"Pensala come una legge
psicologica della fisica:
più hai paura di una cosa, più potere le dai. "In tutto quel fascio di minuti però, la mia mente elaborò finalmente qualcosa di concreto, seppur rischioso.
Solitamente evitavo di cacciarmi in guai o in persone poco raccomandabili da cui dovevo stare alla larga...
Solitamente, appunto.
A dirla tutta dal mio trasferimento le cose cambiarono parecchio, facendomi scontrare con propensioni del tutto nuove.
A partire dalle differenze morali rispetto agli adolescenti di New Orleans, sapevo bene quanto potessi sembrare "strana" agli occhi altrui.
Avrei dovuto affrontare anche questo, a costo di portare a termine il mio reale obiettivo.
La loro arroganza e superbia non mi spaventava, né tantomeno ammaliava.In ogni caso, pensai ad un piano veloce ma infallibile per raggiungere il piano superiore, data l'inaccessibilita di quello difronte ai miei occhioni stanchi.
Decisi di non farmi sopraffare dalla paura, ma di affrontarla.
Di non farmi mangiare dalla codardia, ma di contrastarla.
Di non pensare a nulla, eccetto che alle mie intenzioni, senza ripensamenti.Continuavo a ripetere nella mente queste frasi, riuscendo a persuadere anche la ragione.
Quelle scale a chioccola mi stavano scongiurando, come anche la mia vescica ormai assai bisognosa.Non mi preoccupai molto a chi appartenesse questa casa, ma dedussi fosse di qualche studioso o intellettuale.
Lo intuii dalla presenza delle copie di libri di Stephen W. Hawking e Fitzgerald, cui erano i più salienti.
L'assenza di classici mi riportava sulla prima opzione.Passo dopo passo, raggiunsi il piano superiore cercando di non essere vista da nessuno.
Mi tolsi le scarpe per non far rumore, senza cadere per mia fortuna.
D'altra parte, non seppi dire neanche il motivo di questo mio gesto dato che era niente in confronto al rumore assordante sottostante, che lo sovrastava fragorosamente.Tirai un sospiro di sollievo quando arrivai fino in cima, studiando lo spazio circostante nell'istante in cui posai i miei piedi scalzi sul parquet.
Davanti a me apparve un lungo tappeto rosso, che conduceva a sei stanze.
Dopo aver provato ad aprire ciascuna delle porte, tra imprecazioni e inciampate, trovai il bagno: era situato accanto all'ultima porta del corridoio.
Quest'ultima aveva catturato particolarmente la mia attenzione, dato che era chiusa a chiave, e per questo metteva a dura prova la mia curiosità, già assai indomabile di suo.Richiusi velocemente la porta alle mie spalle, catapultandomi dentro per assecondare la mia vescica ormai in procinto di esplodere.
Tenevo ancora i décolleté tra le mani quando mi sistemai il vestito giù per le cosce, tenendomi al davanzale.
Avanzai, con la testa che girava freneticamente, per poi ritrovarmi a gattonare a quattro zampe: non riuscivo a sorreggermi.Cosa diamine c'era in quel drink?
Mi aggrappai al marmo del lavabo, per poi riuscire faticosamente a rialzarmi del tutto.
Krystal mi aveva severamente vietato di sciacquare il volto per il make-up anche in casi di emergenza, ma non le diedi retta.
Non gliela avrei data a priori, data la mia ostinazione nel non obbedire agli ordini di ogni genere.
La freschezza delle goccioline tiepide iniziarono ad avvolgermi interamente la faccia, facendomi tirar fuori un sospiro di sollievo.
I giramenti di testa iniziarono ad affievolirsi, mentre il respiro si faceva più regolare.
L'odore del forte concentrato di vaniglia che si spargeva nell'aria richiamò la mia attenzione, facendomi seguire la scia mandata da un diffusore posato sul davanzale in marmo.
Mi presi qualche minuto per osservare il design accurato delle quattro mura grigio scuro che mi circondavano, aventi lo stesso colore degli asciugamani riposti assiduamente su un mobile moderno.
In fondo, c'era una vasca piena di bolle, il cui bordo riprendeva dei pezzi dorati lucenti.
Ero in procinto di aprire il primo cassetto messo in bella vista da un nastro rosso, ma udii qualcosa.
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ADDICTED
Teen FictionCerte intese non puoi averle con chiunque, ma solo con chi ha l'anima in fiamme come la tua.