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"Roseanne, sono le 12, non dimenticare l'appuntamento" esclamò sottovoce la coordinatrice infermiera del reparto, Ester.
Ester era una forza della natura, proprio per questo era capace di mandare avanti il pronto soccorso: eravamo tutti una squadra di cui lei si era democraticamente proclamata capitano.
Inoltre, all'apparenza sicuramente non sembrava affatto così: una ragazza di nemmeno trent'anni con lunghi capelli biondi e un viso angelico, che però si era fatta in quattro per una laurea e un master in coordinamento e management infermieristico, il che non è da tutti.
La giovane specializzanda la ringraziò per il promemoria: le due erano amiche, si incontravano spesso al di fuori del lavoro, soprattutto al Molly's, un bar molto frequentato della zona, dove le due si ritrovavano a bere qualcosa quando staccavano tardi.
Tuttavia, chiunque avrebbe potuto pensare che un appuntamento potesse essere una buona scusa per fare una pausa dopo 5 ore in piedi a correre tra consulenze ed emergenze, ma non era esattamente così.
Tutte le volte, andare agli appuntamenti voleva dire andare al patibolo, questo lo sapeva Ester quando effettuava la prenotazione, e lo sapeva Roseanne quando doveva recarsi alle visite.
Con passo svelto mollò la cartella clinica a Taehyung senza quasi proferire parola "puoi controllare questo paziente? mi assento per un attimo".
Sia mai il moro non chiedesse spiegazioni, era il suo talento.
"Non vedi? siamo oberati, non puoi lasciarmi anche i tuoi pazienti. La pausa la farai dopo." rispose seccato.
Roseanne non poteva dirglielo, non era il momento nè tantomeno il luogo adatto, poteva solo provare a convincerlo.
"Pensi che mi diverta ad aumentarvi il carico di lavoro? se provo a trovare un sostituto è perché ne ho bisogno, non starò via l'intera mattinata. Ci metterò poco." quasi a pregarlo, con lo sguardo di una persona che non poteva dare altre spiegazioni al momento.
In qualche modo, però, Taehyung lo capì; prese la cartella bianca piena di fogli e cose burocratiche facendo cenno alla castana di andare, anche se non felice della questione.
"Muoviti, mi devi un favore." Roseanne sorrise.
Fuori dagli ascensori vi era un via vai unico di persone, chi andava via, chi saliva, chi andava a visitare un parente.
I numeri dei piani cambiavano da 3 a 5, poi a 6, per poi riscendere.
Il 4 era il piano in cui Roseanne doveva scendere, e dentro al grande ascensore assieme ad altre 5 persone, iniziava a torturarsi i capelli con fare nervoso.
Piano 4, tra una serie di indicazioni e prestazioni fornite, spiccava la specialistica di Oncologia.
Quella di Roseanne era un visita quasi privata, non voleva farsi vedere da nessuno; aveva paura dei giudizi degli altri, che la mandassero a casa a tempo indeterminato o avessero da ridire sul suo lavoro.
"Dottoressa Sharpe, sono qui per la visita che avevamo programmato insieme." disse la castana bussando alla porta dell'ambulatorio.
"Sai già che puoi chiamarmi Helen, entra pure cara." rispose una delle strutturate più amate di tutto l'ospedale. "Oggi abbiamo la visita di controllo, sai già che potremmo discutere per una terapia adatta se la situazione potesse essere peggiorata. L'ultima volta l'hai rifiutata."
Vero, Roseanne aveva rifiutato il primo piano di cure, ma aveva avuto paura.
Paura di ciò che la sua vita sarebbe diventata, di come la chemioterapia o la radioterapia l'avrebbero cambiata.
Aveva paura di non poter più vivere serenamente, ma quella paura era scaturita da un apparente e semplice mal di gola con una conseguente diagnosi di carcinoma a cellule squamose risalente ad ormai un mese prima.
Senza terapia, non le sarebbero rimasti più di due anni di vita, ma Roseanne non voleva solo quei due anni, voleva avere un futuro.
"Ne sono consapevole e ti assicuro Helen, voglio la terapia, ho sbagliato a volermi prendere un periodo di riflessione. Non sapevo come affrontare la cosa, è stato un momento difficile." ribatté la giovane, quasi vergognandosi.
Era la prima a voler diventare un eccellente medico strutturato e la prima a scappare in un momento di simile difficoltà, forse era qui che aveva iniziato a sviluppare la prima vera empatia nei confronti dei pazienti che assisteva.
"Ho avvertito un forte mal di gola questa mattina, temo possa essere peggiorato." continuò brevemente.
"Effettuare una risonanza sarà il primo passo. Confido, purtroppo, in ogni possibilità da uno stazionamento ad un peggioramento. Ti consiglio di fissare insieme una prima data per la chemioterapia, prima lo attacchi, prima potrai sconfiggerlo." rispose la dottoressa Sharpe seduta dietro il suo grande computer.
Roseanne annuì, fissò la prima data due settimane più tardi; avrebbe chiesto ad Ester di contattare la radiologia e fissare urgentemente una risonanza magnetica.
L'oncologa, prima di mandar via la castana, le controllò la gola per accertarsi che non mi fossero modificazioni e successivamente l'accompagnò alla porta, "Per la risonanza fammi sapere, il mio numero ce l'hai." le disse salutandola accennando un sorriso.
Era incredibile come si sentisse a suo agio con la Sharpe, era una donna piena di valori e amava i suoi pazienti, anche quelli meno convenzionali come Roseanne.
"La contatterò, a presto Helen.", le gambe della giovane, in verità, non si reggevano.
Poteva fingere, ma non ce l'avrebbe fatta a lungo: doveva combattere con un mostro molto più grande di lei, che se avesse voluto avrebbe potuto portarle via tutto, e oltre che la vita, anche il reparto Emergenze oberato di lavoro che, solo con un medico in meno, avrebbe alzato la bandiera bianca.
L'ascensore pareva andar lento, permetteva a Roseanne di rimuginare sui discorsi della dottoressa Sharpe; la sua espressione era affranta.
Eliminò ogni pensiero quando si fermò al piano -1, tornando immediatamente al proprio lavoro e raggiungendo Taehyung con una piccola corsetta.
"Perdonami, sono qui." gli annunciò.
Il chirurgo era visibilmente alterato a causa della specializzanda, sicuramente pensava che un medico non lascerebbe mai il lavoro a metà del turno per una stupida pausa.
"Avevi detto che ci avresti messo poco, la colazione puoi farla la mattina prima di venire." Era confermato, il chirurgo era su tutte le furie.
"Non avrei lasciato il tutto nelle tue mani se non fosse stato qualcosa di grave e importante, pensavo avessi una considerazione migliore su di me."
Stavolta fu la giovane a ribattere, stremata dall'insieme di emozioni che le attraversavano il corpo.
Non poteva biasimarlo, lui non sapeva, ma il pensiero che l'avesse sottovalutata era anche peggio per certi versi.
"Continuo io, prenditi un caffè in sala medici. A dopo." Chiuse la conversazione, sfilando le cartelle cliniche dalle mani del maggiore, il quale se ne andò abbastanza innervosito.
Doveva staccare la spina Roseanne e non aveva tempo per litigare, ma solo per lavorare e sperare che la sua vita superasse i 2 anni di aspettativa della diagnosi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 01, 2022 ⏰

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