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Il primo di dicembre.
Altri trenta giorni e questo anno terminerà.
Non saprei come definire i mesi precedenti perché li ho trascorsi ognuno nella stessa monotonia di sempre.

Sono nella mia stanza, o meglio, nel mio nascondiglio.
Ho le ginocchia avvolte tra le braccia e il mento poggiato sui polsi.
Fisso oltre il vetro e scorgo i piccoli fiocchi di neve volteggiare nell'aria.

Ogni volta che osservo la natura mi stupisco... Quante altre cose la Terra ha da offrirci ma gli uomini non sanno notare cosa ci ha permesso, per ora, di guardare?

I miei occhi vagano a lungo sulla fila di alberi posizionati dalla parte opposta del lago ghiacciato.

Sui rami giace una consistenza soffice, candida e luminosa.
Sono intrecciati tra loro e sembra quasi che riescano ad abbracciarsi, se solo qualcuno li osservasse con un po' più di cuore.

Appaiono quasi irreali per quanto riescono ad incantare.
Fortunatamente, l'incanto è solo per chi sa guardare con la mente, oltre che con gli occhi.

Due colpi alla porta mi riportano al presente.
Sono indecisa sul se pronunciare un 'Avanti', oppure non rispondere e far finta di non essere in camera.

Giro la testa verso l'entrata e sospiro, sapendo già cos'avrei fatto.

"Avanti. Prego." Rimasi immobile accanto alla finestra nella stessa posizione di prima.

Vedo entrare Walter. È il maggiordomo che si occupa di me da quando mia madre non è stata più in grado di farlo. Presumo che sarà venuto qui per dirmi che è l'ora di cena. Ma poco fa ho visto l'orario ed era abbastanza presto per mangiare, perché di solito sono abituata a farlo più tardi.

"Buon pomeriggio." Mi saluta.

"Salve, Walter."

Smette di essere rigido.
Quasi non sembra più l'uomo avvolto dalla divisa, ma un maggiordomo senza più alcuna speranza.

"Sua madre ha avuto delle complicazioni." Dice a tono basso.

Appena quelle parole mi arrivano alle orecchie sento il cuore aggrovigliarsi per un istante.

"Che tipo di complicazioni?" Mi impongo di non fargli sentire la mia voce tremante.

"Trauma cranico. Prima ha avuto delle forti convulsioni. Non abbiamo potuto far nulla se non aspettare che le passassero." Risponde senza perdere tempo e i suoi occhi sono assenti.

Avverto la sua tristezza in questo momento.
Non riuscirebbe ad accettare di perdere una persona a lui così cara.

Mia madre e Walter sono stati amici in passato.
Erano inseparabili.
Lei si fida ciecamente di lui. E lui di lei.
Proprio per questo motivo sono stata affidata a quest’uomo.

“Posso vederla?” Chiedo senza staccare gli occhi da un punto nel vuoto.

“Si. Penso che può. Ma devo prima domandare a lei.” Pronuncia riferendosi a mia madre.
Annuisco.

“Mi segua. Per favore.”

Mi alzo stirando con le mani il lungo abito nero.
Supero lo specchio a passo svelto senza neanche guardarmi e rimango dietro Walter.

Come ho potuto fare una cosa simile?
Mi domando per la millesima volta.

Il solo pensiero mi crea un vuoto incolmabile nello stomaco.

Come ho potuto…
Stringo le mani tra loro, vietandomi di muoverle.

Mi fermo appena sbatto il naso contro il torace di Walter.

“Santo Cielo… Si è fatta male?” Chiede scrutandomi il viso.

“No. È tutto okay. Grazie lo stesso.” Rispondo massaggiandomi il punto addolorato.

Lo vedo annuire e poi entrare in una stanza.
Quella di mia madre.
Dopo neanche due secondi esce e mi fa cenno di avvicinarmi.

