𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝐓𝐑𝐄

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ᴀᴛᴛᴏ ɪ 
ʀɪᴄᴏʀᴅɪ ᴅɪ ᴜɴᴀ ᴍᴏʀᴛᴇ ᴘᴀssᴀᴛᴀ

Nessuno sulla faccia della terra aveva mai osato pensare intensamente al diavolo. Il suo aspetto o la sua voce profonda - che adescava donne e uomini nei vicoli più bui- . Sicuramente ne esisteva uno così come esistevano l'inferno e il paradiso e naturalmente vi ci doveva essere un capo che mantenesse l'ordine, forse non era Dio ad occuparsi del paradiso ma tutti erano sapevano che lì sotto ci fosse lui, pronto ad accogliere ogni anima peccatrice.. ma nessuno era a conoscenza che non fosse da solo, infatti gli sedeva accanto una sorta di assistente. La donna restava seduta ridendo ad ogni singola anima che le passava davanti, pensò a come durante la loro vita erano state molto cattive d'altronde si trovavano lì.. ma nessuno era mai stato malvagio come lei. Nonostante tutto restava in disparte continuando a bruciare in eterno come una fiamma invincibile, il colpo alto e snello la rendeva ancora più pazza in qualche modo.. quelle che una volta erano mani, ora non erano altro che artigli incandescenti pronti a ferire qualsiasi cosa, i suoi occhi così come il suo volto erano allungati e spigolosi mentre ed infine a concludere il quadro c'erano i capelli, una lunga chioma incandescente che spiccava verso l'alto per mostrare tutta la loro potenza.
Restava seduta su un trono nero osservando il panorama che le se palesava davanti - anime dannate che urlavano dal dolore -, fu in quel momento colta dalla noia che andò come a ripensare vagamente ai suoi ultimi giorni di ottobre..

L'aria era molto fredda, il sole non coperto dalle nuvole cercava di riscaldare l'ambiente non riuscendoci minimamente. Ma cosa le poteva importare del sole.. se da quelle sbarre non poteva neanche arrivare a contemplarlo. Il motivo della sua prigionia era sconosciuto per altri ma per lei era così semplice e chiaro - si poteva dire benissimo che quella lista parlasse da sola - e ad inaugurare il suo percorso era stato Gabriel, passando poi al cosiddetto marito e al padre.
Ricordò improvvisamente il marito.. che si era ritrovata improvvisamente tra i piedi, sin da quando era piccola aveva capito come l'amore o tutti quei sentimenti smielati non facessero per lei, non era altro che un barattolo vuoto.

«Corvus, caro?» dissi cercandolo nel suo studio.
«Oh Oh, dimmi pure mio amore» sorrise gentile sotto i suoi baffi neri, abbassando la lente per leggere dal suo naso aquilino.
«Non vorrei disturbarti so che sei molto impegnato ultimamente..» feci una pausa intrecciando le mani, osservando come mi avessero trasformata in una sorta di bambola di porcellana«Ho pensato a quella proposta voglio rivedere mio padre o meglio chiarirci» conclusi decisa.
L'uomo abbandonò quello che stava facendo e si alzò euforico come se non credesse alle sue orecchie «Oh santo cielo dici davvero tesoro?» annuì «Morgana questa è una meravigliosa notizia vieni qui tesoro» mi prese tra le sue braccia facendomi volteggiare, un senso di vomito si arricciò nel midollo.. mentre un'altra parte di me cercava di resistere al dolore che avrebbe dovuto affrontare vedendo quella terribile scena.
«Quando vuoi partire?» domandò
«Il prima possibile ecco... non voglio riavere ripensamenti»
«Sono davvero fiero di te tesoro, dirò ai miei uomini di cercarlo immediatamente! Finalmente conoscerai tuo padre, sono così emozionato!» disse gentile..

I giorni passavano e finalmente dopo una lunga settimana di ricerche, riuscimmo a partire e ad accompagnarci nel nostro viaggio c'era una giovane ragazza seduta, Camilla ovvero la nostra cameriera. Sinceramente non avevo bisogno di nessun supporto ma ahimè qualcuno doveva badare a me secondo mio marito e soprattutto al fardello che cresceva dentro di me. La giovane donna era appena entrata nell'età della fioritura quindi era ben vista da molti uomini, tranne da mio marito.. c'era da ammettere che una cosa che mi incuriosiva di quell'uomo era che non curasse minimamente quella ragazza che le si trovava davanti era come invisibile per lui sotto quell'aspetto.

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