Simone
La prima volta in cui lo vidi non aveva un bell'aspetto, ma non ci pensai due volte a catturare con lo sguardo quelle piccole fosse scure, quelle occhiaie che gli donavano un'ombra di mistero e tenerezza allo stesso tempo.
Ma, più di ogni altra cosa, mi focalizzai sui suoi occhi.
Neri, minacciosi, solitari.
Sembravano nascondere un grido d'aiuto, velato dalla scaltra attenzione a cercare di non farsi avvicinare da nessuno.
Entrò in classe da ripetente, la professoressa di matematica lo annunciò come se fosse quasi un orgoglio prendersi cura di un nuovo alunno da riportare sulla buona strada.
«Lui è Manuel Ferro» esordì la professoressa, con un gran sorriso aperto sulle labbra.
Tutto quello che notarono i miei occhi furono le sue nocche bianche strette attorno alle spalline dello zaino sgualcito.
Era teso, forse insofferente.
Da qualche tempo, avevo iniziato a notare i ragazzi. Era una fase nuova, a cui mi stavo ancora avvicinando con cautela.
Ma la parte peggiore, quella della confusione più totale, era già stata superata.E, in ogni caso, mi ero pur sempre limitato ad osservare, studiare i dettagli di quelle persone che sembravano destare il mio interesse, ma senza mai compiere alcun passo io per primo.
Lui, invece, adesso se ne stava lì, al centro della classe, sotto l'attenzione di tutti. Si guardava intorno spaesato, nonostante portasse addosso con fierezza una certa aria somigliante alla classica spavalderia.
Nacque dentro di me, d'istinto, la voglia di proteggerlo, se possibile.
Non credo che volesse anche solo creare un qualcosa di vicino all'amicizia con nessuno di noi, eppure una piccola ribellione, al mio interno, s'andava formando per crearmi la giusta dose di coraggio, in modo da spingermi a fare un tentativo.
Dunque, durante l'ultima ora, rimasi seduto e fremente dondolando la gamba da destra verso sinistra, in un tic continuo, mentre volgevo lo sguardo ripetutamente verso l'orologio che mi circondava il polso, per non perdermi l'esatto istante del suono della fine delle lezioni.
Quando fu il momento, vidi il ragazzo, Manuel, alzarsi in un solo semplice scatto con lo zaino già appeso al gomito. Sembrava essersi mosso di proposito con poca grazia, creando un frastuono con lo stridio della sedia contro le piastrelle del pavimento e il rumore dei passi battuti con foga per cercare velocemente la via d'uscita dall'aula.
Mi affrettai a recuperare le mie cose per poterlo seguire, cercando di sorpassare ogni corpo che mi si parava davanti involontariamente separandomi da lui.
Lo raggiunsi mentre si infilava il casco per scappare dall'edificio, posai una mano a palmo aperto sulla sua spalla prima che potesse cavalcare la sella per sfuggirmi.
Ottenni un distacco immediato, come se l'avessi colpito, e di rimando mi spintonò appena puntandomi l'indice contro il petto, a debita distanza.
Gli occhi infuocati.
«Non... non farlo mai più» mi intimò.
Alzai le braccia, per scusarmi di quell'agguato, anche se non c'era davvero niente di cui scusarsi.
Voglio dire, avevo soltanto posato una mano sulla sua spalla, non l'avevo mica minacciato.Ma forse, lui, si sentiva minacciato da qualcosa che io non riuscivo a cogliere.
Aveva un'ombra davanti allo sguardo, sembrava proteggere la sua parte più profonda.
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Wolf Inside
Fanfiction[Simuel/AU] "Ma, più di ogni altra cosa, mi focalizzai sui suoi occhi. Neri, minacciosi, solitari." In classe arriva un nuovo ragazzo, Manuel. Ripetente, diffidente, misterioso. E mentre Simone, lentamente, si lascia incuriosire dal suo aspetto e i...