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Le sue mani si muovevano nervosamente, aggrappandosi l'una all'altra, stringendosi a vicenda e poi rilasciandosi, palmi premuti contro le sue gambe.

Era nervoso. Forse un po' troppo nervoso, ma come avrebbe dovuto non esserlo?

Sapeva che sarebbe andato tutto bene. Non poteva aspettarsi una risposta negativa, sapeva con chi aveva a che fare e sarebbe stata una contraddizione se quella persona lo avrebbe spinto indietro, disgustato dalle sue parole. Era pura logica, il campo di Minho, la parte della realtà in cui si sentiva più a suo agio, ma per un certo motivo non riusciva a concentrarsi su di essa.

Il suo messaggio nella chat sul suo cellulare rimase immobile a fluttuare nello spazio per vari minuti, così tanti che pensava che il suo amico si fosse dimenticato di lui. Non poteva essersi dimenticato di lui, erano passati nemmeno quindici minuti da quando gli aveva chiesto di venire a casa sua.

Proprio quando era ormai a pochi millimetri dal campanello, la porta dell'abitazione si aprì davanti ai suoi occhi, ciocche di capelli biondi si addossarono al collo di Hyunjin. –Hey.– lo salutò, prendendo un morso da quella che sembrava essere una tavoletta di cioccolata.

Minho rispose soltanto con un cenno di testa, facendosi strada all'interno della casa del suo amico e tirando un'occhiata alla sua mano destra mentre avanzava verso la sua camera. –Posso un pezzo?– gli chiese.

Hyunjin fece una smorfia, cedendo comunque una parte della sua merenda al suo amico. –Mi spieghi perché sei qui? Non stai sempre con Jisung di pomeriggio?

Minho sventolò una mano nella sua direzione, masticando in fretta il cioccolato e dimenticandosi del sapore dolce non appena sentì l'amaro dei suoi pensieri, che gli ricordavano la risposta alla domanda del suo amico. –Dammi tempo. Siamo soli?

–Sì, perché?– gli chiese ancora Hyunjin, curioso come al solito.

–Okay.– mormorò. –Andiamo comunque in camera tua.

Era tutto troppo silenzioso quando arrivarono e si sedettero l'uno vicino all'altro sul letto di Hyunjin. Era silenzioso come lo era stato il giorno in cui Hyunjin gli aveva detto tutto, ma ora le cose erano ribaltate. Beh, non proprio.

Minho prese un respiro profondo, tentando di iniziare con qualcosa di più semplice. Non poteva spostare l'argomento su Hyunjin per sempre, ma perlomeno poteva cominciare da lì. –Allora...come va?

Hyunjin rise, dandogli una pacca sulla spalla. –Se stai cercando di non sembrare strano, stai fallendo.– disse. –Sto bene, comunque. Tu? Non mi sembra.

–Okay, grazie tante.– borbottò Minho. –Hai fatto progressi con Changbin?

I movimenti rilassati dei piedi di Hyunjin si fermarono all'improvviso. –Non proprio.– ammise, sospirando. –Forse sono solo stupido.– continuò poi. –Certe volte lo guardo e mi sembra che provi esattamente le stesse cose per me. Ma come dovrei chiederglielo?

Una stretta allo stomaco. Non sentiva alcuna nausea, ma non si sarebbe sorpreso se avesse iniziato a poco. Strofinò i suoi palmi sui suoi jeans, il tessuto ruvido che lo tratteneva dall'impazzire completamente. –Ho..ho una cosa da dirti.– sputò fuori, i suoi occhi puntati contro il pavimento.

–Oh, quindi c'è un motivo per cui sei venuto qui.– commentò Hyunjin. –Avresti dovuto dirmelo subito. Lo so che non ci parliamo più così spesso, ma non serve che mi chiedi come sto o quel genere di cose.

–No, non era per quello.– scosse la testa, forzandosi a spostarla poi in direzione del suo amico, sollevato dall'espressione tranquilla sul suo viso. Era Hyunjin. Non poteva andare male. Forse, l'avrebbe anche aiutato a sentirsi un po' meno solo.

secret secret | minsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora