III

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Louis Tomlinson, stava prendendo in considerazione di mollare un caso, per la prima volta in vita sua. Lo faceva perché sperava in quel modo di mostrare quanto ci tenesse davvero ad Harry, al suo perdono, e che una cosa del genere non sarebbe mai più successa... o semplicemente perché era un codardo, e stava questa volta scappando dal lavoro. Era stanco di inseguirlo, di essere in continua lotta e quella discussione, avvenuta quel pomeriggio, lo convinse: lasciava l'incarico ad Harry, nessun rivale tra i piedi più possibilità di riuscita e se ne tornava a Londra, solo e con il cuore spezzato. La sua psicologa avrebbe sicuramente dovuto comprare un nuovo quaderno per gli appunti.

Fu Liam, a fargli quella proposta - o meglio, ad imporla. Erano seduti sul retro di un fuori strada, una jeep nera incontrata fortunatamente sul ciglio di quella strada fuori da Roma. Non avevano altra scelta. Lasciare il piccolo jet privato dell'azienda, nascosto in un piccolo boschetto, era l'unica soluzione per tornare nel vivo della capitale italiana senza destare sospetti. Poteva destare qualche sospetto, attirare l'attenzione dopo al massimo un paio di ore, non di più. Quella stessa sera, sarebbe dovuti tornare a Londra, così Liam gli disse: «Louis, la tua scampagnata è finita. Torna a Londra con me e Zayn, abbandona questo tuo morboso pensiero e pensa alla prossima avventura.» in quel codice un po' strano, perché le loro erano tutto fuor che avventure, ma che non risultava poi così strano alle orecchie dell'uomo che aveva dato a loro un passaggio.

E Louis avrebbe voluto rispondergli a tono, mostrare che non era di certo uno stupido sentimento verso un ragazzino più giovane a renderlo così impacciato in quella scampagnata, ma non ne ebbe le forze. Si lasciò cullare dalla jeep, mossa dalle buche dello sterrato, tenendo la testa poggiata sulla spalla sana di Zayn. Lui sospirò semplicemente, incapace di prendere una posizione.

In quel silenzio, pensò: «Se solo non lo avessi tradito in quella maniera, avremmo potuto collaborare». Fanculo a quella stupida convinzione della parte sbagliata e quella giusta, della rivalità tra le due squadre; fanculo a chi si opponeva, anche se ciò equivaleva a dover andare contro a Liam e Zayn, i suoi amici di fiducia. Per Harry, però, lo avrebbe fatto. Anni, più anni di esperienza di lui, buttati al cesso perché avrebbe fatto di tutto per amore. Un amore che non seppe nemmeno lui come nacque, sbocciò semplicemente un giorno d'inverno, come un raro fiore in grado di aprire i propri petali nella stagione più rigida di tutto l'anno; un fiore, che era speciale nella sua unicità e diversità. Louis voleva prendersi cura di quel fiore, nutrirlo giorno dopo giorno, perché prima d'ora non aveva provato mai un tale sentimento così forte, puro, innocente. Se ne accorse troppo tardi e il risultato? Solo un mucchio di sofferenza inutile.

Così, una volta tornati all'hotel dove alloggiava, Liam gli diede un'ora abbondante per pensare a quella proposta, mentre lui e il suo amato fidanzato andavano in giro per le vie di Roma, probabilmente mano nella mano a mangiarsi un gelato.

E pensarci era più frustante di tutta quell'assurda situazione. Ci potevano essere lui ed Harry, al loro posto. Mano nella mano, sorridendosi in modo complice, baciandosi con le labbra al gusto dei loro gelati, ridere senza un apparente motivo o semplicemente perché entrambi erano felici. Niente lavoro, solo loro e un'antica città accendersi sotto gli occhi di due innamorati. Anche se le strade erano buie, i lampioni li avrebbero condotti lungo la via di casa, nonostante casa non fosse un dove, ma un chi.

Harry era scomparso quel pomeriggio, insieme a quelle immagini. Più ci pensava e più aveva chiara la situazione.

Allora decise. Non sarebbe tornato indietro. Harry doveva diventare qualcosa del passato, perché per quanto gli scocciasse, influenzava troppo il suo lavoro. Prese in mano il telefono, compose il numero di Liam e tentennò nel premere la cornetta verde.

Per l'amore della Regina, da quando sono diventato così patetico?

Qualcuno bussò alla porta, e ogni suo piano andò in fumo. Pensò fossero tornati Liam e Zayn, con l'intenzione di chiudere quella faccenda una volta per tutte; oppure a Sofia, quella dolce ragazza della reception che lo vide correre poco dopo aver recapitato il bigliettino, fuori dalla hall dell'hotel. Forse si era preoccupata, forse voleva chiedere se andava tutto bene. Il picchiettio si fece più insistette, talmente forte da farlo sussultare per lo spavento. Scese dal letto, camminando piano senza far rumore verso la scrivania, dove giaceva scarica la sua pistola. Prese l'arma, il carico e il tempo di mettersi a spalle contro il muro, invitare il misterioso sconosciuto a palesarsi, quel qualcuno fece irruzione nella camera.

Mr. Tomlinson & Mr. Styles [l.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora