.
Vedevo i miei coetanei realizzare i propri sogni, quando alle elementari chiedevano cosa volevamo diventare da grandi rispondevo sempre: L'astronauta!
Con un sorriso a trentadue denti come soltanto un bambino sa fare. Con naturalezza, perché alla fine servirebbe soltanto questa per ricordare al resto delle persone a questo mondo che siamo semplicemente umani, e forse distruggerci un sogno non è così poco come spesso si tende a pensare.
Sognavo di viaggiare su una navicella spaziale, una come quelle della nasa, spingere i propulsori al massimo solo per poter arrivare alle stelle.
Mi sarebbe bastato anche solo questo.
Purtroppo crescendo iniziarono tutti a deridermi.
"tu vuoi fare l'astronauta? Cresci bambina!" lo ripetevano sempre, come se un lavoro del genere potesse esistere soltanto nei film.
Mi rifugiavo nella mia camera a spronarmi sapendo che un giorno ci sarei riuscita, senza mai abbattermi continuai per la mia strada, nonostante il pregiudizio di tutti.
Chi metteva su famiglia, chi già lavorava.
Dopo la scuola presi una decisione importante, provarci.
Tentai più volte di entrare all'agenzia spaziale senza alcun risultato.
Vedevo i miei sogni sgretolarsi e venire inghiottiti da un buco nero che si avvicinava sempre di più al mio piccolo universo di speranze.
Un giorno però vidi una luce, la stella che provò a farmi capire che non dovevo arrendermi, mi iscrissi così ad astrofisica, così potei finalmente studiare ciò che più mi appassionava, ma la mia stella a volte penso che si sbaglia.
Tutto questo mondo mi fa sentire viva ma sento ancora una voragine all'interno, sento che la navicella sta tornando sulla terra, pensava che il suo viaggio fosse terminato.
L'astronauta rimarrà un sogno in un cassetto, da tirare fuori quando il mondo dorme, per poter far rifugiare la me bambina che non badava alla credulità del mondo.
Non sapeva di dover fare i conti con la realtà che la circondava, e forse di dover abbandonare i suoi sogni.
La ragazza che sono adesso non si arrese, continuò a lottare e divenne una bravissima astrofisica continuando gli studi e si specializzò.
Perché solo a chi si sporca le mani è concesso il privilegio di avere una glorificazione in vita.
E nel mentre il futuro mi bussava al campanello, io evitavo ancora di aprire.
Voglio far sognare la gente, scoprire nuovi mondi e non lasciarli solo in fase Rem.
È sempre stato un obiettivo da non dover dimenticare.
Come se fosse il destino a volere questo da me.
Ma i sogni sono solo luoghi dove la gente si rifugia quando vuole scappare dalla propria realtà.
Con un giorno una sola certezza.
Un giorno guarderò il cielo e quel giorno non sarà il soffitto della mia cameretta, un giorno guarderò il cielo, ma non guarderò più verso l'alto, perché il cielo, un giorno, lo avrò proprio accanto a me.
Un giorno farò risplendere il mio Quasar, e sarà così luminoso che nessuno potrà evitare la sua luce.
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come le stelle
Short StoryQuesta non è una semplice storia, non ha nemmeno una morale, solo lacrime amare che trovano rifugio in un piccolo spazio bianco che va riempito di parole, dentro la mia testa solo casino. E se le stelle potessero parlare cosa ci racconterebbero? Av...