Capitolo 19

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"Sei stato addestrato da Taeyong?"

Mark annuì con il capo e le fece segno di sedersi accanto a lui. 

"Ecco perché i ragazzi hanno reagito in quel modo, perché l'hanno già vissuto in passato. Taeyong... è un ottimo assassino e devo tutte le mie abilità a lui, ma non è stato facile. Non penserai davvero che io sia nato con questa personalità..."

Un brivido gli percorse la schiena, non appena iniziò a fissare il vuoto con un'espressione tormentata che spaventò Mirae. 

"Non... non devi parlarmene, Mark. Va tutto bene." 

La ragazza poggiò la testa sulla sua spalla per cercare di confortarlo, ma Mark non fece altro che sussultare, interrompendo così il suo stato di trance. Guardò per un secondo Mirae e dopo aver scosso la testa, tornò a rilassarsi con cautela sul letto, permettendo alla ragazza di accarezzargli la spalla. 

"Devi sapere in cosa ti stai cacciando, hai ancora tempo fino al giorno in cui verrai tatuata per cambiare idea."

Mark chiuse gli occhi per qualche secondo, fece un respiro profondo e tornò a guardarla. 

"Quando Taeyong mi ha reclutato, non avevo nulla. I miei genitori mi hanno abbandonato da bambino e non avevo un posto in cui andare. Ero un ragazzino che viveva per strada, lui mi ha visto e ha pensato che fossi un ottimo candidato da plasmare in un membro di una gang. Io, che non sapevo nulla, ho visto un bravo ragazzo che si è offerto di aiutarmi, come potevo non accettare? Mi ha addestrato alla perfezione, questo penso sia ovvio, conduco una delle nostre squadre e sono l'asso della gang. Non ci sono dubbi sul fatto che Taeyong abbia delle grandi abilità e farà in modo che anche tu le acquisisca." 

"Ti sei pentito?" Mirae lo interruppe, non potendone fare a meno. "Di avergli detto di sì quel giorno?"

"No." Mark disse sospirando. "No, perché non sarei sopravvissuto da solo. E ho trovato questi ragazzi, la mia squadra. Non me ne pento." 

"Hmm, scusa per averti interrotto, continua." 

"Sebbene fossi cresciuto per strada, avevo trovato degli amici, frequentavo una scuola locale  e vivevo giorno per giorno. Sono sempre stato il bravo ragazzo della classe, avevo una marea di amici, non mentirò ero anche considerato un Don Giovanni, ma alla gente piacevo perché ero sempre felice e sorridente." 

Mark smise di parlare quando vide l'espressione scioccata della ragazza. 

"Difficile da credere, lo so. Ma per qualcuno così spensierato non c'è posto all'interno della mafia. Pensavo che ce l'avrei fatta continuando ad essere me stesso, ma Taeyong la pensò diversamente. Mi ha tenuto sveglio per ore e ore ad allenarmi. Ci allenavamo dall'alba fino al tramonto. Pensavo che il mio corpo si sarebbe spezzato molto presto, ma ho continuato a dare tutto me stesso. Non volevo deluderlo." 

Mark fece un respiro profondo, interrompendo la sua storia. Non appena i ricordi attraversarono la sua mente, le sue mani cominciarono a tremare. Spinse via la sua paura e continuò a parlare. 

"Quando pensò che fossi pronto, mi portò in missione per la prima volta. Sono quasi morto quella notte e ho quasi fatto uccidere il resto degli NCT. Uno dei miei compagni di scuola faceva parte della gang rivale e non sono riuscito ad ucciderlo. Non ho potuto neanche combattere contro di lui. Quando mi ha puntato una pistola in fronte, sono semplicemente rimasto immobile. La sua gang riuscì a sovrastare gli NCT e se non fosse stato per Jaehyun che ci aveva seguito a causa di un suo brutto presentimento... saremmo tutti morti. Per colpa mia." 

"Mark..."

"Va tutto bene. Fa parte del passato. Ma Taeyong non la prese bene. Mi ha fatto lavorare più duramente, ha rapito i miei compagni di classe e mi ha costretto ad ucciderli. Guardare i miei amici sanguinare e morire tra le mie mani. Non mi ha neanche permesso di piangere. Rimanevo chiuso nella mia stanza, tormentato dagli incubi, ad aspettare che lui mi riportasse nello scantinato ad ucciderne un altro." 

Limitless || Mark LeeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora