-1- IL FASCIO VERDE

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Il paesaggio era alquanto suggestivo, sembrava ricoperto da una morbida e soffice coltre di dolce zucchero filato. Cumuli bianchi giacevano ai piedi dei maestosi abeti che padroneggiavano sul monte e in piccole depressioni di terreno smosso. Tutto dava l'impressione di purezza e armonia. Il turbinio dei leggeri fiocchi di neve era ormai cessato da un po', e poco alla volta i piccoli abitanti del bosco cominciavano a sbucare dalle loro calde e comode tane per esplorare il nuovo scenario che si presentava ai loro occhietti curiosi. Piccoli cuccioli di scoiattolo correvano freneticamente e saltavano da un ramo all'altro senza nessun timore del baratro che vedevano sotto le loro scattanti zampette, il cucciolo di una lepre scuoteva gli affusolati e morbidi piedini per levare la fredda neve, un pigro gufo se ne stava fermo a scrutare con occhio attento ciò che succedeva attorno a lui. Pian piano qualche cinguettio aveva iniziato ad animare l'assonnato e niveo bosco ma il paesaggio ovattato celava la presenza di un'intensa e frenetica vita. Lo splendido capolavoro che la natura aveva regalato a quel piccolo e incantato mondo era ammirevole e fantastico, sembrava uscito dalla mente di un bizzarro ma sensibile scultore di ghiaccio. Cumuli di neve rimanevano in equilibrio come grossi e pesanti acrobati su un sottile filo trasparente, foglie cristalline pungevano l'aria fredda e brillante, lunghi ghiaccioli pendevano dai soffitti delle grotte come enormi stalattiti di cristallo. Le fronde più alte degli alberi danzavano al ritmo melodioso di sporadici soffi di vento, lasciando cadere dai loro piccoli e pungenti aghi i pesanti carichi di neve che vi si erano ammassati. La danza dei perfetti cristalli di ghiaccio era sorprendentemente ipnotica e per un solo battito di ciglia mi sembrò di intravedere una figura a pochi passi da me. Un'ombra scura e serpeggiante attraversò il candido sentiero innevato facendomi rizzare i peli sulle braccia e trattenere istintivamente il respiro. Come poteva la natura creare simili ed orribili visioni? Un ululato lontano distolse la mia attenzione dalla gelida danza dell'aria ghiacciata attorno a quella figura e mi riportò con i piedi per terra. Mi resi conto che si era fatto tardi e il buio cominciava a scivolare all'interno del bosco come olio denso e viscoso. Prima di rimanere intrappolata in quelle mani fredde e oscure mi avviai alla locanda dove i miei amici mi stavano sicuramente aspettando. Scesi rapidamente il monte spinta da sibili e ululati del vento che mi sferzava il viso con intensità sempre maggiore. La notte che scendeva senza aspettare il mio arrivo in paese, il vento gelido e tagliente e quei rumori sempre più vicini mi costrinsero a correre in mezzo alla neve fresca che mi copriva l'intero scarpone. Inciampai più volte in quel soffice manto niveo che rallentava ancora di più la mia discesa, ma ad ogni caduta mi rialzavo velocemente senza mai voltarmi indietro temendo di vedere qualcosa o, qualcuno che mi stesse per raggiungere. Mi ritrovai con le mani rosse, gelide e prive di tatto, ma non era quello che mi preoccupava. Come una bambina impaurita mi lasciai andare a una corsa febbrile verso valle e verso le luci del paesino che mi ospitava. La mia corsa stava ormai per finire quando un lampo di curiosità si impossessò dei miei pensieri costringendomi a voltarmi per assicurarmi di non avere nessuno alle calcagna. In quello stesso istante un enorme gufo dagli occhi gialli e rotondi calò su di me sfiorandomi la testa con suoi affilati artigli per piombare su un piccolo topolino poco lontano. Il lamento acuto e stridulo della povera bestiola e la scena in generale mi costrinse ad aumentare la velocità della corsa fino a raggiunge le ultime propaggini del bosco. Il buio era ormai calato anche al di fuori della boscaglia e le luci delle case più vicine mi trasmisero la sicurezza e il calore di un tetto soprala testa e un crepitante focolare acceso. Quando ormai mi sentivo al sicuro una mano calda e ferma bloccò la mia tanto rapidamente da farmi urlare per lo spavento. Una forte scarica di adrenalina mi fece fischiare le orecchie e arrivare il sangue nelle mani tanto che si intiepidirono quasi all'istante.

" Tranquilla Mey, sono io!"

Come immediata risposta, accorgendomi che era il mio ragazzo, gli lanciai le braccia al collo e lo strinsi più che potevo senza dire una sola parola.

CUSTODE DELLA LUCEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora