Prologo parte 2

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NOVE ANNI PRIMA
"Sono preoccupata nei confronti della signorina Mereani, non dice una parola in classe, neanche con i compagni, credo ci siano grandi possibilita di scena muta durante la presentazione forse sarebbe meglio sostituirla con qualcuno di più spigliato" Beatrice ebbs un colpo al cuore, mente ascoltava da dietro una colonna la sua professoressa di storia, riconosceva i suoi comportamenti estremi, ma non credeva che anche che i professori ci avessero fatto caso più di tanto. "Sono sicura che può farcela, la ragazza si merita di rappresentare la classe, è l'alunna più brillante del secondo anno" un piccolo sorriso le apparve sul volto, fu in quel momento che decise di voltarsi e andare via.
Raccolse la sua borsa a tracolla dalla panchina dove pochi minuti prima stava ripetendo l'ultima lezione di chimica e si diresse verso l'autobus. L'autobus era il momento peggiore della giornata per Beatrice, quei 45 minuti dalla sua scuola al suo paese Rehrnhill dovevano essere un momento di riposo, e invece dopo appena dieci minuti dalla partenza, incominciava il suo inferno. Non era mai passata inosservata dai ragazzi del suo paese, era inscritta a una scuola privata prettamente maschile, l'unica in cui si indossava ancora una divisa nel raggio di 100 km. Beatrice amava l'idea della divisa, le dava in aria diversa, ma allo stesso tempo quel pullover con camicia, cravatta, e pantalone classico, le creavano tanti problemi in quel bus. Esattamente due fermate dopo la sua arrivarono loro, Marcus e il suo gruppetto Sophie e Elia, avevano esattamente un anno in più di Beatrice, quindici anni per la precisione e non si dimenticavano mai di salutarla a modo loro"Avvocato buongiorno" le ripete Elia passandogli avanti "Anche oggi hai rubato i vestiti a tuo nonno?" Sophie ribatte. "Buh" si lancia on avanti Marcus facendo uno scatto teatrale davanti a lei "hai dimenticato la lingua a casa?" Beatrice non li rispondeva li ignorava, all'inizio si difendeva, ma dopo un po' si rese condo che ignorarli era la soluzione meno dolorosa, dopo un paio di battute smettevano, e lei ormai era abituata ad assorbire tutte le offese arreccategli, ormai era diventata la sua quotidianità e non faceva più male come l'inizio, almeno finché erano in compagnia di altre persone.

Beatrice indosso le cuffiette e si mise a leggere il suo libro dal piccolo reader, amava leggere e dopo aver riempito la libreria nello studio del padre e della sua camera, la madre Josephie aveva deciso di caricare tutti i suoi autori preferiti nel suo regalo di Natale. Leggere la salvava la portava in un altro mondo, dove tutto scorreva al di fuori del suo controllo e i suo atteggiamento isolatorio, poteva essere una donna bellissima e delicata in un romanzo d'amore, un pirata, un detective, qualsiasi cosa la aiutasse a fuggire dall realtà.
Un tonfo all'uscita del bus le sue ginocchia collidono con l'asfalto, le e facile rialzarsi, mentre sente delle risate dalle sue spalle "ma sai camminare?" Sophie dice " o forse tutti quei brufoli ti rendono difficile la vista?"
"Che schifo sembrano vulcani" risponde Marcus.
Beatrice continua a camminare, ignorandoli, sapeva di aver un carattere forte che la sorreggeva, ma alcune volte voleva scoppiare in lacrime, ma si era promessa di non farlo mai davanti a loro. Si diresse nel vialetto che portava a casa sua, da lì in poi tirava sempre un respiro di sollievo, ma il gruppetto di ragazzi continuava a seguirla, decise di allungare il passo finché non senti qualcuno correre dietro di lei, propio all'entrata del suo edificio che senti sente un altro tonfo, questa volta era in piedi, il suo ereder era volato contro il cancello della casa antistante la sua. La rabbia invase il suo corpo, corse verso il suo regalo ma Elia era più veloce "ohh...cosa abbiamo qua?" "Vediamo cosa legge la sfigata" disse Marcus prendendo il piccolo regalo "ridatemelo" Beatrice contesto, mentre qualcuno di spalle la manteneva per lo zainetto, si girò e spinse Sophie per terra. Una risata di Elia "È ancora più brutta quando si arrabbia" Il volto di Beatrice era completamento rosso nel tentativo di trattenere le lacrime di rabbia. Si lancia su Elia per cercare di riprendere il suo libro ma viene lanciata per terra dagli altri due, colpendo il portone dietro di lei. "Che succede qui? Basta!" una voce arriva dal cancello, Marcus lancia l'ereader con tutta forza sul suolo e scappa con il resto dei ragazzi.
Bea rimane lì a guardare la sua via di fuga dalla realtà frantumata, cosa si sarebbe inventata con i suoi genitori, sentiva le lacrime pronte ad uscire, non poteva immaginare giornata peggiore finché una mano sulla spalla richiama la sua attenzione.
"Stai bene?" Beatrice alzo il volta al suono della voce sconosciuta e si pietrificó. Era il nipote della vicina, un tipo strano anche per lei, ogni volta che lo vedeva nella stradina dalla macchina dei genitori quando lui portava a spasso il suo cane, gli dava delle occhiate spaventose, rimaneva immobile a fissarla con due occhi chiari spalancati e dei capelli color cenere scombinati, probabilmente tagliati da sua zia con le forbici da cucina. Tutti dicevano che fosse un tipo strano in paese, mi cugino andava in classe con lui, quindi doveva avere intorno ai 22 anni. Mio cugino mi ripeteva sempre che non si sa che fine abbiano fatto i genitori, lui non ne parlava mai, di solito spendeva le pause tra le lezioni ascoltando musica rock con delle cuffie poco insonorizzate e qualche volta parlava solo con una ragazza dall'aria molto mascolina e un tipo grassottello che studiavano arte. Bea si chiedeva se anche lei avesse quell'aria destabilizzante perchè non parlava mai. Aveva ascoltato varie teorie su di lui sull'autobus scolastico, tra cui che i genitori erano in galera, lo avevano ripudiato per colpa di una malattia mentale o che li avesse ammazzati lui stesso. Bea sapeva che erano stupidaggini, la sua teoria era che lui sapeva delle voci che circolavano in giro e ci giocava per spaventare il ragazzini più piccoli. È funzionava bene.
Beatrice si alzò lentamente "sto bene, grazie" disse mentre raccolse i pezzi di plastica e metallo da terra. "Chiamo i tuoi genitori se vuoi" "No!" Urlo bea in panico "ho detto sto bene" si corresse. Lui la fisso in silenzio mentre riprendeva la cartella di scuola, Bea sentiva il suo sguardo raccapricciante addosso. "Grazie" e scappo verso casa.
Non credeva che quel tipo strano l'avesse tirata dai guai.

Il giorno seguente era sabato le lezioni proseguirono bene, l'ultima ora di scuola Beatrice fece il suo discorso, che fortunatamente uscì quasi alla perfezione. Era contenta, contenta di aver fatto ricredere la professoressa di storia, tanto entusiasta da dimenticare che si trovava su quel autobus per tornare a casa.
Alla fermata senti chiamare la sua voce "Beatrice" questa volta era una voce sentita e risentita si voltò e incontro la sagoma di Marcus che lentamente si avvicinava, era solo e adesso che ci pensava, era l'unico ad essersi presentato in autobus oggi. "Che troietta che sei, te la fai con i matti più grandi di te per farti difendere" "Io non me la faccio con nessuno, smettila, voi mi avete spinto contro il cancello" continua ad avvicinarsi poggiando un dito sulla bocca di Bea che rimane impietrita "Dici ai tuoi che siamo stati noi a rompere il tuo giocattolo da sfigata e la pagherai cara" Beatrice senti il suo corpo in tensione per la rabbia "Stai attento te, ai miei amici matti" disse mentendo e allontanandosi. Sentiva l'adrenalina scorrergli nelle vene, e allo stesso tempo aveva paura, non aveva mai risposto a dei bulletti, e per lo più aveva mentito riguardo il tipo strano del vicinato, e se Marcus avesse parlato con i suoi genitori? Cosa sarebbe potuto accadere?.

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