Duello al cimitero

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Quella fredda mattina di Dicembre non sembrava affatto diversa dalle altre, eppure Marinette si svegliò presto per essere domenica. Quel giorno, come sempre, non vi sarebbero state prove per lo spettacolo e sia attori che ballerini avevano la giornata libera.

In un periodo più tranquillo, un periodo che ormai le sembrava lontano anni, nonostante fossero passati appena un paio di mesi o poco più, si recava sempre alla boulangerie di suo padre, per andarlo a trovare. Poi il susseguirsi di eventi le avevano scombussolato la tranquilla routine: il suo primo ruolo da protagonista, il cambio di proprietario, l'arrivo di Nathaniel, gli incidenti con il Fantasma. Tutto nella sua vita era diventato frenetico e allo stesso tempo adrenalinico e la pace della panetteria sembrava essere un ricordo da bambina, un ricordo della piccola Marie, più che dell'ormai cresciuta Marinette.

Nell'alzarsi dal letto, però, si rese conto che non poteva rinunciare a quell'abitudine, non quel giorno. Era l'anniversario della morte di suo nonno Rolland e lei era solita andarlo a trovare al cimitero, dopo aver visitato la panetteria ed aver preso una forma di pane che l'uomo aveva insegnato a preparare al figlio. Sapeva che, visti i recenti avvenimenti, se Nathaniel avesse scoperto le sue intenzioni, non l'avrebbe lasciata andare. Per questo motivo si assicurò di svegliarsi presto e vestirsi velocemente.

Quando aprì la porta dell'alloggio in cui dormiva in teatro, vide il ragazzo seduto in cima alle scale, il capo rosso poggiato alla parete in legno, gli occhi chiusi e il volto stanco. Si vedeva che aveva tentato in tutti i modi di rimanere sveglio il più possibile, ma Morfeo sembrava averlo preso tra le sue spire e il suo respiro lento le diede la conferma che stava dormendo pesantemente.

Lo superò con passo leggero e, ridiscendendo le scale, uscì dal retro del teatro, dove solitamente passavano solo gli artisti. Si accostò nella piazzola in cui sostavano le calesse e si rivolse a un cocchiere seduto su uno sgabello in attesa di un qualche cliente.

«Monsieur...» lo chiamò lei con tono mesto.

«Dove la porto mademoiselle?» chiese con voce roca e impastata, come se si fosse appena svegliato.

«Alla Boulangerie Dupain e poi al cimitero.» rispose lei, porgendogli un sacchetto di monete.

Si allontanò nuovamente dall'uomo per prendere un mantello pesante e acquistare anche tre rose da un mercante lì a fianco, in modo da darne due ai suoi genitori, mentre l'altra l'avrebbe lasciata alla tomba del nonno assieme alla pagnotta.

Non si accorse affatto che mentre il cocchiere contava le sue monete, qualcuno l'aveva aggredito alle spalle, tramortendolo e prendendo il suo posto. Quando Marinette tornò alla carrozza, il sostituto era già seduto nella parte anteriore del calesse, col frustino in una mano e le redini nell'altra.

La ragazza si accomodò nella carrozza, ribadendo la sua prima meta e l'uomo, col cappuccio calato sul capo, eseguì senza fiatare.


«Mi aspetti qui per favore.» chiese quando il veicolo si fermò davanti alla boulangerie di suo padre. Entrò, facendo tintinnare il campanello e subito l'odore del pane appena sfornato e dei croissant le inebriò i sensi. Chiuse gli occhi, quel profumo la faceva sentire a casa.

«Marinette, tesoro! – esclamò una voce e poco dopo si trovò avvolta in un abbraccio. Era una donna poco più bassa di lei, ma era chiaro che fosse sua madre perché le somigliava tantissimo – Caro, vieni! C'è Marinette!» disse poi, rivolgendosi a qualcuno sul retro del locale.

Dalla zona forno fece il suo ingresso un omone dall'aria alquanto bonaria, che si puliva le mani sporche di farina su un grembiule.

«Bambina mia! – sorrise lui – Come stai?» domandò, stringendola anch'egli in un caloroso abbraccio.

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⏰ Last updated: Jun 03, 2022 ⏰

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