Capitolo 11°

438 20 0
                                    

Dylan Pov's:

Sentii lo spezzarsi di quei rametti e mi insospettii .
In altre circostanze potevo credere che fosse stato un'animale o semplicemente io, dato che non avevo per niente fatto attenzione nel non fare troppo rumore.
Ma un tentativo valeva certo la pena farlo.

Non era di certo molto saggio , andare contro un'animale nel cuore della foresta , ma mi sentivo comunque protetto;avevo con me la mia adorata pistola.

Vidii un tronco bello grande sulla mia sinistra e tirando fuori l'arma, dalla cinghia dei jeans avanzai verso quella direzione.

La tenevo puntata verso il tronco, se era Grace o una bestia selvatica non importava , avrei sparato lo stesso.
Ero già incazzato abbastanza per conto mio.Con Jack , con quella ragazzina , con mio padre.
Valeva lo stesso la pena farla fuori qui e subito.
Cosi da mettere fine a questa ridicola e insulsa missione.

"Grace...Esci fuori." Sogghigliazzai come uno psicopatico per mettergli paura.

Ma il nulla.

L'unica cosa che continuava a sentirsi era il verso fastidioso di quelle maledette cigale.

Feci per tornare indietro, quando peró,sentii un leggero e soffocato singhiozzo.

"Trovat-" ed ecco che la vidi correre via .

Gli corsi dietro , tenendogli costantemente la pistola puntata contro .
Sparai anche qualche pallottola a vuoto , non riuscivo a colpirla dato che inizió a scappare tra un'albero e l'altro.

Così misi via la pistola e iniziai a correre il più velocemente possibile verso di lei.

"Fermati!"Urlai a pochi metri da lei.

La vedevo zoppicare,e cosi mi resi conto che sarebbe stato facile raggiungerla :Era ferita e inconfronto a me, era anche più stanca e meno veloce.
In effetti dopo poche falcate, rispetto al previsto, l'afferrai per la maglietta e la bloccai facendola cadere sul terreno.

Mi misi su di lei e l'immobilizzai del tutto con il mio corpo:"Ora.Ferma."
La sentivo respirare faticosamente contro la mia guancia e gemere rumorosamente per il dolore alla gamba.

"Lasciami!"Mi imprecò contro, cercando di spiegarmi via inutilmente con il suo esile corpo.
In altre circostanze sarei anche potuto scoppiare a ridere.
Ma non oggi.

Si ribellò costantemente sotto di me , finché non riuscì a tirarmi uno schiaffo in pieno viso.

Questo non doveva farlo, pensai tra me e me .

Immobillizai subito i suoi polsi sopra la testa e urlai a pochi centimetri dal suo viso:"Devi stare ferma, cazzo!" Tirando fuori la pistola dalla cinghia dei pantaloni.

La puntai sulla sua testa e vidi i suoi occhioni azzurri spalancarsi e iniziare velocemente a lacrimare.

"P-perfavore..."Sussurrò con voce smorzata.
Caricai nuovamente la pistola e la puntai con più decisione sulla fronte della ragazza.

"Non lo fare."Osservai i suoi occhi stringersi in due fessure e per un'attimo avrei voluto essere nella sua mente.

"Zitta."Ringhiai contro la sua guancia.

Oltre i suoi occhi. (Charlie Edwards)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora