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"Basta!" urlò Adaline immobile dal suo letto di ospedale.

Io e Lucas ci voltammo subito verso di lei.

"Che succede Ad?" disse lui.

Adaline si coprì con la coperta leggera fino alle spalle.

"Non voglio saperlo. Non voglio sapere cosa mi è stato diagnosticato né tra quanto morirò. Non voglio vedere quella cartella clinica posta nel raccoglitore davanti al mio letto, vi prego, levatela."

Adaline era stanca, ma stanca di tutto e tutti. Era stata sottoposta a molti esami, ed era trattenuta in quel letto.

"Tesoro..." cominciai io, ma subito le mani di Lucas furono sulle mie spalle.

Mi girai verso di lui e iniziai a piangere.

Non volevo che Adaline vedesse sua sorella, quella più grande, quella che doveva essere la più forte tra le due dopo la morte dei nostri genitori, in quello stato. Non volevo davvero piangere, ma alla fine anche i più forti scoppiano. Anche i più forti hanno le loro debolezze.

Erano passati 5 anni dalla morte dei nostri genitori, e Adaline era diventata ormai maggiorenne, ma chissà per quale motivo adesso si trovava in quell'ospedale.

Lucas mi abbracciò, era un infermiere davvero dolce e ci sapeva fare con Adaline.

Lei che era uno spirito libero, non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, era quasi sempre scontrosa e fredda, chiusa in se stessa. Lei, stava finalmente imparando a relazionarsi con gli altri. Non aveva amici, ma a lei la cosa non era mai pesata, o almeno così sembrava. Lucas, una volta staccato dall'abbraccio si rivolse alla mia sorellina: "Ad, devi stare tranquilla va bene? Non ti succederà nulla. I dottori hanno detto di aver bisogno di altre analisi, altri esami da fare, ma per ora tranquillizzati, magari prova a dormire un po', io intanto porto via questa cartella clinica che tanto ti inquieta, va bene?"

Adaline annuì: "Lucas, grazie. Ma davvero non voglio dormire, adesso."

Ignorò la faccenda delle analisi, ma sentivo che era sotto pressione. Un altro po' e sarebbe scoppiata, me lo sentivo.

Lucas mi fece segno di uscire dalla camera, così mi avvicinai a mia sorella e le diedi un bacio sulla fronte calda. "Resisti" sussurrai. "Resisto" rispose lei.

Uscimmo da quella camera così monocromatica e chiusi la porta dietro di me.

"Ti offro un caffè, aspetta qui." Disse Lucas.

Mi sedetti su una scomoda sedia di plastica nera, e mi presi la testa tra le mani. Infilai le dita tra i capelli e li tirai leggermente. Non sapevo davvero cosa fare.

Mentre aspettavo Lucas vidi un'infermiera dai capelli rossi entrare nella camera 96, quella di Adaline, con un vassoio di cibo in mano. Cibo che sicuramente non avrebbe mangiato. Si rifiutava persino di andare in bagno, testarda lei.

Arrivò Lucas con due caffè fumanti e me ne porse uno. "Grazie." Lo ringraziai.

"Senti, devo dirtelo, la situazione è grave. Adaline ha qualcosa al cuore, qualcosa che nemmeno i medici riescono a spiegarsi. Non voglio allarmarti più di tanto, ti accorgi da sola che le condizioni di tua sorella non sono poi così buone. Domani faremo ulteriori analisi e magari i medici riusciranno a darti una risposta precisa a tutte quelle domande che hai in testa. Perché io so che ce l'hai."

Sospirai, mi stava praticamente dicendo che Adaline poteva morire da un momento all'altro. Scossi la testa, non volevo proprio accettarlo. "Adaline non può lasciarmi, non può andarsene anche lei" dissi con un filo di voce.

Di solito i dottori hanno la risposta sempre pronta, ma quella volta Lucas non sapeva cosa dirmi.

"Perché non vai a casa e provi un po' a dormire?" Disse semplicemente, voleva cambiare discorso.

L'aria in quell'ospedale era opprimente, non dormivo da giorni e saltavo le lezioni all'università per stare vicino a mia sorella. Un bel bagno caldo e una dormita di un paio d'ore nel mio comodo letto di certo non mi avrebbe fatto male.

"Va bene, ma tra tre ore torno per vedere come sta..."

Salutai Lucas e corsi a casa.


Dopo aver dormito per un'ora scarsa, ritornai all'ospedale. Erano ormai le undici di sera e non potevo più entrare in camera di quella bellissima creatura che era mia sorella. Così sbirciai dal vetro della 'finestra' di quella camera. Stava dormendo beatamente e aveva un sorriso stampato sul volto. Lei probabilmente sapeva. Sapeva che la sua vita poteva terminare da un momento all'altro. Mi misi a sedere sulla stessa sedia di qualche ora fa e presi il telefono. Aprii la galleria e guardai tutte le foto presenti, erano per la maggior parte foto di Adaline da sola, ma in qualche foto c'ero anche io. Avevamo un rapporto bellissimo. Non possono portarmi via anche lei.

Fu dopo circa un'ora che sentii un suono assordante provenire dalla camera di Adaline. Così mi alzai di scatto e spalancai la porta. Lanciai un'occhiata alla macchina che teneva sotto controllo il battito del cuore di mia sorella e quello che vidi mi spezzò il cuore. Una linea retta, il battito a zero.

Ed è in quella fredda giornata di dicembre che il cuore di Adaline cessò di battere.

Ero sola. Completamente.

Quello che successe dopo, non lo capii bene. C'erano dottori ovunque, che mi spinsero fuori. Avevo gli occhi offuscati dalle lacrime, ci vedevo malissimo. Singhiozzavo rumorosamente. 

Ora del decesso: 00:19.

Adaline. (os)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora