I. Oh, già, la scuola

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"ACCIPICCHIA!" urlo appena uscita dalla doccia.
Sono le 7.53 precise e sono in ritardo. Il primo giorno di scuola, per precisare, High School.

Non so se avere paura o essere felice; ho passato la mia infanzia e pre adolescenza chiusa in casa con mia mamma che mi faceva da insegnante, uno strazio.
Sono cresciuta senza un papà, lui ha lasciato me e la mamma da sole quando avevo solamente 2 anni ed è per questo che la mamma non si è mai potuta permettere economicamente di iscrivermi a scuola, prima di adesso.

Mi fermo davanti alle ante dell'armadio bianco e marrone chiaro spalancate e penso a cosa mettermi.
Non essendo mai stata a scuola non ho la minima idea di cosa indossino i ragazzini della mia età (ah sì, non ho mai avuto un'amica se non quelle quarantenni di mamma che vengono a trovarci ogni venerdì alle 16.00). Alla svelta prendo dei jeans skinny neri e una maglietta della Nike bianca con le Converse rosse. Ho i capelli ancora bagnati ma non posso fermarmi ad asciugarli poiché il pullman passa alle 8.03.
Ma io mi chiedo: MA PERCHÉ HANNO MESSO UN AUTOBUS ALLE 8.03?! È così impreciso... potevano metterlo alle 8.00 oppure alle 8.05.

Salita sul pullman appoggio la cartella lilla sul sedile di fianco al mio, apro il mio libro preferito, mi metto le cuffiette ma ho la sensazione che mi manchi qualcosa. Mi guardo le mani e realizzo: non ho il caffè. CAVOLO. Il caffè è l'unica cosa che mi tiene in piedi durante la giornata, come farò? Vabbè, sopravviverò. Forse.

Arrivata a scuola, scendo dall'autobus giallo, mi ritrovo davanti a un cancello gigante con un cartello bianco scritto a lettere cubitali "RONALD GROVER HIGH SCHOOL".
Ci sono almeno 500 ragazzi e ragazze in gruppetti che chiacchierano nel cortile enorme e poi ci sono io, sola. Tutto questo mi frastorna, è così tutto nuovo per me.

Inizio a camminare guardandomi attorno. "Niente male" dico tra me e me. Stupita dalla bellezza e dalla grandezza dell'edificio cammino per 2 secondi precisi all'indietro, giusto per non perdermi nessun dettaglio. Ancora girata vado a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.

Mi giro mortificata e dico: "Scusami" con una vocina da ragazza timida che non sono.
"Oddio, ti ho fatto male??" dice una ragazza. I suoi capelli erano rossi, probabilmente tinti, mossi e le arrivavano poco sotto le spalle. Dal suo naso alla francese pendeva un septum d'argento e i suoi occhi marroni incontrarono i miei.

"No no ma va, perdonami! Sono così sbadata" non potevo vedermi, ma probabilmente ero diventata rossa tanto quanto i suoi capelli.

"Sono Sandra" si presenta. "Ellie" dico sorridendo,
"Sei nuova qui? Non ti ho mai vista" "Sì, è dalle elementari che studio a casa ma finalmente ora posso venire a scuola seriamente" "Che bello! Io sono di terza, però qui le classi sono miste. Sai già dove devi andare?" chiede con un sorriso stampato in faccia; "Hmm... No, devo ancora andare a ritirare il foglio degli orari" "Ti ci porto io!!" dice stringendomi il braccio e trascinandomi.

Sandra, prevedo un'amicizia.

Books are never enough- I libri non sono mai abbastanza Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora