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l'incontro pt.1

quella sera decisi di uscire dal mio appartamento, con quale forza, coraggio e testa lo feci non lo so, ma non sarei mai uscito, in realtà, se avessi saputo che mi sarei svegliato nel letto di uno sconosciuto, nudo fino al collo e senza idea di come sia potuto arrivare qui.

mi guardo intorno, nulla di familiare, la parete grigia è sfumata dalla luce fioca del sole che entra dalla finestra davanti a me già del tutto aperta.
sembra lussuosa come stanza, ma mi manca la forza per alzarmi e sapere se le mie deduzioni siano errate o meno.
sento dei passi farsi più vicini, la paura mi divora ma giro la testa dall'altro lato della porta, fingendo di dormire.

<< ti ho sentito sussultare bellezza, guardami >>

una voce così sicura non l'avevo mai sentita, ma bellezza a chi poi? io? nah non credo.
faccio il finto tonto per una decina di secondi ma la curiosità mi distrugge, così giro lo sguardo e, giurerei su dio, vedo l'uomo più affascinante che io abbia mai visto.

non so effettivamente se chiamarlo uomo, forse solamente "ragazzo" ( se tutto va bene avremmo, che so, tre anni di differenza ) ma da quanto ben tenuto è oserei chiamarlo uomo.
lo sconosciuto ed io ci fissiamo per interminabili secondi, l'idea di aver fatto sesso con una persona così imponente mi eccita ancora, ma non riesco a ricordare nulla se non il bar in cui, ipoteticamente, deve avermi trovato.

<< dormito bene? >> mi chiede non smettendo di fissarmi
<< si >> rispondo. quella domanda mi mette in soggezione
<< posso sapere chi sei e come son finito a casa tua? >>
mi guarda con un ghigno e si siede al bordo del letto, lontano una piazza da me e il mio corpo ancora nudo ( fremente sotto l'importanza dei suoi muscoli )

<< mi chiamo aron e ti ci ho portato io a casa mia, ieri sera >> aron.. bel nome, davvero un bel nome.

<< perché avrei accettato di venire con te? >>

<< eri strafatto e me lo hai esplicitamente chiesto tu. cito testuali parole "bello gnocco portami da te" >> l'imbarazzo all'idea di averlo pregato con quelle parole mi fa sprofondare nelle coperte del letto. mi tiro il lenzuolo fin sopra i capelli e sbuffo forse troppo forte

<< esci, mica mangio >> magari fosse quello, magari

decido di dover andare via, analizzo la stanza appena fuori dalle lenzuola, capendo quale sarebbe la via d'uscita più vicina e, vedendo la porta alla mia destra salto fuori dal letto e mi precipito fuori dalla porta.

strano, penso, aron mi lascia andare via senza cercare di fermarmi, come mai?

mi guardo a destra e sinistra mentre corro, notando quando grande sia questa casa, un labirinto di porte e finestre interminabile.

eccola la fregatura, mi sarei perso, e lo sapeva.

mi fermo quando vedo una porta diversa dalle altre e, aprendola poco dopo speranzoso di aver trovato l'uscita, mi ritrovo in realtà in una cucina, con un ripiano in marmo strapieno di cibo appena sfornato.

mi chiedo se sia stato lui a cucinare o se, dentro questa enorme casa, ci siano pure dei cuochi.

sento dei passi alle mie spalle, ma non faccio in tempo a voltarmi che due mani fredde come il ghiaccio si posano sui miei fianchi nudi. mi stringe e mi costringe a girare su me stesso, interfacciandolo poco dopo.

visto da qui, in realtà, è ancora più bello, più alto, più muscoloso, più vecchio.

<< perché scappi, non vedi che bella colazione che ti ho preparato? >>

<< hai fatto tutto te? >>

<< nah, i cuochi hanno fatto la maggior parte delle cose, io accertavo fosse sistemato bene >>

<< c-cuochi..? sei così ricco da permetterti dei cuochi? >>

<< a quanto pare >> il ghigno che riserva per me mi fa rabbrividire e mi si mozza il fiato quando lo sento avvicinarsi al mio orecchio. ne lecca il lobo e con voce calda mi incita di sedermi a tavola. vorrei sinceramente rimanere in quella posizione un altro po', ma l'idea di poter mangiare tutto quel banchetto mi fa tremare il corpo.

mi stacco controvoglia e mi siedo su una sedia in pelle nera. guardo tutto ciò che ho davanti e chiedo ad aron, con gli occhi, il permesso di muovermi e lui, fissandomi, annuisce con forza, poi si siede e insieme iniziamo a mangiare.

sembrerebbe una cosa normale vista da fuori, ma il sapere di star mangiando con uno sconosciuto, con gli indumenti di uno sconosciuto, ed a casa di uno sconosciuto mi fa sinceramente rabbrividire.

lo guardo un'ultima volta e, ancora, lo trovo maledettamente attraente.

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ti promisi dei fioriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora