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-Giorno!- esclamò pimpante il biondo, con in mano una tazza di latte e caffè rigorosamente caldo.

-Mhn...Giorno- rispose masticando Eren, facendo il suo ingresso in cucina degno di uno zombie.

Erano ormai passate tre settimane da quando Eren e Armin avevano cominciato a vivere insieme.

La loro era iniziata come un'amicizia timidissima: i primi giorni Armin faceva quasi fatica a chiedere le cose al coinquilino, mentre il castano non sapeva bene come approcciarsi, vista l'estrema timidezza del biondo.

Ma ovviamente, più il tempo passava e più, soprattutto nelle ore notturne, i due si scoprivano: spesso capitava che Eren non riuscisse a dormire così come Armin, e succedeva che si incontrassero in cucina per bere qualcosa.

Così, un discorso tirava l'altro e, si sa, durante la notte diciamo le nostre cose più intime.

In questo modo lo smeraldino conobbe il passato del ragazzo, facendo sciogliere quella sua timidezza che lo caratterizzava: per i primi dieci anni crebbe assieme ai nonni paterni e, purtroppo, durante il suo sesto anno di vita la nonna venne a mancare. Quando i genitori tornarono, Armin decise di rimanere col nonno: ormai avevano instaurato un bellissimo rapporto e il bimbo ci teneva davvero tantissimo a rimanere con lui.

A causa di una rara malattia, la madre aveva bisogno di tante cure e in quei dieci anni tra ospedali e viaggi all'estero non potette prendersi cura di suo figlio; dal canto suo, il padre non poteva lasciare sua moglie da sola, e accogliendo la proposta dei suoi genitori, decise di far crescere Armin assieme a loro, sicuro dell'ottima scelta.

Ecco perchè il ragazzo decise di fare medicina: per aiutare gli altri.

Non che la cosa stupisse Eren: la gentilezza e la premura del biondo si potevano vedere da chilometri di distanza.

Il coinquilino faceva vedere la sua bontà attraverso piccole attenzioni, che andavano dal chiedergli sempre se volesse del caffè quando lo beveva lui al chiedergli se avesse bisogno di qualcosa poco prima di uscire.

Il castano era davvero grato ad aver trovato una persona come Armin.

-Quindi oggi è il tuo primo giorno d'accademia eh- ridacchiò il biondo, osservando Eren prepararsi il suo yogurt al cocco con muesli e spremuta d'arancia ad accompagnare.

Una colazione da campioni.

-Eh già- sorrise, mescolando il suo primo pasto della giornata.

Era emozionato, tanto.

Quando andò all'open day di quell'università se ne innamorò perdutamente fin da subito: l'architettura, il rapporto che si intravedeva tra studenti e professori, i ragazzi che ci studiavano, tutto gli ricordava il liceo. Tempi durissimi, senza dubbio, ma furono anche anni fatti di arte e adolescenza, un miscuglio stupendo.

-Che materie avrai oggi?-

-Ohm, sicuramente anatomia artistica e poi storia dell'arte contemporanea- rispose, sedendosi dopo aver dato un veloce sguardo all'orologio: le 8:00.

"Bene, manca ancora un'ora" sospirò sollevato, scoprendo di avere il tempo di fare tutto con estrema tranquillità, visto che la sua scuola distava circa dieci minuti da casa sua.

-Per pranzo che fai? Ti arrangi? Io penso che rimarrò in università con gli altri-

-Certo, tranquillo- disse sorridendo a quegli occhi incredibilmente celesti. -Riuscirò a non mandare a fuoco la cucina- lo rassicurò con un bel pollice in su.

-Sì...tranquillo...- sussurrò titubante Armin, ricordandosi quando, in quelle tre settimane, almeno due volte su tre Eren bruciasse qualcosa o rovinasse qualche piatto.

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