Smise di abbracciarmi.
La guardai, pelle pallida, occhi rossi, lunghi capelli raccolti in una treccia.
Non riuscivo a capacitarmi fosse una vampira maledetta a cui era stato tolto il gusto di bere sangue.
"Non preoccupati, so che nonostante ne odi il sapore sono costretta a berlo, ormai mi limito a bere il sangue delle poche creature che ce l'hanno decente o per meglio dire che percepisco come decente. Mi sento assurda, una vampira che non si nutre degli umani, quanto mai mi hanno maledetto"
Fece un sorriso artefatto e mostrò i bianchi canini.
"Puoi restare sotto il sole vedo"
"I vampiri rischiano di sgretolarsi sotto il sole troppo forte e la nostra pelle brucia sotto di esso, la luce della mattina presto e del tardo pomeriggio non è abbastanza potente, ma è fastidiosa ed ecco, io ho perso lo stimolo di questo dolore. Cosa ne resta del mio essere vampiro? Il problema è che posso lo stesso sgretolarmi, devo evitare di uscire nella fascia dalle undici alle quattro"
Provai a immaginare di trovare la pizza, la pasta, la nutella e la carne schifosa, i gusti alterati.
"Dev'essere terribile, ma perchè mi hai salvato?"
"Mi hanno esiliato, nessuno vuole stare con me quindi devo essere gentile con voi umani, metterò delle lenti a contatto e tu sarai la mia guida" disse con voce suadente.
"Ah, sì, ma i denti?"
Si girò e iniziò a camminare.
"Ho un problema ai denti, dirò questo, tanto voi umani non credete ai vampiri. Sono sicura che la mia antenata Lilith si stia vergognando di me"
Iniziai a seguirla, i suoi passi rimbombavano sicuri e i miei erano flebili.
"Ti ho vista colpire con la freccia due lupi e poi, visto che non erano tutti morti e non avevi altre frecce sei balzata a una velocità sovraumana sul superstiste e l'hai azzannato, dubito che se qualcuno ti becca così andrà tutto bene"
Il rumore delle foglie mosse dal vento accompagnava le mie parole.
Passarono alcuni minuti senza che nessuna delle due parlasse.
"Ti aspetto qui" affermò e si sedette su un masso in mezzo a una radura.
"Voglio delle lenti ambrate e qualche vestito decente per la vostra società"
Indossava degli strani vestiti, alcuni con tessuti marroni e bordeaux rovinati qua e là e altri composti da pelle di animale, più che una vampira sembrava un umano vissuto oltre duemila anni fa.
Era vestita male eppure non riuscivo a non trovarla carina.
Il simil poncho che indossava nascondeva le sue forme, chissà com'era il suo corpo sotto di esso.
Avvampai dall'imbarazzo accorgendomi di star fissando l'ipotetico punto dove dovrebbe esserci la vita.
"Scusa"
Toccai la mia borsa a tracolla, la salutai con la mano e iniziai a dirigermi verso il paese.
Mi guardavo attorno, ero in una foresta e ogni rumore mi faveva scattare.
Andai in un negozio e presi dei vestiti sperando le andassero bene, ma le lenti dove le avrei trovate?
Presi degli occhiali da sole a specchio e tornai nel bosco.
"Asura, dove sei?" chiesi senza gridare.
Sentì un fruscio.
"ASURA!?"
Inspirai ed espirai, poi deglutì.
"Sono qui sopra"
Alzai lo sguardo e vidi poco più avanti Asura su un albero, stava mangiando una lince.
Il sangue colava, sporcandole gli stracci, e le sue zampe pendevano senza vita.
"Sono buoni i felini, la cosa più commestibile possibile" disse e balzò giù dal ramo lasciando l'animale là.
"Stai attenta a cacciare, potrebbero beccarti"
"Sì, sì, perché non hai preso delle lenti a contatto?"
Mi strappò dalle mani gli occhiali a specchio con lenti azzurre e se li mise.
"Il mio è solo un paesino, dovremo andare in città per trovarle"
"Ok" disse e iniziò a svestirsi.
"Potevi anche prendermi degli stivaletti nuovi"
Si sfilò i pantaloni, una roba che assomigliava a una gonna, il simil poncho e tutti gli altri strati.
Aveva un bel fisico a clessidra e ovviamente una diafana pelle.
Si infilò la maglietta rosa, il maglione nero e dei jeans lilla.
"Da selvaggia sei passata a civile"
"Sì" disse e si slegò la rossa treccia per poi pettinarsi i capelli con le pallide affusolate dita.
Sembrava una normale ragazza così.
*Driin-driiin-driin*
Lo smartphone mi squillò, aprì la borsa, lo presi e risposi alla chiamata
"Va tutto bene?"
"Sì mamma"
"Sicura vada tutto bene? Mi hai detto che volevi fare solo una passeggiata"
"Ho incontrato una ragazza che è stata abbandonata, ma che ha solo 17 anni, possiamo ospitarla?"
Silenzio, smise di rispondermi, ma era ancora in chiamata.
"Chi è?"
"Una ragazza di 17 anni"
"Un anno più di te, va bene, la ospiteremo, ma devi dirmi tutto di come l'hai incontrata"
"Ciao"
"Ciao"
Chiuse la chiamata.
Mi venne in mente che avevo un'amica che faceva cosplay e la chiamai.
Era a casa.
Andai da lei a piedi e presi quello che dovevo prendere.
Asura si lamentò che voleva le iridi ambrate e non verdi.
Potevo veramente fidarmi di lei?
Mi aveva salvato sì, ma magari mi stava ingannando.
Andammo a casa mia e la presentai a mia madre, a detta sua era una brava ragazza e potevamo ospitarla finché non avrebbe compiuto 18 anni.
Le mostrai la casa ed essendo che avevo un letto doppio avremmo dormito assieme.
"Appunto, è giorno ora, come è possibile tu sia sveglia?"
"In realtà è sera, guarda fuori dalla finestra"
"Sta arrivando la sera, sì, però..."
"Te l'ho detto, voglio vivere con voi e sto cercando di abituarmi ai vostri ritmi"
"Cosa vuoi fare ora?"
"Non lo so"
"Possiamo giocare a carte, non so"
Le insegnai a giocare a Uno, a Scala quaranta e a Forza quattro. Presto arrivò la mezzanotte.
Non era male la sua compagnia, ma continuava a evitare di accarezzare la mia gatta e la gatta di conseguenza la ignorava, o forse il contrario.
Milù iniziò a farmi le fusa e si sedette sulle mie gambe, accarezzai il suo morbido pelo bianco.
"Certo che pesi"
Guardai Asuna, fissava il muro alla sua sinistra.
"Tutto bene?"
"Sì, è solo che ho carenza di sangue"
"Ma se hai bevuto prima quello della lince e pure del lupo"
"La lince non l'ho finita e di solito sono abituata a bere ingenti quantità di sangue, cosa vuoi sia un lupo in confronto a un umano?"
Milù alzò le orecchie dritte dritte e iniziò a oscillare velocemente la coda, facendola occasionalmente picchiare contro le mie cosce.
"Ma perchè stai smettendo di fare le fusa? Milù cara resta tranquilla, sei adorabile"
Il suo morbido pelo mi rilassava, nonostante questo non potevo fare a meno di avere un certo mal di pancia.
Gli occhi verdi di Asura mi mettevano soggezione.
"Dai, parliamo un po'"
"Non mi va"
Milù scese dalle mia gambe e uscì dalla stanza.
Passammo il resto della serata a giocare ai videogiochi e poi andammo a dormire.Mi svegliai senza sentire il solito miagolio, Milù non era sdraiata di fianco a me come al solito, al suo posto c'era Asura.
"Buongiorno"
"Buongiorno"
Era ormai mezzogiorno e dopo cinqur passati con lei a parlare andai a pranzare.
"Tu non mangi?" le chiese mia madre, che aveva già mangiato.
"Non ho fame" disse e la sua pancia la tradì brontolando.
"Devi mangiare, non farti problemi, questa è la tua casa"
"Esco dopo a prendermi una pizza" disse con un tono così deciso da lasciare di spiazzo mia madre.
"Ok"
Le vidi uscire dalla cucina.
Guardai la ciotola di Milù delle crocchette, aveva mangiato meno del solito, magari non le piaceva la nuova marca.
Finì di mangiare e rimasi qualche minuto persa nei miei pensieri, presi un po' di umido e lo misi nel piattino apposito di fianco all'acqua.
Aprì la porta della cucina per andare a cercare la gatta, non era al primo piano, forse era salita al secondo.
Salì le scale e sentì un grido.
Era la voce di mia madre.
Corsì, il mio cuore era poco più veloce dei miei passi.
Saltai due gradini alla volta, che era successo?
Mi ritrovai in corridoio e notai nella stanza alla mia destra del sangue e Milù tra le mani di Asura.
"MILÙ! CHE LE HAI FATTO!?"
Le lacrime iniziarono a rigarmi il viso, non poteva essere la mia gatta.
Spostai lo sguardo e vidi mia madre a terra, sdraiata.
"È solo svenuta " disse mentre smise di succhiare sangue.
"Stronza, che ti passa per la..." mi bloccai, e se mi avrebbe ammazzato?
Avevo freddo, mi sembrava di ricevere gelide carezze nonostante le finestre fossero chiuse.
Era un incubo forse.
Era un incubo forse...forse...no, non lo era.
Mi misi le mani nei capelli e gridai.
Mi mancò per un attimo il respiro.
Corsi via e scesi le scale, ma quando arrivai in sala mi afferrò per la vita e mi strinse a sè come mi stesse abbracciando.
"Ascoltami"
"NO, LASCIAMI!"
Mi dimenai, ma ero inerme, ero debole, ero inferiore, ero dannatamente stupida a provarci, ma l'ira mi aveva accecato, o era la disperazione.
Inspirai ed espirai.
Forse non era così grave come pensavo.
Rilassai i miei muscoli, magari se ne sarebbe andata da un altro umano.
Mi lasciò e fece qualche passo dietro a un tavolo come per mettere una barriera tra di noi.
"Vieni con me e viviamo assieme?"
"No"
"Vieni, sei solo una debole umana, pensi di potermi contraddire?"
Non parlai, non volevo vivere con lei, ma nemmeno dirle di no.
"SE NON VUOI CHE TI AMMAZZI VIENI CON ME, NON VOGLIO RIMANERE SOLA"
Picchió le mani contro il tavolo mentre le lacrime le rigavano il viso.
Piangeva.
"Abbandona tutti con me, per me, sei di mia proprietà, io sono la vampira e tu l'umana, io la predatrice e tu la vittima, io..."
Il respiro irregolare le impedì di continuare.
Guardò le venature del legno e poi le sue pallide mani.
Non poteva dire sul serio, sentivo il mio corpo ghiacciarsi, avevo la pelle d'oca e d'istinto indietreggiai di un passo.
"Non sono umana e mai lo sarò, Alisea, il tuo nome deriva dal nome del vento alizee eppure non sarai più libera, mi dispiace però non starò sola per l'eternità, ti tratterò bene, te lo prometto"
"Morirò" sussurai
"Troverò un modo di ammazzarmi per allora"
Sentì un dolore alla nuca e iniziò a girarmi la testa.
Il mio corpo si faceva sempre più leggero, sentivo l'aria mancare come se fossi soffocata.
"Verrò"
Sarei andata, era la mia unica scelta.
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Milk e Coffee
Cerita PendekQuesto libro contiene tre brevi racconti dalle tinte dark fantasy-horror. Nel caso ve lo stiate chiedendo no, non ci sono racconti su A2, ho messo questa copertina solo perchè ricorda un personaggio(Milk per la precisione). Milk e Coffee è il titolo...