Aria

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Non ero sempre stata così sicura di me stessa, un tempo mi sentivo come fuori posto tra persone che a volte credevo avrebbero fatto di tutto per me mentre altre, non riuscivano a far altro che deludermi.
Forse era per questo che avevo deciso di intraprendere quella strada, ogni volta che aspiravo qualche boccata di fumo mi sembrava di volare: potevo scappare in alto verso il cielo, la mia testa si alleggeriva e mi sentivo come su una mongolfiera piena di colori vivaci.
Il giallo rispecchiava la mia vivacità, incontenibile ed esplosiva, il verde, invece, aveva una tonalità simile ai miei occhi, quegli occhi che di speranza ne erano pieni, ma alla speranza piaceva molto giocare a nascondino in quei momenti.
Il blu marino mi portava a immaginare il mare, immenso, pieno di segreti mentre il rosso vermiglio mi ricordava quell'amore che non credevo avrei potuto provare ancora.
Quei momenti erano un intreccio di serenità e angoscia e più volte salivo su quella mongolfiera, più volte volevo tornarci.
Non ricordo quando decisi di abbandonare quel mondo irreale che mi ero creata, ma lo feci e quando smisi di pensarci mi ritrovai davanti a una Erikah divertita, probabilmente dalla mia espressione da ebete!
Mi ero persa nei miei pensieri un'altra volta, mi succedeva molto spesso e, con grande probabilità, avrei continuato a perdermici.
Anna e Erikah sostenevano che soffrissi di deficit di attenzione e, senza se e senza ma, doveva essere per forza così!
Eravamo sedute attorno a un banco pieno zeppo di scritte e disegnini impressi con del bianchetto e tre paia di occhi mi fissavano.
"Ehm, scusate ragazze...cosa stavo dicendo? "
"Del lavoro a Jesolo Aria! " canzonarono Anna e Erikah.
"Ah si, ora ricordo! Sono riuscita a trovare un lavoretto per la stagione estiva a Jesolo! ".
Lo sguardo di Erikah si illuminò mentre il mio sorriso si allargava sempre di più vedendo lo stupore sui volti delle due.
Mia invece si incupì ma non voleva darlo a vedere e sfoderò un sorriso tirato e poco convincente.
Lei era una ragazza che non riuscivo a decifrare: a volte amichevole e di buona compagnia, altre scontrosa e quasi strana.
Notavo spesso questi comportamenti in lei e spesso si isolava, seduta all'angolo della classe, estraniata da tutto ciò che la circondava.
Non capivo cosa si celasse dietro a quegli ambigui cambiamenti d'umore e forse non li avrei mai capito perché non la conoscevo bene e sembrava quasi che lei non volesse farsi conoscere.
Portava lunghi capelli biondi e liscissimi a cui doveva tenere molto tanti che, ogni volta che la lezione iniziava a risultarle noiosa, li esaminava attentamente rigirandoli tra le dita più e più volte. Quando invece era nervosa o sovrappensiero si rosicchiava le unghie già troppo corte.
Gli occhi castani spesso si velavano di un color ocra e, di tanto in tanto si perdevano nel vuoto.
Il viso stretto era sempre coperto da un ciuffo di capelli che nascondevano un paio di labbra che spesso si piegavano in un sorriso ma, la maggior parte non erano sempre sinceri.
Nascondeva qualcosa Mia questo era certo.
Continuai il mio discorso intrattenendo per lo più Erikah, che mostrava non poco entusiasmo.
Chiesi a ogniuna di loro che programmi avessero per l'estate e Erikah mi travolse con un monologo dove mi informava sull'esatto numero di volte che mi sarebbe venuta a trovare e devo proprio dire che erano un'infinità!
Anna concordava con lei e rafforzava le sue affermazioni introducendosi nel discorso e immaginando quante ne avremmo combinate assieme.
Mia invece iniziò a spiegarci che anche lei stava cercando lavoro al mare ma che aveva dei problemi per via della sua età: 16 anni erano troppo pochi per i ristoratori e questo la buttava giù di morale.
Decisi di provare a rassicurarla.
"Vedrai che troverai qualcosa!"
In risposta ricevetti un sorriso sincero e il discorso morì li.
