03. Quindici minuti in paradiso

880 55 45
                                    

CHARLIE

Sono semplicemente paralizzata.

Bloccata. Pietrificata. Atrofizzata. Neutralizzata. Immobilizzata. Annichilita.

La verità è che non basterebbero tutti i sinonimi del mondo per rendere appieno quello che sta accadendo dentro di me in questo momento.

Un minuto prima guardi una porta, chiedendoti quanto saresti codarda a darti alla fuga, e quello dopo una bottiglia di vetro ti mette spalle al muro.

Ora, non che voglia fare la melodrammatica della situazione, ma se il diavolo in persona decidesse di aprire un varco nel pavimento per risucchiarmi negli inferi per il resto dei miei giorni e anche oltre... beh, in questo momento specifico della mia vita non mi dispiacerebbe poi così tanto.

Ingoio a vuoto e, con ancora l'oggetto incriminato puntato contro di me, non posso fare a meno di aggrapparmi a Barbie.

<Che faccio?> sussurro a mezza voce, ben attenta a non farmi sentire mentre Brittany gattona fino alla bottiglia.

<Bene, bene. Vediamo chi sarà il fortunato che si godrà quindici minuti in paradiso con la nostra Charlie> la sento dire in sottofondo: lontana, ovattata.

Spalanco gli occhi e strattono Barbie. <Credo di star avendo un attacco di panico. Devo vomitare. Sto morendo, lo sento.>

<Charlie, non essere sciocca.> Barbie mi fulmina con lo sguardo e mi da una spinta per riprendersi il braccio.

<Siete pronti?> chiede nello stesso momento Brittany e da una spinta decisa alla base della bottiglia.

<Io non lo posso fare, Barb> quasi piagnucolo nel suo orecchio.

<Smettila!> mi sgrida a bassa voce, controllando con la cosa dell'occhio che nessuno ci sta guardando. <È una cosa bella, Charlie. Siamo a una festa, ci stiamo divertendo e tu stai per baciare un bel ragazzo.>

<Come lo sai che sarà bello?>

<Perché noi non baciamo ragazzi brutti, tesoro, e il karma ne é a conoscenza.>

Annuisco poco convinta. <È solo un quarto d'ora> mi autoconvinco. <Passerà in un attimo e...>

<E ti divertirai> abbozza l'ombra di un sorriso. <Esci dal guscio, Charlie. Vivi, non avere paura. Goditela! E non guardarmi come se stessi per metterti a piangere o non ti dirò mai più qualcosa di carino.>

<No, certo, no. Non voglio piangere> ribatto con un sorriso. <Ehi, Barb, ti voglio bene.>

Barbie appiattisce le labbra l'una contro l'altra, lancia uno sguardo verso il pavimento e mi da una leggero colpetto sulla mano.

<Sono contenta tu l'abbia detto e, per amor di giustizia, vorrei solo ricordarti che non è stata prettamente una mia idea quella di unirci al gioco.>

Aggrotto le sopracciglia, perplessa, quando Barbie mi stringe il viso tra due dita e mi costringe a guardare in basso.

Più precisamente verso il pavimento, dove la bottiglia ha appena fatto la sua scelta. E il collo indica inequivocabilmente verso Andrew Rogers.

Tutto per un bacio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora