Nel paesino di campagna in cui vivevo i ragazzi e le ragazze avevano una cultura pari a quella di un sasso, mentre io ero ambiziosa, se non altro. Mia madre lavorava per l'agenzia pubblicitaria di un giornale locale e tutti i giorni potevo leggere notizie fresche di stampa. Una volta l'informazione era diversa, mentre adesso ci riempiono di fake news. In tutti i casi, coi miei compagni di classe ci sono andata d'accordo fino alle elementari perché ne ero costretta, altrimenti prendevo degli scappellotti da ricordare. Ebbene sì, nonostante qualche schiaffo qua e là, sono cresciuta lo stesso. Alle medie invece proprio non riuscivo a tollerare quella classe di contadini bigotti e retrogradi che mi ero ritrovata. Rubavano, parlavano solo in dialetto (perché l'italiano non lo sapevano) e ce n'era uno che si faceva chiamare Pio ma non perché era minuto come un pulcino, e nemmeno perché era casto e puro come Padre Pio: il soprannome era del tutto ironico. Nelle immagini che lui chiamava "santini", e che si scambiava con gli altri compagni di classe, c'erano foto di donne nude. Capirete quindi che quel bifolco era tutt'altro che pio. Inoltre, all'epoca c'era il problema dell'integrazione sociale e avevamo un sacco di ragazzi stranieri che andavano e venivano. Rumeni, moldavi, polacchi, alcuni diligenti, altri meno. Comunque, non dico che la possibilità di imparare mi fosse preclusa, ma l'ambiente non era affatto dei più favorevoli.
C'era tanta invidia, tanta disonestà.
Io non potevo nemmeno stare fuori casa più di un giorno perché la puntura che dovevo fare la sera doveva stare in frigo tutto il tempo.
Un giorno ho deciso di aprirmi ai miei compagni raccontando la mia condizione in un tema di italiano, ma il riavvicinamento è stato impossibile. La risposta che ho ottenuto è stata: " io non te li do i miei ormoni". Vabbè, grazie tante, ce li ho lo stesso, avrei voluto dirgli, non mi servono i tuoi. Vengono prodotti sinteticamente in laboratorio.
Fatto sta che prima dei quindici anni non sapevo nemmeno cosa significasse truccarsi, avere un po' di seno o il ciclo. Avevo i baffi, e peli sul viso che sembravo un maschio. Mi sfottevano per un baffetto.
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la mia vita con la síndrome di Turner
General FictionAutobiografia di una trentenne allucinata in via di estinzione perché casi come il suo sono scomparsi ormai. Oltre alla rara combinazione genetica, l'odio per la matematica e le scarse capacità logico organizzative, le sedute dalla psicologa e la t...