Presente e passato

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<< Se non ti piace ciò che faccio, sei pregato di uscire da quella porta e non fare più ritorno: io sono cambiata e non ho alcuna intenzione di stare dietro ai tuoi malumori per ancora altro tempo! >>

Così mi fu detto, così feci: presi la mia ventiquattr'ore e le chiavi della mia macchina, indossai gli occhiali da sole, girai la maniglia della porta e la aprì, poi diedi un ultimo sguardo a quella che era stata la mia casa negli ultimi vent'anni.

<< Esci da quella porta e te ne pentirai amaramente! Non potrai tornare più indietro! >>

Guardai mia moglie, o meglio quella che diceva di essere mia moglie, sorrisi e dissi: << Il mio obiettivo è proprio non tornare più, cara, mi faciliti il lavoro in questo modo. >>

Uscì e chiusi la porta alle mie spalle: la mia vita da futuro uomo divorziato era appena iniziata.

Non passò troppo tempo da quell'ultimatum all'ufficializzazione del divorzio.

Ed eccoci qui, la mia ex moglie si è presentata dall'avvocato con un orrido vestito color verde bottiglia lungo fino al ginocchio con degli strani disegni all'altezza dei fianchi, una fascia di dubbio gusto tra i capelli un tempo corvini e gli occhi tremendamente truccati, sembrava un clown.

Ma con chi diavolo ero stato per vent'anni?

<< Sbrighiamoci, tra mezz'ora ho la lezione di yoga e non vorrei ritardare. >>

"Yoga? Ma se sei completamente scoordinata...", ho pensato io, sperando che il mio sorriso beffardo non facesse trapelare qualcosa: avrei voluto e dovuto battermi il cinque.

<< Dottore Bonocore? È con noi? Manca solo la sua firma. >>

La voce dell'avvocato mi fa presto tornare con i piedi per terra, impugno la stilografica, firmo velocemente e, restituita la penna, mi alzo dalla poltrona, stringendogli la mano e, senza soffermarmi troppo sui presenti, esco dall'ufficio: finalmente libero.

Posso finalmente ricominciare la mia vita, senza dover pensare a nessuno, senza dover tener conto di nessuno.

Perdonatemi, che sgarbato, non mi sono ancora presentato: il mio nome è Antongiulio Bonocore, sono un uomo divorziato, ho un figlio scansafatiche con il quale non ho più un rapporto – e la cosa non mi dispiace troppo –, ho 57 anni, vivo a Varese ma sono nato nella bella e grande Milano, sono uno psicologo ed ho, anzi avevo, uno studio privato.

Attraverso velocemente Piazza Monte Grappa, il freddo taglia la mia pelle lasciando solchi quasi straripanti di sangue e il mio unico obiettivo è raggiungere il prima possibile il mio appartamento e rinchiudermi lì dentro ed evitare un qualunque tipo di contatto con il mondo.

Vi potreste chiedere perché abbia scelto di fare lo psicologo, data la mia palese propensione alla misantropia: ottima domanda, ma si dia il caso che qui quello che analizza le menti sono io, quindi beh siete sfortunati, ritentate la prossima volta!

Giungo velocemente al portone del mio palazzo, tiro fuori dalla tasca del trench nero le chiavi, due giri e scatta la serratura, giro a destra, saluto il Sig. Gaetano, il portinaio, un uomo baffuto sulla sessantina, salgo le scale e arrivo davanti la porta dell'interno 5.

"Grazie a dio sono un uomo ordinato", penso ad alta voce entrando nell'appartamento, lascio le chiavi all'ingresso e abbandono il cappotto su una delle poltrone di quella che fino a due anni fa era la sala d'attesa del mio studio.

Certo, una casa di 150mq per una sola persona è un'esagerazione, ma fino a due anni fa ero sempre circondato da altre persone, tutti matti da legare, ma erano pur sempre altre persone!

L'arte è una cosa stupidaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora