"Spogliati."
Pete si irrigidì all'istante. "Perché?"
Aveva l'aria di chi avrebbe lottato per ogni centimetro di stoffa. L'aria di quando era stato un nemico, prigioniero ma non ancora vinto, e gli aveva urlato addosso tutta la propria rabbia.
Vegas gli sorrise mentre si toglieva la maglietta. Poi fu il turno dei pantaloni, quindi dei boxer, in un movimento fluido che non mostrava esitazioni. Mai rivelare incertezza o vergogna, mai rivelarsi vulnerabili, ed era una convinzione che ormai gli si era cucita addosso come una seconda pelle.
Quasi sorrise quando Pete sgranò gli occhi.
"Non puoi fare un bagno vestito," gli disse. Poi gli prese tra le mani i polsi incatenati, senza che lui accennasse anche solo ad allontanarsi. "Se te le togliessi, cercheresti di uccidermi?"
"No."
"Scapperesti?"
"Proverei."
Il bodyguard che dava valore alla sincerità, in un mondo costruito su apparenze e bugie. Perfino dopo tutto, perfino in quel contesto, sembrava tenere fede ai propri principi.
Con gli occhi fissi nei suoi, Vegas gli aprì le manette.
"Spogliati," gli ordinò di nuovo.
Questa volta Pete esitò un solo istante prima di abbassarsi i boxer azzurri, fino a rimanere del tutto nudo, proprio come lui.
Era bello, con muscoli allenati e ben rifiniti che ricoprivano un fisico snello. L'eleganza, ma non al prezzo della debolezza. Gli piacque che non provasse a coprirsi l'inguine e rimanesse in piedi, esposto davanti al suo sguardo, in suo totale potere ma non privo di una certa dignità.
Animaletto domestico, lo aveva ribattezzato. Ma mai come in quel momento lo vedeva come un uomo.
Sul torace, le ferite ormai rimarginate che gli aveva inflitto spiccavano su pelle candida e altrimenti intonsa. Ne sfiorò una in punta di dita, quella più vicino al collo, e lo vide deglutire, il corpo che tremava in modo impercettibile.
Tensione o paura? Freddo? Un altro motivo ancora?
Spostò la mano sulla sua spalla prima di trovare una risposta. Lo condusse in bagno, dove la vasca era già piena per due terzi e il vapore riempiva l'aria. Gli bastò un cenno con il mento perché Pete entrasse per poi sedersi a un'estremità.
Lo seguì subito sul lato opposto, anche se erano abbastanza vicini che gli sarebbe stato sufficiente allungare le gambe ripiegate al petto per toccare le sue.
Per un po' rimasero fermi uno di fronte all'altro, Pete che lo guardava con occhi carichi di domande ma che non offrivano nessuna risposta. Quando l'immobilità gli risultò insopportabile, si protese verso di lui.
Gli prese un polso tra le mani ed esaminò l'anello rossastro lasciato dalle manette, così vicino a diventare carne viva che non si sorprese quando, al suo tocco, Pete sussultò. Era un marchio, come quelli dovuti alla cintura. Piccole prove del dolore che gli aveva lasciato sulla pelle, eppure Vegas non era sicuro di apprezzarle, ora. Non così.
Si riempì il palmo di bagnoschiuma, con una punta di piacere del tutto inaspettata all'idea che avrebbero condiviso lo stesso sapone, lo stesso odore.
Cominciò dai polsi, da quelle strisce rossastre e poi su fino al gomito, per arrivare alla spalla. Mano e spugna per detergergli la pelle, fino a quando anche la spugna gli risultò una barriera fastidiosa con il suo corpo e allora la lasciò inabissarsi nell'acqua, sostituendola con le dita. Esplorò Pete senza alcuna fretta, attento a essere delicato dove aveva abbattuto la cintura.
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Heat
FanfictionDoveva essere un semplice bagno, o almeno era ciò che Vegas aveva detto a se stesso. Ma con Pete niente è mai semplice. Fanfiction sulla serie KinnPorsche, con coppia Vegas/Pete. Storia ambientata dopo l'episodio 11. Warning: lieve dub-con, in linea...