La mucca sul 33 giri

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This is the end, beautiful friend
This is the end, my only friend, the end

Le note di The End dei The Doors non fanno altro che rimbombare nella mia testa in questo caldo pomeriggio di giugno. Tutti noi, i ragazzi di Corso Roma, sappiamo bene che per quanto ci riguarda, la fine non è ancora arrivata: la strada è ancora tutta da percorrere. 

Enzo, mio migliore amico dai tempi della scuola, insieme a Giorgia, Roberto, Dario, Marcello, Daniela, Francesco; tutti cresciuti tra i pilastri di cemento e le ringhiere rosse, azzurre, grigie di quei palazzi così alti. Più ore passate a tirare fuori il pallone zuppo d'acqua dall'asfalto sotto la 500 della signora Leggeri che a giocare seriamente. Tutti cresciuti con la passione per la vera musica, per il cambiamento. Guardiamo con occhi lucidi e pieni di meraviglia la gioventù americana e quella inglese. Crediamo che anche in Italia qualcosa possa cambiare. Ciò che ci collega tra la realtà e l'utopia, la fantasia e il sogno è la musica. Note nuove mai sentite prima, suoni che evocano nella mente immagini, colori, sensazioni uniche.


Scoppio in una risata improvvisa.

"Ma cos'è sta roba? No dai, cos'è?"
Tra le mie mani un 33 giri con una mucca fotografata sulla copertina. È ripresa dal fondo schiena, girata verso il fotografo con uno sguardo neutrale ma che lascia immaginare un pensiero simile ad un "devi proprio venire qui a...", insomma ci siamo capiti. Immagino un contesto vicino ad un album degli Squallor, non so per quale motivo.

Enzo e Giorgia si avvicinano a me e mi fanno notare che quello è Atom Heart Mother dei Pink Floyd. 

Faccio una piccola nota: Atom Heart Mother era un album molto famoso e diffuso in Italia in quegli anni. Tuttavia, credo proprio che nel 1972 non si potessero avere in mente tutte le uscite e non si potesse conoscere proprio TUTTA la musica rock. Consideriamo che non c'era Spotify a dare i consigli e annunciare le uscite in base ai propri gusti.

"Ascoltalo, secondo me ti piace"
"Sì, ma la copertina", continuo a ridere, "perché mai mettere una mucca su un album..."
"Un libro non si giudica dalla copertina e nemmeno un disco, dai, che ti frega della foto...ascoltalo"

La mia risata viene interrotta qualche minuto dopo che il commesso ha poggiato la puntina sul vinile. Qualcosa di melodioso, angelico, ma allo stesso tempo pieno di energia e di anticonformismo sta attraversando i miei timpani. Adesso inizio a comprendere che la mucca sulla copertina è un qualcosa che io non posso capire perché sicuramente sono troppo stupido. Ciò che comprendo è che loro sono sicuramente dei geni.

"Che fai? Lo compri?" - il commesso dai capelli lunghi e lo sguardo vispo e cordiale come un rospo mi rivolge molto gentilmente la parola. Vorrei tanto dirgli che lo invidio, che mi fa schifo il modo in cui si comporta, che dovrebbe baciare a terra per il posto in cui lavora, che un capellone come lui dovrebbe arrivare due ore in anticipo e andarsene due ore in ritardo da quel negozio per quanto ben di Dio davanti ai suoi occhi può ammirare e sentire. Tuttavia, mi limito ad un "sì, lo prendo" nascondendo la mia invidia nei suoi confronti. 

Quella canzone mi ha colpito, o almeno quei due o tre minuti che l'ho potuta ascoltare mentre il disco era tra le mani di quell'idiota del negozio. Il mio unico pensiero è quello di lasciarmi la corriera del ritorno alle spalle (come ho già detto prima ci metto diverse decine di km per arrivare in questo negozio di dischi decente), entrare in casa e posare la punta di diamante su questo disco. Voglio coglierne tutte le sfumature, sentire cosa i Pink Floyd hanno da dirmi. 

Arrivato a casa saluto tutti e mangio con poco appetito, senza dare particolari spiegazioni. In realtà sono solito non avere una grande fame in questo periodo, il caldo inizia a darmi la nausea. Ma questa volta la mia fame si concentra sul soddisfare l'appetito uditivo. Ho rinunciato persino alla sfida delle 19.00 al biliardo di Viale Anfiteatro per poter gustare il prima possibile questi solchi nel vinile.

Il primo brano, da cui l'album trae il nome (o viceversa, non so), dura una ventina di minuti. Batte Stairway to Heaven, che ne dura su per giù otto. È un qualcosa che non credo vada compreso o interpretato in un particolare modo: semplicemente lo ascolti e lo fai tuo se ti piace. Questo brano raccoglie varie sonorità, alcune moderne e altre per alcuni tratti anche futuristiche. Un viaggio di venti minuti che vorresti non finisse mai. Il suo coro angelico ti trasporta mentre il suono e il potere degli anni '70 che stanno per arrivare ti colpiscono ad ogni nota sempre di più.

"Il futuro è qui e adesso"

Steso sul letto nella mia camera a fissare i miei libri e la nuvola di fumo illuminata dalla lampada sul comodino. Mi ritrovo a petto nudo a sentire il vento estivo dalla finestra e quel benedettissimo disco. 

Alle 22.30 il mio dito scorre sul telefono a disco bigrigio, nella cucina ormai lasciata vuota al termine della consueta pulizia serale della mamma, e compone ansiosamente il 431711.

"Enzo, quell'album è troppo bello"
"Pronto? Ma chi sei? Ma vaffanculo!"

Scusate, il 431811.

"Pronto, parlo con Enzo?"
"Oh, Lore, dimmi"
"Quell'album è troppo bello. Ah e quello che c'ha il 7 al posto dell'8 nel tuo numero non è tuo zio?"
"Sì è mio zio perché? Comunque boh quell'album si è strano, ma troppo strano non lo so non l'ho capito è troppo lungo"
"Ah, seh, tuo zio ti saluta....comunque secondo me devi venire a sentirlo da me domani sera o io lo porto da te"

Nessuno mi capisce in questo momento. Ci ho provato coi miei genitori e la reazione è stata poco favorevole....
"Sì ma quando inizia la canzone?"
"Ma di che parla? Ma chi so' questi?"
"Ecco perché stai esaurito, sta roba ti confonde il cervello..."

I miei amici non sono presi quanto me. Probabilmente è una cosa passeggera, al secondo o terzo ascolto del disco dirò "mi sa che me c'avevano ragione loro", probabilmente questo gruppo non andrà da nessuna parte. (Ndr: non lo sarà perché amerò i Pink Floyd in eterno e loro faranno tipo la storia della musica).

Corso Roma, 72Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora