IF WE EVER MEET AGAIN

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CAPITOLO 3: RICORDATI DI ME



Si assaggiarono per interminabili minuti, ignorando il bisogno di aria, mordendosi e leccandosi a vicenda.

Per Zoro, Nami sapeva di mandarino e profumi dolci; per Nami, Zoro sapeva di liquore e metallo. Ora che avevano scoperto quei sapori non potevano più farne a meno.

Si staccarono solo quand'ebbero esaurito anche l'ultima particella di ossigeno nei polmoni. Fu allora che i dubbi presero il sopravvento. Avevano fatto bene a lasciarsi andare? Avrebbero pagato le conseguenze dell'essere venuti meno ai loro principi? Era giusto quello che stavano facendo? Non sapevano rispondere a nessuna di queste domande: tutto ciò che sapevano era di voler ripetere di nuovo quel contatto che aveva reso, in qualche modo, entrambi liberi e felici. Nami sapeva che Zoro non era come il resto degli uomini che aveva incontrato fino a quel momento, che l'avrebbe trattata con rispetto. Dall'altro lato, Zoro non riusciva più a reprimere i suoi istinti di uomo, quelli che per anni aveva soffocato e che Nami aveva risvegliato in due giorni. Erano diventati complici, entrambi si accettavano a vicenda con tutti i loro pregi e i loro difetti. Nami non aveva paura di Zoro, Zoro non giudicava la scelta di Nami di vivere come una ladra.

Consci di questo, che era la cosa più importante, le domande di prima apparivano superflue. Non c'era nulla di sbagliato nell'amore dato con rispetto. Perché sì, era di amore che si trattava.

Presto le loro bocche si unirono nuovamente, seguite a breve distanza dai loro corpi. Si spogliavano lentamente, senza lussuria, godendosi ogni attimo. Le loro mani vagavano cercando di scoprire ogni cosa del corpo dell'altro, le loro labbra lasciavano scie di baci lungo tutto il perimetro della pelle del compagno.

Non c'era un solo gesto che non fosse perfetto in quella danza di corpi.

Mentre Zoro la penetrava più e più volte, facendola gemere e portandola in luoghi lontani, le tornò alla mente una conversazione avuta qualche anno prima con la sorella maggiore.


"- Bentornata, sorellina!-

- Ciao, Nojiko...-

- Beh? Cos'è quell'espressione così mogia? Hai trovato un tesoro misero?-

- No...Ho conosciuto un ragazzo-

- Davvero? Ed è carino?-

- Sì, molto. Però...-

- Ѐ già impegnato?-

- Mi ha presa in giro-

- In che senso?-

- Prima si è mostrato tutto carino con me, un vero gentiluomo: mi ha regalato un fiore, mi ha riempita di complimenti e poi mi ha invitata ad uscire con lui stasera. Gli ho risposto "forse", perché volevo tenerlo sulle spine e perché non sapevo se Arlong mi avrebbe lasciata libera. Ma poi l'ho sentito parlare con gli amici e diceva loro che sarebbe senza riuscito a portarmi a letto-

- Che squallido! Ma del resto è un uomo, cosa pretendi?-

- Credevo fosse davvero gentile...-

- Nami, scoltami: gli uomini sono tutti uguali! Vogliono solo una cosa: il tuo corpo! Ce lo diceva sempre anche Bellemere. Non lasciarti mai abbindolare dalle loro moine, hanno sempre un secondo fine dietro. Da' retta a me, l'amore è una fregatura!-

- Sì, l'ho capito-"


Fino a quel momento non aveva mai messo in discussione le parole di Nojiko, che si erano sempre rivelate vere. Ma quella notte aveva capito che la sorella si era sbagliata a giudicare, che esistevano anche uomini sinceri e rispettosi, e Zoro era uno di questi. Un uomo di cui valeva la pena innamorarsi, un uomo che non le avrebbe mai detto una bugia solo per avere il suo corpo. Zoro era semplicemente se stesso, distaccato e burbero, e a lei piaceva così.

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