non volevo scriverla, m'hanno costretto, non leggete, me ne lavo le mani
È da due settimane ormai che Manuel non fa altro che lamentarsi del fatto che sia lui che sua madre siano stati invitati dalla nonna di Simone, Virginia, alla prima della Tosca, al Teatro dell'Opera di Roma.
La donna ha tanto insistito per avere la presenza di madre e figlio, insieme a quella di Dante e Simone, in quanto a fine serata riceverà una targa a testimonianza del suo impegno come attrice, che la riconosce come un'eccellenza romana, per ripagarla per quanto fatto per il teatro insomma.
La grana, per Manuel, è la presenza di un dress code da rispettare, secondo il quale a tutti gli uomini è richiesto di indossare lo smoking, per cui si trova, disperato, a specchiarsi, ripetendo alla madre di sembrare un pinguino col colpo della strega.
Ha impiegato mezz'ora - esattamente trenta minuti - per capire come fare il nodo al papillon, ed è stato più volte tentato dal chiamare Simone per chiedere aiuto, se non altro per sentire le sue mani sul suo collo.
L'attrazione verso Simone è qualcosa con cui ha fatto i conti da tempo, ma la consapevolezza di provare dei veri e propri sentimenti verso quello che è ancora solo il suo migliore amico lo sta turbando e non poco, e la prospettiva di vederlo vestito di tutto punto non lo aiuta a superare quella crisi che sta vivendo.
È sollevato solo all'idea di avere a disposizione una macchina ormai, perché non avrebbe mai potuto guidare la sua moto conciato in quel modo, e soprattutto non avrebbe potuto farlo con la madre che indossa un vestito nero lunghissimo.
È anche abbastanza tranquillo quando, parcheggiata la vettura, si trova di fronte l'ingresso del teatro, con la madre che si guarda intorno meravigliata, ignara del tumulto interiore che sta logorando il petto del figlio, ma la situazione precipita rapidamente quando vede Simone e Dante avvicinarsi a loro.
Sembra improvvisamente diventato incapace di formulare una frase di senso compiuto, in grado solo di fissare il suo amico con espressione rimbambita.
Simone però non si accorge della reazione dell'altro, perché la sua è anche peggiore. Non appena adocchia Manuel infatti, sente la salivazione azzerarsi, il cuore battere più forte, le mani sudare, un calore pervaderlo.
«Ciao» dice, alzando anche una mano in segno di saluto, rendendosi conto di essere ridicolo nell'istante stesso in cui compie quel gesto.
«Ciao» risponde però a sua volta Manuel, grattandosi la nuca con una mano, imbarazzato.
Probabilmente da quando si conoscono non c'è mai stato questo scambio di saluti, e se ne accorgono anche i due adulti che sorridono, scambiandosi sguardi complici.
Respirano entrambi a fatica, e non possono incolpare i papillon, soprattutto quando si ritrovano seduti uno accanto all'altro, all'ultima fila, lontani dai rispettivi genitori.
«Stai» inizia Manuel, prima di tossire lievemente e «stai bene, molto bene Simò» spiegare, passando l'indice della mano destra tra il collo ed il colletto della camicia, come a voler garantire un passaggio d'aria che però non è mai stato in alcun modo ostruito.
Vede Simone arrossire, e realmente non capisce perché tutte quelle persone abbiano pagato un biglietto per quello spettacolo quando l'unico spettacolo degno di nota, per lui, è seduto al suo fianco, è imbarazzato e ridacchia in modo adorabile.
Spettacolo che «anche tu» risponde poi, trascinandolo in quel burrone fatto di imbarazzo e guance arrossate.
«Ma se me sembro 'n pinguino Simò, dai» ribatte allora lui, per stemperare quella tensione che si è venuta a creare.