Muovo i piedi e mi avvio davanti alla porta.
Mi tremano le gambe.
Ho paura della reazione che potrebbe avere la persona nella stanza in mia presenza.

Mi faccio coraggio e cercando di nascondere la mia fobia, entro.

Aspetto che dica qualcosa.
Non so neanche cosa stia facendo.
Non la sto guardando.
Non merito di farlo, dopo quello che le ho fatto.
Non so neanche perché io sia venuta qui.
Sono proprio una sfacciata.

Bambina..

Giuro di averla sentita.
Alzo di scatto la testa nella sua direzione.

Il suo viso è così puro.
Ma stanco.

“So a cosa stai pensando” Inizia a parlare.

La sua voce è così serena.
Ma contaminata dal dolore che non vuole far scorgere a me.

“Ti prego di non sentirti in colpa. Tu non ne hai. Non sei ancora riuscita a controllare i tuoi poteri. A scoprire quanto possano essere letali.

Non devi puntarti il dito contro da sola. Ho avuto i tuoi stessi problemi alla tua età. Tu sei come me. Noi siamo identiche. Non dirmi che lo hai dimenticato..” Mi sorride.

“No… Non l’ho dimenticato” Rispondo parlando per la prima volta.

“Ci vuole tempo. Ed io sono sicura che ce la farai, anche senza di me.” Pronuncia questa frase con tristezza ma si sforza a guardarmi, trattenendo le lacrime.

“No, mamma. Con te. Abbiamo sempre affrontato tutto insieme. Non posso restare sola. Stavolta sembra tutto così difficile… Ho bisogno di te.” Smetto di torturarmi le dita e distendo le braccia lungo i fianchi.

“Bambina, ricordati che non sarai mai sola. Diventerò una stella del cielo e potrò vegliare su di te per sempre. Avrò più forza da donarti. E tu dovrai lottare per proteggere ciò che noi abbiamo fondato.

Combatterai per amore verso di me. Verso questo posto. Verso di te. Devi amarti, perché finora tu non l’hai mai fatto.”

Ogni parola di mia madre è verità.
Una verità che fa male per quanto è vera.

“Combattere contro… chi?” Chiedo aspettandomi il peggio.

Voldemort.
Ed il peggio era proprio questo.

“Lui è troppo forte. Io… non sono come lui.” Cerco di parlare, ma lei mi interrompe.

“Tu sei tu. Non puoi essere nessun altro. I poteri sono scolpiti dentro di te. La tua forza è uno strato di pelle. Le tue paure ti stanno divorando.

“Sono sicura che l’unica che può essere in grado di sconfiggerlo sia tu. Non io, come il mio popolo crede. Hai tu la forza giusta. Tu sei colei che potrà porre fine a questa guerra.”

Usa un tono più determinato per farmi capire che la realtà è davvero questa.

“Quanto tempo pensi che ti rimanga?” Chiedo con la voce quasi spezzata.

“Meno di due giorni.” Risponde facendomi rabbrividire.

Provo a sperare che non sia davvero così.
Ma lei è una strega.
Proprio come me.
E noi, sentiamo tutto.
Tutto ciò che avvertiamo si avvera.

Anche la mia speranza si sta indebolendo.
Sta cedendo il posto alla realtà.

“Domattina ti aspetto in stanza. Ti spiegherò tutto ciò che fino ad ora non ti ho riferito.” Sussurra muovendo le dita per farmi capire che devo fare qualche passo verso di lei.

Io esito.
Non devo avvicinarmi.

“Non vietarti di nulla per paura di poter ferire qualcuno.” Dice dolce.

“Ti ho già fatto abbastanza male. Non ho intenzione di fartene ancora. Meglio se tu adesso riposa. Ciao, mamma…” Sussurro e mi giro.

Sparisco oltre la porta con la vista annebbiata.

𝐇𝐢𝐝𝐞 𝐌𝐞//𝐃𝐫𝐚𝐜𝐨 𝐌𝐚𝐥𝐟𝐨𝐲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora