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Penelope,
Ti scrivo dal mare.

Spero tu stia bene, spero tu sia serena.

Io sto cercando di scaricare la tensione che qua è alle stelle. Stasera niente viaggio di ritorno, torno a lavoro.
Turno di notte.
Vorrei poter indossare gli occhiali da sole per evitare che il mio sguardo si incroci con quello degli altri ma al buio bisogna vederci chiaro. Fortuna che il covid ci ha abituato ad indossare le mascherine. Quel piccolissimo esserino qualcosa di buono per me l'ha fatto.
Ha costretto milioni di persone a coprire parte del loro volto e, fra queste, ha costretto anche me. Passare un po più inosservato del solito era proprio quello che mi serviva.

Amo passeggiare di notte per questa città. Poco importa che io sia in centro fra i turisti, fra i ragazzi nelle zone della movida o tra tossicodipendenti e barboni nelle sperdute periferie lontane dal centro. Di giorno le città sono posti comuni, nel complesso. Un centro, aree residenziali, poi quartieri dormitorio.
Di notte è un'altra cosa.
Tutto si mischia ed i confini svaniscono. Le strade si riempiono di luci e di ombre; di felicità e disperazione; di guardie e di ladri.
Il bene ed il male ballano assieme un valzer sull'asfalto.
Tutto diventa molto relativo e poche cose mantengono il loro senso di sempre.
Il mondo cambia.

Cercavo di passare il tempo guardando un film ma è più forte di me, non riesco a distogliere l'attenzione dalle migliaia di carte in cui sono sommerso. L'idea era di mantenere la calma prima di uscire, prima di essere inghiottito dalla notte, fra le sue luci e le sue ombre.
Niente da fare.
La calma non ha intenzione di farsi vedere.
Ora starai facendo quella smorfia di disapprovazione che fai sempre, quella che facevi ogni volta che mi vedevi nevrotico ed immerso fra i miei pensieri.
Fortuna per te che sei lontana, non sentirai le mie ansie almeno questa volta.

Perdonami se ti ammorbo con queste cose anche qui.
Perdonami, vorrei parlare d'altro. Colpa del lavoro e colpa dei due wiskey che nel frattempo ho mandato giù.
Magari un giorno scriverò cose che fanno ridere per far dimenticare ogni malessere, ma non oggi.
Oggi resto lo stesso di ieri.
Anzi, vista la notte che mi attende lo sarò ancor di più.
Ho quasi esaurito il tempo per scriverti ed il nervosismo inizia a farmi stringere i denti. La prossima lettera sarà più bella, te lo prometto. Oggi, però, mi passa in testa questo e, lo sai, queste lettere sono sempre state una necessità dettate dal mondo che abito e dagli eventi.

Ti lascio alle tue cose.
Vado a prepararmi.
Che poi mi sono già preparato un'ora fa. Mi resta solo da metter sù la giacca e la tracolla. Poco importa, uscirò in anticipo come sempre. Mi fermerò in un bar qui vicino a bere un caffè. Ce n'è uno dove si fermano tutti prima di andare verso la città. I ragazzi si danno appuntamento per cenare, poi qualche ora dopo vanno a divertirsi in centro.
L'ultimo avamposto franco.
Vado a fumare la prima sigaretta di questa nottata. L'ultima per il mio cane che verrà a sedermisi accanto sulle scale del portico.
Poi la notte inghiottirà anche me.
Ora ti lascio sul serio alle tue cose.
Fuori è buio e tra poco inizieranno a cantare le sirene.

Con affetto, dal mare aperto più profondo.

Ulisse

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