Per gli ultimi dieci minuti di lezione parlammo del più e del meno e notai in Mia un leggero cambiamento di umore.
Le spalle erano più rilassate e i tratti del viso si erano distesi.
...
Nel treno diretto verso casa, guardavo fuori dal finestrino mentre il mondo scorreva veloce davanti ai miei occhi: amavo la natura, il sole, gli alberi, tutto ciò che si trovava fuori da quattro mura mi affascinava.
Forse era proprio per questo che non riuscivo a stare chiusa in casa o dentro a quella scuola che si stava man mano divorando i miei anni migliori.
La mia attenzione fu richiamata dallo squillo assordante del cellulare che stringevo tra le mani e, una volta letto il mittente sul display, mi affrettai a rispondere senza esitare nemmeno per un momento.
-Pronto?
-Ciao signorina Aria, sono Agip, il titolare del ristorante "Voglia Capricciosa", volevo sapere il giorno preciso in cui finisci la scuola.
-Ciao!io sono quasi sicura che finirò il 9 giugno!
-ok, ti aspetto il 15 allora, ti manderò un messaggio dove ti dirò tutto quello che ti manca sapere, ciao!
Non feci nemmeno a tempo a rispondere al saluto che già aveva riattaccato.
Che tipo strano, non lo avevo mai visto di persona e un pò mi intimoriva non sapere con chi avrei dovuto avere a che fare.
Agip mi aveva chiamata qualche giorno prima dopo aver letto uno dei tanti annunci che avevo pubblicato in internet dove avevo anche inserito il mio breve curriculum.
Subito mi aveva confermato che il posto di lavoro sarebbe stato mio e la mia gioia aveva superato livelli che mai pensavo potesse nemmeno raggiungere!
Qualche minuto dopo il cellulare vibrò e lessi il messaggio che Agip aveva promesso di inviarmi:
"Ribadisco che il 15 si inizia, il ristorante si trova in piazza Mazzini mentre l' appartamento si trova in piazza Aurora, che dista pochi minuti a piedi dal ristorante. Più avanti parleremo di soldi e orari, ciao.".
Ne sapevo più o meno quanto prima ma almeno una buona notizia l'avevo ricevuta: piazza Mazzini, il fulcro di Jesolo e, di conseguenza il centro del divertimento.
Era il quattro giugno, mancavano solo 11 giorni.
Una volta a casa raccontai tutto a mia madre mentre mi facevo prendere sempre di più dall'entusiasmo.
Lei, come il suo solito, ascoltava e sorrideva facendo qualche domanda di tanto in tanto, a volte stupida e a volte sensata.
Mio fratello era entrato in casa senza che me ne accorgessi e, quando mi voltai nella sua direzione, non avevo idea di quello che fosse riuscito a sentire ma, dal suo sguardo orgoglioso, mi fu subito chiaro che doveva essere li da molto.
-Cino, finalmente è sicuro! Non ti vedrò per 3 lunghi e splendidi mesi, non aspettavo altro!
Mi avvolse in un abbraccio soffocante mentre ridacchiava fra se.
Era così che dimostrava il suo affetto per me e ogni volta che mi chiamava con il soprannome che mi aveva accollato lui, mi si scioglieva il cuore.
Cino l'aveva ricavato da pulcino quando ero piccolina e non lo aveva più cambiato.
Amavo mio fratello, c'era sempre stato anche quando da piccolo ci picchiavamo, quando mi tirava i capelli o quando sbirciava il mio diario segreto.
Mi capiva con un solo sguardo e sapeva che non serviva parlare quando ero giù di morale, mi prendeva sotto braccio e mi offriva una sigaretta portandomi verso il terrazzetto adiacente a camera mia.
Li, non so come, mi calmavo e lasciavo che i brutti momenti bruciassero con quella sigaretta in compagnia di Ledion.
Con lui era tutto più semplice, era quel ragazzo che non prenderesti mai sul serio, quello che per farlo felice basta poco, un paio di amici e una buona birra.
Non passava giorno senza che ringraziassi il cielo per averlo con me.
Ledion si avvicinò alla mamma stuzzicandola e riempiendola di bacini come spesso faceva mentre io mi accoccolai sul divano e, senza nemmeno rendermene conto, mi addormentai col sorriso sulle labbra.

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