A family out of fairy tales

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3. A family out of fairy tales





Harry aveva rifiutato bellamente l'invito dei suoi sgangherati amici a vedersi per un caffè pomeridiano, perché aveva molto da studiare. Non poteva permettersi di perdere un solo secondo in più nell'oziare, visto che quella mattina si era ritrovato a svegliarsi tardissimo per la sua nottata insonne.

E non si era interrogato più di tanto su quale fosse il motivo per la quale i suoi occhi avevano deciso di non chiudersi, anche quando l'ultima persona rimasta aveva lasciato il suo appartamento – e l'ultimo era sempre Niall. Semplicemente era rimasto a fissare il soffitto con il respiro pesante e la testa che girava, chiedendosi con quali forze avrebbe rimesso in sesto la sua casa.

Ma c'era riuscito comunque, un po' verso l'alba, approfittando della sua insonnia, e un po' dopo la colazione. Il caffè gli aveva permesso di riprendersi una volta per tutte.

In ogni caso, di vedere il brutto muso di Niall che continuava a rimproverarlo, inutilmente, o che gli parlasse della sua bella Taylor, non aveva voglia. Figurarsi se aveva anche solo il minimo desiderio di stare a sentire Liam e Zayn che raccontavano come l'uno stesse sotto per l'altro, senza dirlo espressamente, mostrandosi terribilmente idioti ai suoi occhi.

Aveva solo bisogno di restarsene nel suo bel giardino, a studiare in santa pace. E quella mattinata di sole, così caldo e piacevole sulla pelle, sembrava la volta buona per farlo seriamente, senza distrazioni.

E mentre i raggi solari gli accarezzavano la pelle già dorata, lasciando i peli sulle sue braccia diventare più biondi, le pagine del tomo scorrevano velocemente sotto al suo sguardo, rimanendo vigile e attento, molto interessato all'argomento.

In realtà, Harry amava molto giurisprudenza. L'aveva scelta con criterio, sognando da sempre di poter diventare l'avvocato che i più deboli avevano sempre meritato. Non si pentiva delle ore passate chino sui libri, delle mancate uscite o delle occasionali notti di sesso perdute. Non era pentito nemmeno nel fare tardi la notte, quando dava le sue solite festicciole. Aveva bisogno di svago dopo un'intensa giornata e non conosceva nulla di meglio che una notte di sregolatezza.

Liam lo aveva tartassato di messaggini, esattamente come Zayn ma alla fine era stato Niall a placare gli spiriti bollenti degli amici ed immolarsi per la patria. Per la prima volta, Harry ebbe voglia di dargli un bacio in fronte fortissimo.

Così Harry aveva passato gran parte della mattina sorseggiando un succo alla pesca molto fresco e studiando come un disperato, tenendo una matita sull'orecchio e la bandana al collo. Di sicuro doveva avere un aspetto poco dignitoso, quasi disperato, avrebbe potuto dire persino osceno ma non era certo di esserlo davvero. Per quante paranoie producesse il suo cervello, era chiaro che agli occhi degli altri non fosse altro che un adone. E se ne compiaceva molto spesso.

Soprattutto quando l'effetto era molto evidente ai suoi occhi. Soprattutto quando un paio di occhi azzurri si erano poggiati su di lui e sembravano averlo riscoperto per la prima volta in quell'istante, come se prima non avessero mai avuto il giusto tempo.

Il silenzio, interrotto solo da qualche auto a passare distrattamente per la strada, lo aveva aiutato a rilassare la mente e ad apprendere meglio determinate nozioni. Ma ovviamente, quella quiete non sarebbe potuta durare così a lungo, ne era consapevole.

Degli urletti concitati si affacciarono alle sue orecchie dopo poco, rumori molesti di pallonate e risate compiaciute. Harry aguzzò l'udito nel momento in cui anche una voce maschile si fece spazio fra quelle acute e delicate delle bambine, rimproverandole di non esagerare troppo e ricordando loro che aveva del lavoro da fare con il computer.

When you knock on my door the noise gets louderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora