4. Lo sparo.

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«E voi che cazzo ci fate nella mia proprietà?!» urlò un uomo, puntando una pistola verso i ragazzi.

Cloe si nascose dietro a un vaso ornamentale e Lucky dietro alle gambe di Riley, mentre lei strinse istintivamente a sé il bambino per proteggerlo e lo accarezzò dolcemente, cercando di farlo smettere di piangere. Jack lasciò cadere di colpo lo zaino a terra e sollevò le braccia sopra la testa. «Non ci faccia del male, signore! Non abbiamo brutte intenzioni, siamo qui solo perché avevamo bisogno di un posto per proteggerci...»

«Si, esatto... abbiamo anche un bambino con noi! La prego, non ci spari!» esclamò Riley, agitata.

L'uomo sbuffò rumorosamente e, squadrando i due ragazzi da capo a piedi, abbassò lentamente la pistola, mettendola infine in tasca. «Proteggervi da cosa?»

«Aspetta, lei... non sa seriamente cosa sta succedendo?» gli chiese Jack.

«Non so a cosa ti riferisci, ragazzo. Mi sono svegliato quando vi ho sentiti entrare in casa, e per poco non avete svegliato anche mia moglie!»

«Proprio qui fuori ci sono dei mostri che mordono le persone, e quando queste vengono morse si trasformano in mostri anche loro...» mormorò Jack, camminando avanti e indietro per l'atrio, irrequieto.

«Era più credibile che ammettessi che siete qui per rubare, ragazzo...»

«Ma noi non siamo qui per rubare... se non mi crede guardi lei stesso!» disse Jack, indicando con un cenno lo spioncino della porta.

L'uomo annuì appena e si diresse alla porta, poi guardò allo spioncino. «Oddio, ma chi è quella?!»

«La madre del piccolo...» mormorò Riley, sconsolata.

«Oh, cavolo...» disse l'uomo, dispiaciuto.

«Già...»

Tra i presenti calò un silenzio che sembrava interminabile, ma dopo solamente qualche secondo Jack chiese, all'uomo: «Ehm... dovremmo andarcene da qui, per caso c'è un'altra uscita?»

«Si, c'è la porta sul retro» rispose l'uomo, per poi dirigersi verso il salotto dopo aver bloccato la porta d'ingresso con il mobile più vicino ad essa. «Venite con me.»

I ragazzi seguirono l'uomo guardandosi attorno, ammirati dall'eleganza di quell'enorme villa. Il signore, invece, era vestito in pieno contrasto con quell'ambiente così sfarzoso, infatti indossava un semplice pantalone della tuta nero e una t-shirt beige. I suoi corti e folti capelli grigi erano accuratamente ordinati nonostante si fosse appena svegliato, mentre la sua barba, grigia anch'essa, era corta e ben curata, e dall'aspetto sembrava avere attorno ai sessantacinque anni.

«Potete uscire da qui» disse l'uomo, dopo essersi fermato davanti a una porta.

«E lei? Cosa farà?» gli domandò Jack.

«Per il momento resterò qui con mia moglie. Potrei rendere questo posto una vera e propria fortezza, se volessi... poi deciderò sul da farsi.»

«Beh, visto com'è questo posto non mi sembra per niente una cattiva idea!» disse Riley, affascinata al pensiero.

«Hai ragione» disse Jack. «Ora però è meglio se andiamo, Riley. Grazie e buona fortuna, signor...»

«John» disse l'uomo, sorridendo ai due ragazzi e al bambino.

«Jack.»

«Riley, e lui-»

«W-William...» borbottò timidamente il bimbo, per poi nascondere il viso nel collo della ragazza.

«William.» ripeté Riley, sorridendo alla tenerezza di quel bambino. Gli accarezzò dolcemente i capelli rossi, stringendolo a sé.

«Piacere, piccoletto!» disse dolcemente l'uomo.

Among the deadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora