Prologo

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Ciao Olivette, come state?  mi siete mancati tantissimo. Sto passando delle belle vacanze, spero anche voi!

Premessa: Questo capitolo è un'introduzione, quindi sarà corto, ma non vi preoccupate che i prossimi saranno lunghi.

Nota: è collegato al capitolo 23.

Potete trovarmi su tiktok e instagram con il nome: Hopelesslies_.

Dooren young


La vita è fugace, il destino ingiusto, le occasioni sono date nei momenti sbagliati, alle persone giuste.

Svegliarsi e ricordare la persona che più ti è stata accanto non ci sia nella tua vita, e che non puoi fare nulla per cambiare il passato, è un altro tipo di dolore, incolmabile.

Tutti noi abbiamo bisogno di qualcuno su cui contare. Sapere che nella propria vita ci sia qualcuno disposto a sacrificarsi pur di proteggerti è un dono.

Le spine delle rose servono a tenere lontani i predatori, e non possono essere tagliate via, perché altrimenti potrebbero far soffrire il fiore, fino a condurlo alla morte.

Kai era stato l'ombra di Sophia fin da piccolo.
Quando venne a mancare sua madre, lui non riuscì più a vedere la bambina di cui si era tanto innamorato.
Dovette cercarla da solo, con tutte le sue forze pur di rincontrarla, questo era il suo obiettivo.

In primo liceo, Kai già svolgeva qualche lavoretto per i vicini. Racimolava i soldi per comprare a Sophia un servizio da tè che tanto desiderava. Kai ebbe la fortuna di trovare l'indirizzo della ragazza nell'agenda della madre.
Erano esattamente le sei di pomeriggio quando il ragazzo comprò il servizio da tè, sapeva che alle sette chiudevano le poste, quindi quando uscì dal negozio con in mano un enorme pacco, che a malapena riuscì a sorreggerlo. Si incamminò verso la fermata dell'autobus, e aspettando una quindicina di minuti pensò che se fosse rimasto ancora seduto avrebbe fatto ritardo.

Si guardò intorno per trovare qualsiasi mezzo più veloce dell'autobus.
Puntò ad una bici attaccata ad un palo, non c'era nessuno a guardarlo quindi ne approfittò. Il suo migliore amico, Drew Walker, gli aveva insegnato come rubarle, quindi prese coraggio e mise in atto la teoria che ricordava.
Posizionò lo scatolone in modo da non farlo cadere, e appena salì sulla bici, il proprietario lo raggiunse
« Ragazzino, che stai facendo? » Kai si girò verso di lui, nel panico iniziò a pedalare
« Gliela riporto! Scusi.» a stento riesce a tenersi in equilibrio per la forza esercitata dallo scatolone. Gli batteva forte il cuore, non era abituato a questo tipo di adrenalina.
« Vieni qua! » sentì da lontano, e rimangiò quello che aveva detto. Non voleva ritrovarsi ancora quell'uomo davanti, quindi sarebbe stato meglio non riportare indietro la bici.
Prima di consegnare il pacco, lo aprì per incidere con un pennarello sottile le loro iniziali, proprio sul cucchiaino. Lei avrebbe capito, pensò Kai.
« Vuole aggiungere un bigliettino? » Gli chiese la signora intanto che masticava una gomma. Lui annuì, e quando gli venne data una penna e un pezzo di carta, scrisse il suo numero di telefono aggiungendo che doveva chiamarlo prima possibile perché aveva delle cose da dire molto importanti.
Era il momento giusto, finalmente poteva dichiararsi a Sophia.
Ma il destino aveva in serbo ben altro, perché quel bigliettino venne perso durante la consegna e Sophia non lo vide mai.
Di conseguenza Kai aspettava giorni e giorni vicino al telefono, rispondeva sempre lui ad ogni squillo. Inevitabilmente dopo qualche mese perse le speranze.

Fino a quando, un giorno, del terzo liceo di Kai, il padre gli aveva ordinato di dare in beneficienza alcuni oggetti della casa, pur di fare una bella figura davanti alla famiglia di Kate Evans. Kai quell'anno venne bocciato per la mancanza di interesse e menefreghismo a scuola, quindi dovette ripeterlo.

« Vieni a darmi una mano, tua madre collezionava troppe cianfrusaglie » Kate farfugliò indicando tre scatoloni « Ci penso io » Kai invitò la ragazza che stava frequentando ad uscire dalla cantina. Quando iniziò a perdere le speranze su Sophia e della possibile unione, aprì gli occhi su Kate e le diede una possibilità.

Sfogliando i vari diari della madre, seduto attaccato al muro, si accorse di qualcosa, oltre ai mille viaggi che fece in gioventù, notò un bigliettino strappato alla fine delle pagine. « Non posso crederci... » bisbigliò, si strofinò gli occhi, sperando che fosse solamente un sogno. Ormai stava andando avanti, sarebbe ritornato sicuramente indietro con i sentimenti se avesse fatto questo passo.  Prese un respiro profondo e digitò il numero della famiglia Clark, sentì squillare quattro volte fino quando una vocina si insinuò nell'orecchio. « Pronto chi parla? » Il cuore di Kai palpitava cosi forte da costringerlo a mettersi una mano sul petto « P-pronto? Sophia? » La gola si serrava ogni secondo che passava, doveva muoversi nel parlarle. « Si sono io, chi parla? »  percepì tensione nella sua voce « I-io...I-io...s-sono...io sono...» balbettò, si diede uno schiaffo in faccia. Non poteva perdere questa occasione « Senta, è uno scherzo telefonico? Guardi che non mi fa paura! Arrivederci » Prima che potesse parlare, Sophia riagganciò senza dargli tempo di spiegare « No asp-. »  Frustrato lanciò di getto il telefono per terra 

« Kai?... Kai io non ce la faccio più, devo saperlo »  Il ragazzo dai capelli corvini alzò il viso, il filtro della luce illuminò gli occhi lucidi di Kate. « C-cosa? da quanto stai qua ad ascoltare?  » Si raddrizzò e preso dall'ansia si scompigliò i capelli.  « Abbastanza da chiederti...chi è Sophia? » Kate non voleva avvicinarsi a Kai, sembrava che il terreno scottasse e quello che stava provando era un qualcosa di inspiegabile. Lei lo conosceva fin da bambino, e si era sempre accorta dei suoi comportamenti strani.  Kai si appoggiò al muro e inclinò la testa facendo sporgere il pomo d'adamo « Non mi lasci altra scelta...  ».

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