Capitolo 1

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-questo viaggio è una palla.- mi lamentai con mia madre che era concentrata sulla strada da prendere per arrivare in un posto che molto probabilmente si sarebbe rivelato ancora più palloso del viaggio.

-porta pazienza, Leyla. Quando arriveremo a Holmes Chapel vedrai che ti divertirai.- disse con in faccia un sorriso eccitato all'idea di arrivare a quella che chiamava "casa".

Avevo 17 anni ed ancora non si accorgeva che non ne avevo più 7: che nervi.

sono passati giusto dieci anni dalla prima volta che ci siamo trasferite. Partimmo dopo il mio compleanno dove parteciparono tutti i miei amici della scuola. Beh, è stata l'ultima volte che ricordo di aver passato un compleanno in compagnia dei miei amici.

Ho sempre avuto una memoria di ferro e ricordo come se fosse ieri quando mio padre fece un' incidente cadendo con l'auto dalla montagna, e ricordo anche quando mia madre si accasciò a terra alla notizia, rialzarsi ed asciugarsi le lacrime come se non fosse successo niente per poi prendere in mano le redini dei resti della nostra piccola famiglia.

Malgrado questo matrimonio durò solo un anno ricordo che non smettevano mai di sorridersi, anche dopo una grande litigata si avvicinavano e facevano pace in un batter d'occhio. Era questa la cosa bella.

La sua morte portò via con se la mia parte dolce e da quel giorno mi promisi che avrei sempre difeso me e mia madre, che sembrava tanto fragile e vulnerabile. Beh, mantenni la promessa,ma questo causò un crollo vero e proprio della mia vita sociale, se a sette anni si può definire così. Dopo il trasferimento non riuscii più a farmi degli amici, quindi questo implicò il mio comportamento da completa stronza, e da un lato mi piace: dopo tutto, io odio le persone in generale, ma forse solo perchè non avevo mai avuto amici veri, solo fantasmi che ogni volta che mi trasferivo sparivano come nebbia.

Posso dire però di avere la cosa più bella a farmi compagnia. La scoprii a otto anni e subito me ne appassionaii: la musica. Iniziai a suonare la chitarra e cantare le mie canzoni preferite e quando ero triste mi rendeva subito felice e tornavo a sorridere come se la causa della mia tristezza fosse sparita. 

Il mio sguardo annoiato continuava a fissare le nuvole, mentre una Katy Perry aggressiva mi urlava nelle orecchie innumerevoli "ROAR".

Sapevo che mancava ancora molto all'arrivo, così chiusi gli occhi e mi appisolai con il viso letteralmente spalmato sullo scuro finestrino dell'auto.

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-tesoro, siamo arrivate..-mi disse dolcemente mia madre, con un sorriso stampato sul suo faccino rotondo, ben diverso dal mio, e una vocina che usava anche quando ero piccola.
Detestavo il suo modo di fare. Detestavo i suoi sorrisetti finti e le sue vocine che faceva solo quando cambiavamo casa ma sopratutto il fatto che mi trattasse come una bambina, per giunta, ignorante.

Uscii dall'auto nera e bagnata, probabilmente aveva piovuto, e mi stiracchiai toccandomi la punta dei piedi con le mani.
Prima di risalire, però, raccolsi i miei lunghi capelli castani in una crocchia improvvisata proprio sopra la mia testa, e risalii sbadigliando.
Fermai il suono che proveniva dalle mie cuffiette e mi sfilai l'enorme felpa grigia . Amavo quella felpa: Dentro ne entravano tre di me e me l'aveva regalata la mia amica a distanza che vedevo solo quando ci organizzavamo mesi e mesi prima e con tutti i nostri impegni era difficile organizzarci.
Cavolo quanto faceva caldo. Eppure c'erano delle nuvole nere e cariche di pioggia... che tempo strano...

Mi girai verso mia madre che era intenda a prendere le valigie con la mia roba dentro e gli chiesi -in quale schifo vivremo quest'anno?- incrociando le braccia al petto e spostando il peso del mio corpo sul piede destro.
La sua testolina sbucò da fuori il cofano enorme e sorridendo indicò l'enorme villetta alle mie spalle.
Incredula mi avvicinai -Dici sul serio? niente condominio traballante con come vicini dei vecchietti puzzolenti?- sorrise e mi lanciò le chiavi.
"OH MIO DIO!" pensai e corsi nel grande vialetto arrivando alla porta ed infilando ansiosamente la chiave.
Spalancai la porta e mi ritrovai un reggia davanti: parquè, mobili in legno,una cucina enorme con un tavolo enorme, una tv enorme e delle scalinate invitati con un tappeto rosso scuro.
Mi affrettai ad arrivare alle scale e iniziai a correre di sopra: mi sentivo un fottuta principessa.
Spalancai la prima porta che incontrai e il mio cuore fece 4 salti mortali vedendo il letto bianco e nero, uno specchio enorme, una finestra che si affacciava al retro della casa facendomi vedere altre villette simili, un bagno gigantesco, un armadio alto tre volte di me con di fianco un cassettone ed uno specchio sopra con tanto di sedia abbinata.
Una sola parola per tutto questo: PARADISO.
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Primo capitolo pubblicato... :D

Never let me go || H. E. S. ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora