LORO, PROPELLENTI IN FUOCHI D'ARTIFICIO

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Seul, anno duemiladiciassette

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Seul, anno duemiladiciassette.

«Perché non sorridi più, SUNG-AH?» domandò Yeon-su, Yeonsu-ah per il nominato, l'altro giorno tra i banchi di scuola; alluse al fatto che il ragazzo in quegli ultimi mesi agisse a sembianza dell'albatro dal triste andare, un uccello che copre grandi distanze, che una volta aveva visto il giovane fotografo australiano Mawson. Un uccello della solitudine.
Essi, i due migliori amici, si comportano come i comprimari del cartone animato shōjo Mizuiro Jidai; Yeonsu-ah nelle vesti di Kawai Yuuko e SUNG-AH in quelle di Hiroshi. Temi d'amore però non riflette appieno il loro rapporto, perché il ragazzo ha una netta inclinazione per gli uomini e non è dunque infatuato di Yeonsu-ah.

Il ragazzo si sente come se avesse dentro il disastro di Fukushima Dai-ichi. Pensò a ciò che ella gli disse l'altro ieri in classe.

Il cranio di lui, egli che è un gaglioffo e uno sciamannato, senza alcun senso di beatitudine, si adagia sul copricuscino di seta del colore dell'ardesia, di un grigio con dei sottili riflessi di azzurro, tal mattino del dodici aprile duemiladiciassette. «Cazzo, 'sta Epinefrina...» mormora, è felice di inveire contro il neurormone coinvolto nei sintomi dell'ansia, piuttosto che imputare le colpe a sé stesso per starsene coricato, fisso e statico come un piolo, sul materasso in gommapiuma, in spugna di cotone e logorata dal tempo e dalle cimici marroni, e reiteratamente pensare alle cose che dovrebbe fare anziché farle nel concreto.
L'orologio della chiesa dinnanzi alla sua casetta batte le sette e tredici del mattino; e il consueto ding dong delle sette in punto ha destato il suo bambino dal suo sonno di sedici ore complessive proprio pochi attimi fa.

Oggi egli ha già deciso che farà forca a scuola, frequenta il liceo Yeung-nam, per, beh, cazzeggiare e ciondolare in giro per i quartieri di Seul chiedendo ai suoi ajumma e ahjussi battibeccanti se hanno bisogno di manodopera perché egli, un ragazzo perito, non solo è bravo a prendersi cura del bambino, che piange ogni santa volta e che gli fa perdere le staffe e che dunque talora addirittura gli fa latrare come un cane contro l'universo, ma è bravo anche a pulire... dimostrato dal nitore della sua camera da letto, costellata di schizzi traslucidi di piscio del maltese (Aristotele con Melitensis indica tutti i piccoli cani dal pelo lungo che vivevano nei porti, dove cacciavano topi), BO, e gremito di formiche che si accingono a rosicchiare le ultime fette di una torta a mo' di mezzaluna, guarnita con semi di sesamo, zucchero e miele. Insomma, una comune torta coreana.

BO dorme. Il cagnolino è una gioia nella sua merdosa vita.

Incubi in cui egli, un cogitabondo, capitombola nel vuoto del suo inconscio lo tengono più sveglio di un tirchio in procinto di morire. A un dipresso, in altri sogni, sa del diametro del collo, del busto e del polpastrello del suo vecchio moroso, MIN MIN. E in altri sogni ancora, incubi in realtà, incappa nella morte, qualcosa di scabrosamente toccante, di IN-KYU.

POLVERE PIRICA ミ MINSUNG Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora