45.

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Affondo il viso sul cuscino, stiracchiando braccia e gambe mentre rilascio un profondo sospiro rilassato. Il suono della sveglia mi ha riscossa dal sonno, ma il sorriso che ho sul volto non diminuisce quando mi volto per cercare il moro al mio fianco. È solo quando comprendo che non è la mia sveglia a suonare, ma quella di Michael, che realizzo cosa sta per accadere. Il sorriso si smorza e credo lo abbia notato anche il ragazzo che, in piedi, si sta chinando sul letto per potermi baciare.
La sua bocca sfiora la mia in un breve bacio casto. «'Giorno. Andrà tutto bene, promesso.»
Mi sollevo e gli stringo le braccia al collo, respirando il suo profumo mascolino. Sa di Argan, perciò deve essersi appena fatto la doccia. «Lo so. Scusa, non voglio stressarti.»
Michael si scosta un po' per potermi guardare negli occhi mentre si accomoda sul materasso. «Non mi stai stressando, sei preoccupata e capisco benissimo il perché ma farò il possibile affinché non risucceda quello che è già accaduto. Non posso farti promesse, lo sai, però... ce la metterò tutta» mi sfiora il viso, poi scosta una ciocca di capelli fermandola dietro l'orecchio. «Ho una ragione in più per tornare sano e salvo a casa.»
«Michael» arrossisco al pensiero di cosa sto per chiedergli. È solo che ieri sera eravamo euforici e distrutti allo stesso tempo, voglio solo capire e... farò il possibile per non restarci male se dovesse essere come penso. «Ieri sera hai detto una cosa, prima di crollare. La intendevi sul serio?»
«Ieri sera ho detto tante cose, bellissima» mi stuzzica.
Allora se lo ricorda! Vuole mettermi in imbarazzo, però. Che stronzo, ugh. «Prima di addormentarci hai detto che mi ami. Lo intendevi davvero?» domando, più rossa di un pomodoro.
«Pensi che potrei mai dire per caso una cosa così importante, Win?» chiede di rimando. «La verità è che ti amo, da morire. E non ho bisogno di un lasso di tempo specifico per dirtelo. L'ho sentito e te l'ho detto, fine.»
Sto per ribattere ma lui mi scruta attento e solleva un dito. «Non piangere.»
Sbuffo una risata e mi getto tra le sue braccia. «Non piango. Ti amo tantissimo anche io.»
«Lo sento. Adesso, però, devo proprio andare. Resta tutto il tempo che vuoi e chiudi con la chiave che ti metto sul tavolo. Ci sentiamo questo pomeriggio, va bene?» si sporge per concedermi un altro bacio.
«Buon lavoro. Fai tanta attenzione» gli sorrido.
Michael ricambia e lascia la camera da letto. Di sicuro vedermi con il broncio o triste non lo avrebbe aiutato, pertanto, mi impegnerò giornalmente per essere il più positiva possibile. Io non sono nessuno per impedirgli di fare ciò che ama, devo supportarlo proprio come lui fa con me. Ce la faccio.
Mi alzo, ormai sveglia, e filo dritta in doccia. Non ho nulla con me, quindi indosserò un paio di boxer di Michael e il vestito azzurro. Sebbene mi abbia detto di restare quanto voglio, preferisco prendere il caffè e tornarmene a casa. Continuo ad essere d'accordo con lui sull'andarci piano e avere i nostri spazi. Di certo, io che gironzolo per casa sua usando le sue cose non mi sembra la definizione di spazio, dunque, andrò presto via. La cosa non mi dispiace. All'inizio è stato spossante, non lo negherò, ma adesso le cose vanno meglio e devono continuare così.
Dopo aver concluso con la doccia, mi vesto ed entro in cucina: verso un po' di caffè in una tazza e lo bevo come se la mia vita dipendesse da esso. Oggi, in realtà, è proprio così. Mentre sorseggio la bevanda che amo, non posso far altro che sorridere sognante. Michael mi ama. E me lo ha detto. Stiamo insieme e ci amiamo... è come se le stelle si fossero riallineate, come se il fato ci stesse dando una seconda opportunità e ce lo stesse dicendo chiaro e tondo: io sono con voi, non temete. Questa è la volta giusta.
Il campanello di casa suona e io alzo gli occhi al cielo ridacchiando. Lancio uno sguardo all'ora e poso la tazza sul ripiano. Mi avvio verso la porta e con un sorriso la sblocco. «Cos'è che ti sei dimentica-» il sorriso si disperde. Davanti a me non c'è affatto Michael, bensì la sua ex scopamica supermodella. E lo sguardo che mi sta rivolgendo non ha nulla di amichevole. Beh, adesso nemmeno il mio.
Stringo la porta con una mano mentre mi poggio allo stipite. «Michael non c'è e non ha nessuna intenzione di rivederti, perciò, puoi anche girare i tacchi e dimenticarti questo indirizzo» la informo con estrema calma. Solo che non capisco perché si sia ripresentata visto che Michael è stato abbastanza chiaro con lei. Io sono la paladina del riprovarci se si crede che ne valga la pena, ma in questo caso deve proprio farsi da parte. Le cose tra di loro non sono mai state serie, dunque, dovrebbe semplicemente fare dietro front e andarsene adesso che Michael non è in casa.
«Lo farò quando sarà lui a dirmelo» sibila.
«Non è stato chiaro l'ultima volta? Forse hai un problema d'udito e ti assicuro che Michael non può aiutarti con quello» stringo le braccia al petto.
«Oh, bambina, so perfettamente con cosa può aiutarmi Mike» ghigna compiaciuta.
Le mie interiora si attorcigliano. A questo non posso controbattere perché sappiamo entrambe che non mente. L'idea che Michael possa essere andato a letto con lei più volte mi fa rabbrividire, ma non posso nemmeno giudicarlo perché è una splendida ragazza e noi non stavamo insieme o ci stavamo frequentando. «Adesso con niente. Così come in futuro. Vattene.»
«Io invece penso che ti sbagli, sai?» si avvicina e, cogliendomi del tutto alla sprovvista, afferra una ciocca dei miei capelli e se l'attorciglia attorno all'indice.
Strattono via i miei capelli e la guardo disgustata. «No, ti assicuro che non mi sbaglio.»
«Cosa penserebbe Mike se la sua fidanzatina cacciasse via la madre del suo bambino, mmh? Pensi che ne sarebbe lieto?» domanda, facendo l'innocentina.
La madre del suo bambino.
La madre del suo bambino.
La madre del suo bambino.
Cinque parole che mi scaraventano al muro, che mi distruggono il cuore e ne riducono i frammenti in polvere. Cinque parole che mi tolgono il fiato in corpo e mi catapultano tre metri sottoterra. «Cosa... cosa hai detto?» mormoro, a corto di aria.
«Ho provato a dirglielo l'ultima volta ma non me lo ha permesso, perciò, ho pensato di riprovare ma visto che non c'è... magari puoi dirglielo tu, così forse stavolta mi ascolterà» sorride. «Sono incinta. Di tre settimane. E lui è il fortunato papà.»
La lucentezza della mia anima inizia a sfarfallare, poi si spegne del tutto. Credo di aver perso ogni colore dal viso, così come le forze che iniziano ad abbandonarmi.
«Fammi richiamare. Ciao, ciao, fidanzatina» ondeggia le dita della sua mano e, con un sorriso soddisfatto, se ne va.
Non attendo oltre: chiudo la porta e mi fiondo davanti alla tazza del wc, dove rigetto quel poco di caffè che avevo bevuto qualche minuta fa e molto altro. Non soddisfatta, un'altra ondata fortissima di vomito risale su e sono costretta a chinarmi ancora una volta. Stringo la porcellana fredda e mi scosto solo quando sono sicura di essermi svuotata del tutto. Crollo sul pavimento e mi sistemo con la schiena sulle mattonelle.
«È incinta» sussurro tremante. L'attimo dopo mi sto frantumando ancora una volta, le lacrime mi inondano il viso e la disperazione mi soffoca come un manto formato da stalattiti pronte a trafiggermi da ogni angolazione. Mi sembra di soffocare, di non respirare bene. Gattono fino al lavandino dove avevo lasciato il cellulare e mi aggrappo al bordo per sollevarmi di poco e recuperarlo. I singhiozzi mi scuotono il petto mentre apro l'applicazione del calendario e conto tre settimane.
Una... due... tre... fine febbraio. Ripercorro a fatica gli eventi del mese e giungo ad un unico evento scatenante. Io e Michael ci siamo confrontati credo l'ultimo giorno di febbraio, ma non posso credere che abbia fatto una cosa del genere allora, dunque, non è possibile. L'unica possibilità risale al giorno in cui ci siamo visti insieme agli altri in quel locale e Tim lo ha provocato a dovere, facendogli credere di essere il mio ragazzo. La settimana rientra perfettamente e lui... lui poteva essere arrabbiato. Si è sfogato con lei. La cosa quadra.
Oddio.
Scuoto il capo e strizzo gli occhi. Faccio dei respiri profondi ed entro nella rubrica, ho bisogno di andarmene da qui. Mi sento soffocare e ho bisogno di filarmela. Cerco il suo numero in rubrica e avvio la chiamata. Per fortuna, non ci piega molto a rispondere. «Ehi, Win! Come mai sveglia così presto visto che puoi riposare?»
«Valerie» singhiozzo sentendo la sua voce. «Sono a casa di Michael e ho... ho bisogno di aiuto, ho bisogno che mi vieni a prendere» piango sempre più forte.
«Winter!» si allerta. «Che è successo? Ti ha fatto del male?!» chiede mentre la sento muoversi.
«No, lui non c'è nemmeno» tiro su col naso.
«E allora di che si tratta? Non capisco.»
Sgancio la bomba: «Lauren è incinta.»
Mi accoglie il silenzio, poi un sospiro scioccato. «Porca puttana. Sto arrivando. Tieni duro.» 

𝐖𝐈𝐍𝐓𝐄𝐑 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟑]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora