Lunedì 12 settembre 2016

32 2 0
                                    

"Buongiorno ragazzi, mi presento, sono Marino, la vostra prof. di filosofia; Benvenuti al liceo! Iniziamo subito con le presentazioni, tu con la maglia rossa"

"Buongiorno, sono Paolo, e sono un ragazzo come voi, non ho niente di speciale, anche se molti mi definiscono diverso"

Tutta la classe inizia a guardare Paolo in modo perplesso, notando lo smalto sulle sue unghie, non sanno della sua vita, d'altronde nemmeno lui si conosce fino in fondo. La prof. chiama altri alunni mentre Giulia, la sua compagna di banco, guarda Paolo provando a dire qualcosa, senza riuscirci.

Intanto la classe continua con le presentazioni. Paolo ascolta con attenzione i suoi compagni, per capire come relazionarsi con loro; infatti è molto empatico, studia le persone, per paura di sbagliare e far male a qualcuno, lui da più importanza agli altri che a se stesso, sapendo di sbagliare.

La prof. lascia alla classe un'ora di tempo per permettere agli alunni di fare amicizia; Giulia ne approfitta e, con tanto imbarazzo, saluta Paolo. Lui nota la timidezza della compagna, quindi con una voce calma la tranquillizza e per rompere il ghiaccio le parla della sua vita:

"Sono nato a Napoli, ma sono cresciuto a Milano, dove venivo molto criticato, sai com'è, i luoghi comuni su noi napoletani sono molti, all'età di tre anni legai con un ragazzo di cui non ricordo il nome, ricordo, però, che portava sempre qualcosa color arcobaleno. Ad undici anni, invece, riuscì a legare con Luca, un ragazzo calabrese molto simpatico, ma più grande di me. Le vacanze estive le passavo a Picinisco, un paesino sperduto nelle montagne, dove ho legato con una ventina di ragazzi e finalmente avevo una comitiva con cui uscire. Invece ora eccomi qui, a Roma, e nulla questa è la mia vita, invece la tua?"

Giulia ha ascoltato la storia con tanto interesse, rimanendone impressionata, così, con molta tranquillità, riesce a sconfiggere la timidezza e racconta della sua semplicissima vita, la vita di una ragazza che è vissuta per tredici anni nella stessa città, pensa allo studio, ha una famiglia che la sostiene, ma ha questo difetto di essere timida. Giulia e Paolo iniziano a parlare del più e del meno, finché non finisce l'ora di filosofia. "Ora chi abbiamo?" Chiede Paolo, la classe, in coro, risponde "Educazione fisica", poco dopo entra il prof., un ragazzo alto, depilato, muscoloso, le ragazze si innamorano subito di lui, Paolo fissa il prof. senza capire le sue emozioni. "Scendiamo in palestra così vedo come state messi" esclama il prof. La classe esce e si dirige in palestra per poi salire sugli spalti per osservare il professore fare qualche esercizio, Paolo non capisce come mai sente delle strane emozioni che non aveva mai provato, chiede pareri a Giulia, confrontandosi scoprono di provare le stesse sensazioni. "Tu, ragazzo con la maglia rossa, scendi dallo spalto, aiutami, prendi quei palloni e vieni vicino a me" urla il prof. Paolo scende, ma, distratto a fissare il docente, inciampa, la classe prova a trattenere le risate, senza riuscirci, quindi il prof. punisce tutti tornando in classe. Intanto Paolo con l'aiuto di Giulia si rialza. Arrivati in classe, i ragazzi parlano della caduta di Paolo, Giulia se ne accorge, affronta l'imbarazzo e discute con loro, provando a difendere Paolo, che intanto parla con il prof. Suona la campanella, mancano due ore di italiano. Paolo in queste ore non fa altro che pensare al prof. di educazione fisica. La lezione di italiano è molto tranquilla. Finalmente suona la campanella per tornare a casa, la classe esce e Paolo passeggia insieme a Giulia, parlando delle sensazioni provate prima. Paolo, mentre segna il numero di Giulia, distratto, sbatte contro un palo, arriva un ragazzo che lo aiuta a rialzarsi, Paolo non lo riconosce, ma ha un volto famigliare, lo guarda in modo vago allontanarsi. "Sono in ritardo, devo muovermi!" Esclama Paolo, inizia a correre lasciando Giulia da sola.

Appena arrivato a casa trova il pranzo a tavola, mangia con calma. Dopo pranzo prende il telefono e trova cinque chiamate perse da un numero che non aveva segnato in rubrica, prova a chiamare e risponde una voce maschile che dice "Oggi ti ho aiutato a rialzarti e non mi ringrazi nemmeno" e la chiamata viene chiusa. Paolo si riempie di déjà-vu, riconosce la voce, era Luca, richiama "Il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la invitiamo a richiamare più tardi, grazie". Paolo non ci pensa, la sua testa è presa da altro, è presa dalle sensazioni che ha provato, prova ad informarsi meglio, tutto viene associato all'amore. Inizia a capire. Capisce tutte le volte che veniva insultato, tutte le volte che veniva definito "diverso", "effeminato" e altri vari francesismi. Paolo è innamorato del prof. di educazione fisica. Chiama subito Giulia. Il numero risulta inesistente. Poco dopo Luca richiama: "Allora hai capito chi sono?", "Si, Luca, ti ho riconosciuto, non me lo aspettavo che fossi a Roma, ma da quanto tempo ti sei trasferito?", "Eh sì Paolo, non te l'ho detto, ma mi sono iscritto al liceo qui a Roma, ho seguito la tua idea, comunque come va?", "Tutto bene, forse mi sono innamorato", "Ah grandissimo! E di chi? Chi è la fortunata?" "Il mio prof. di educazione fisica", Luca, quando sente questa frase, urla "Aspetta, cosa? Stai scherzando, vero?", Luca è un ragazzo omofobo; infatti, dopo una lunga discussione piena di insulti vari, chiude il telefono in faccia a Paolo e nei giorni a seguire distoglie lo sguardo, cerca di evitarlo il più possibile. Paolo ora ha vive di ansie, ha sempre più paura del pensiero degli altri, non riesce a parlarne con Giulia per timore di perdere anche lei.

Mi sto cercando e non mi trovoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora