Cold&Hot || Minsung

1장: ultimo giorno al villaggio

Due corpi erano distesi su un letto disfatto, le coperte blu notte erano ormai per terra insieme ai loro vestiti; mentre due ragazzi erano stretti tra le loro braccia con il viso rivolto l'uno all'altro. Stavano dormendo nudi come vermi, la gamba del ragazzo dai capelli blu era appoggiata sulla coscia del ragazzo dai capelli castani e ricci. Quest'ultimo stava abbracciando le spalle del più giovane.

I loro respiri sembravano sincronizzati, erano così tranquilli e rilassati nella loro stretta, che quel raggio di sole che stava entrando in camera avrebbe dovuto sentirsi in colpa nel dar fastidio in quel modo alla coppia. Eppure, ormai, era dentro la stanza e si stava avvicinando al letto, al viso del più grande che dormiva pacato tra quelle braccia. Il suo viso si spostò, si avvicinò alla fronte del più giovane che lo stringeva dal basso; in quell'esatto momento ebbe il contatto con quel raggio di sole che gli fece strizzare gli occhi e lo costrinse ad aprirli, lo aveva svegliato e ora guardava la finestra. Sentiva il respiro di chi stava sotto di lui sul suo collo, quindi si allontanò per osservarlo. Il viso angelico era rilassato e le ciocche di capelli erano sparse disordinate sulla fronte. Ricordava ancora quando le sue dita si erano infilate tra quei filamenti durante il loro piacere. Allungò la mano destra per toglierli, ma quel gesto lo svegliò e incontrò gli occhi neri come la pece, dal medesimo taglio, del più piccolo.

«Scusa, non ti volevo svegliare.» Era così carino appena sveglio, sbatteva le palpebre e aveva la bocca a papera cercando di capire cosa fosse successo, «Jisung ti sei addormentato.»

«Lo so, ma non mi hai svegliato tu.» Esclamò togliendo la mano dal suo petto, mostrando gli addominali e la cicatrice causata da un'operazione che aveva subito da bambino. Jisung si grattò l'occhio sbadigliando, «Mi sono svegliato da solo.»

«Torna a dormire un altro po', ci vuole ancora tempo per il falò.» Affermò il più grande con tono dolce, anche se sembrava che stesse sforzando quella voce. Aveva appoggiato la mano sugli occhi di Jisung, il quale rise a quel gesto.

«Minho!» Gridò allontanando la mano, l'interessato guardò Jisung con un sorriso divertito. Un sorriso che illuminava quel viso a volte spento, triste, «Non voglio dormire.»

«Ehi, non attaccarmi. Pensavo volessi ancora dormire.» Fece le spallucce mentre la mano di Jisung si stringeva in quella di Minho, il più piccolo lo guardava come se fosse la persona più bella che avesse mai visto in vita sua; eppure Minho era talmente sorpreso da quel gesto che nemmeno si accorse di come lo stesse guardando, «Vuoi andare dai tuoi amici?» Si voltò nel guardare il giovane, il quale subito cambiò espressione.

«Non mi va, voglio restare un altro po' qui con te. Dopo oggi non ti vedrò più, mentre loro li vedrò ogni giorno. Facciamo la stessa scuola. Voglio passare queste ultime ore in tua compagnia.» Minho sentiva che Jisung non era sincero, percepiva da come gli parlava o lo guardava come se avesse infranto la prima regola: non affezionarsi all'altro.

«Io vorrei un po' suonare il pianoforte, se ti va puoi restare.» Indicò il pianoforte a muro di legno di mogano che c'era in camera, «Anche se so che ti annoia molto.»

«Farò un'eccezione per te.» Sorrise con i suoi denti dritti, la bocca piccola che si allungava per crearlo.

«Non mi piace che ci siano spettatori.» Esclamò chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sul cuscino.

«Non ti piace nemmeno mostrare questa cicatrice, eppure io la vedo. Dai, fai un'eccezione per me. Non lo andrò a dire in giro, anche perché chi mi crederebbe?» Si era alzato e disteso sul corpo del maggiore, le parti intime si toccavano, e il mento di Jisung era appoggiato sul petto di Minho mentre lo guardava con due grandi occhi che dovevano intenerire quel cuore di ghiaccio. L'interessato abbassò il mento e si ritrovò il giovane a pochi passi dal suo viso, sorrise trovandolo adorabile con quello sguardo, «Dai, non andrò a dire in giro che schiappa che sei.»