legàmi, lègami

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non leggete ve ne prego




Il telefono di Simone squilla e lui impiega più tempo del previsto per recuperarlo tra quell'ammasso di abiti che giace sul pavimento della camera di Manuel.

È Dante. Dante che vuole sapere come si sente il figlio, preoccupato perché sa che non si sarebbe perso la premiazione della nonna per niente al mondo.

Mentre quindi lui è impegnato ad inventare una scusa credibile che giustifichi quella fuga, Manuel si ritrova tra le mani il papillon di Simone.
Lo riconosce perché ne sente il profumo, e quel profumo lo riconoscerebbe fra milioni.
Lo trova perché l'altro l'ha distrattamente fatto finire sul letto, insieme al pantalone, durante la spasmodica ricerca del telefono. Se lo rigira tra le mani, pensando all'effetto che vederlo su Simone gli ha fatto, qualche ora prima.

Alza lo sguardo e Simone sta ancora parlando con il padre, che sembra volergli fare tutte le raccomandazioni che in diciotto anni di vita non si è mai curato di fargli, ma questo non lo ferma.

Si mette in ginocchio alle sue spalle, ed inizia a baciare la pelle nuda della sua schiena, quella su cui aveva lasciato un'elevata quantità di graffi, prima.

Sente Simone sospirare, per cui ride, senza staccare la bocca da quella pelle, e Simone lo sente; inizia a farfugliare una serie di scuse che dovrebbero consentirgli di interrompere la chiamata, e ciò non fa che divertirlo ancor di più.

Inizia ad accompagnare i baci umidi con la lingua, alternandoli a piccoli morsi, fin quando Simone non smette di parlare.

«Ma sei scemo Manuel?» lo rimprovera, come previsto, ma quando la previsione di una ramanzina ha fermato Manuel Ferro? Probabilmente mai.

Quella sera non fa eccezione.

«Simò» biascica solo, impegnato a memorizzare tutta la sua schiena con le labbra.

«'A bocca tua me piace da morì, ma parli proprio troppo, 'o sai?» afferma, prima di cingergli la vita con un braccio per tirarlo giù con lui sul materasso.

Lo fa ridere, e decreta in quel preciso istante che quella risata rappresenta la sua cosa preferita al mondo. L'aveva pensato già prima, quando aveva iniziato a fargli il solletico.

Poi però si deve ricredere, perché Simone si gira, facendo aderire il petto contro il suo, ed inizia a strofinare il naso sul suo collo, ridacchiando, ed è la sua nuova cosa preferita.

Almeno fin quando non inizia poi a lasciargli piccoli baci sul quel collo, e lui riesce a sentire le sue labbra vibrare contro la sua pelle, perché continua a ridacchiare, ed allora capisce che non potrà mai scegliere una sola cosa preferita se si tratta di Simone Balestra, ma vorrebbe tanto avere tutta la vita per scoprirle, tutte le cose che glielo fanno amare un po' di più.

Sospira quando lo sente avvicinarsi al suo ombelico tracciando una scia con la lingua, e Simone beffardo «quindi te piace da morì?» chiede, guardandolo negli occhi.

«C-cosa?» balbetta Manuel, suscitando nell'altro una fragorosa risata.

«Dicevi che ti piace la mia bocca» domanda di nuovo, prima di avvicinarsi pericolosamente al suo inguine, facendolo sussultare.

«S-si... stronzo»

Ridacchiano entrambi, e Simone ritorna alle sue labbra, ma non riescono a baciarsi, con le bocche curvate in due sorrisi. Si accontentano di far scontrare i loro nasi, lasciando fugaci carezze su ogni porzione di pelle a loro disposizione.

«Anche a me Manu» afferma qualche minuto più tardi Simone, passando un indice sul suo labbro inferiore, e spostandolo poi sulla fossetta alla sua destra che si presenta ogni qual volta l'altro ride.

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