«Manu»
La voce di Simone rimbombò tra quelle pareti silenziose di casa del maggiore, Manuel si sfilò le scarpe antinfortunistica in modo distratto ed alzò la testa su Simone, poco distante da lui il salone.
«mh?»
«che è sta cosa?» con una mano indicò una zona vicino alla tv e a Manuel non servì nemmeno sporgersi per vedere a cosa si riferisse.
«na tartaruga Simò» disse, andandosi a sedere sul divano.Simone staccò gli occhi da quell'animaletto, seguendo i movimenti di Manuel con lo sguardo. Lo vide mettersi seduto su quei cuscini grigi e battere nel posto libero vicino a lui per indicargli di raggiungerlo, gli bastarono due passi per lasciarsi cadere lì sopra.
«non mi aspettavo di trovare una tartaruga qua dentro» ridacchiò, poggiando la testa sulla sua spalla.
«perchè no?»
«non lo so, mi aspettavo un cane magari, un serpente, ma non una tartaruga» Manuel sorrise lasciandogli un bacio tra i capelli e fissò quella teca in cui si vedeva la tartaruga che riposava beata.
«si chiama Luisa» la risata di Simone riempì il salone, facendo sorridere spontaneamente anche Manuel. «che te ridi? guarda che è un bel nome»
«non per una tartaruga»
«un bel nome è un bel nome Simò, mo stai a guardá er capello»Ridacchiò Manuel, Simone alzò la testa per poter ritrovare il viso a poca distanza dal suo e lasciò scivolare gli occhi fino alle sue labbra, osservandole contorte in quel sorriso. Alzò la mano posizionandola sul collo dell'altro e lo accarezzò piano, sentendo la pelle d'oca formarsi al suo passaggio.
Si fermò così, ad un soffio dalle sue labbra mentre memorizzava il suo profumo, la cadenza regolare del suo respiro ma soprattutto le sue mani che in quel momento si ancorarono ai suoi fianchi per trascinarlo sulle sue gambe. Memorizzò tutte quelle cose che per 5 anni non aveva vissuto ma a cui aveva pensato costantemente e lo fece non perché se ne sarebbe andato di nuovo, ma perché voleva notare qualsiasi cambiamento mel corso degli anni, voleva amare tutti i particolari di Manuel da lì fino alla fine dei suoi giorni.
Fece scivolare una delle due mani sul petto di Manuel, sopra la tuta da meccanico che il maggiore ancora indossava. Incastrò gli occhi nei suoi, occhi calmi che lo stavano osservando in attesa di incontrarsi con i suoi e sorrise, sentì il cuore esplodergli dentro il petto quando si rese conto che Manuel lo stava aspettando.
Portò il pollice sul pomo d'Adamo di Manuel ed applicò una leggera pressione vedendolo boccheggiare, il sorriso si ampliò e ripeté il gesto altre due volte, notando come il respiro si bloccasse sotto il suo comando.
«tu sto effetto me lo fai senza toccarmi» disse, Manuel sembrò non capire. «mi fai mancare il fiato ogni volta che mi guardi Manuel» spiegò, portando il pollice sulle labbra del maggiore che le dischiuse leggermente. «mi mancava il fiato anche quando non c'eri, ma preferisco non respirare a causa della tua presenza, non della tua assenza» concluse.
E anche Manuel in quel momento smise di respirare senza che Simone facesse niente, sentì lo stomaco e il petto tremare e strinse la presa sui suoi fianchi allungando il collo verso di lui nella tacita richiesta di baciarlo, incapace di fare altro.
Simone lo osservò ancora un po', proteso verso di lui con gli occhi lucidi e il labbro inferiore arrossato, premuto sotto il suo pollice, pensò che non ci fosse niente di più bello al mondo.
Presto il pollice venne sostituito dalle sue labbra e le mani di Manuel corsero dietro la sua schiena per stringerlo di più a se, i loro petti a contatto fecero sentire l'uno all'altro il battito dei loro cuori che sembravano essere sincronizzati. Il maggiore lasciò un morso leggero sul labbro di Simone prima di allontanarsi da lui combattendo contro quella forza di gravità che invece cercava di imporgli il legame con quelle labbra.