At least

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S.A.: Questa cosa la volevo scrivere da un mese.
In realtà era stata buttata giù. Poi non mi sentivo bene.
Poi l'ho lasciata, poi l'ho ripresa. La buttiamo sul ridere: c'ho giocato un po' a ping pong.

Volevo innanzitutto ringraziare bespectacled98 perché l'idea è stata sua tramite un tweet/prompt e io ho solo pensato potesse prestarsi bene a questi due.
Soprattutto al Simone di questo universo.

In più è stato anche un motivo, una scintilla per farli ritornare - a detta delle mie besties (loro sanno) - quindi nulla.

Io non lo so cosa è uscito fuori, ma giuro che mi sono impegnata.

A voi.

Clò.




L'appartamento era stato comprato grazie a un'offerta speciale e conveniente e anche grazie, a qualche aiuto da parte di sua madre, Anita.
Il piccolo appartamento, fuori dal centro, si trovava nei pressi di quel locale a luci rosse che gli aveva dato i natali.

Oltre che, un ragazzo.

Era pur vero che sembrava essere cascato proprio a fagiolo nell'ultimo periodo, pieno di qualche novità e cambiamenti.
Manuel era pur sempre indaffarato nella sua società con Gerry, di cui vantava il possesso di tre locali sparsi per il centro e in più e si stava impegnando per recuperare l'ultimo anno di liceo.
Per di più, l'amico sembrava aver intessuto una relazione con qualcuno e Manuel non vedeva l'ora che il barista gli presentasse questa sua nuova fiamma.
Manuel era soddisfatto di come stessero andando le cose in poche parole: sua madre non aveva più mostrato nessun segno di cedimento e non aveva più avuto problemi di salute, la sua relazione era salda, il suo amico stava bene, aveva creato dei nuovi rapporti sul lavoro e provava a recuperare abbondantemente un'istruzione persa.
Ed erano già cinque mesi che studiava, si applicava, tra una chiamata di lavoro e l'altra. Simone d'altro canto, aveva proseguito sulla strada che più amava, cioè la matematica. Non ci aveva dovuto pensare due volte: contando le ansie e contando anche molte paranoie, Manuel era stato più che di aiuto in quel frangente.

Non gli aveva fatto mancare il suo supporto.
E soprattutto, il suo amore.

Simone, si era iscritto da poco all'università e aveva imparato in quel breve lasso di tempo, a tenere il ritmo con i corsi, lo studio e gli impegni personali.
Ecco perché, quando Manuel lo aveva chiamato un giorno, mentre si inarcava con una schiena dolorante, barcamenandosi tra una pagina e l'altra, seduto per almeno tre ore, su quella scrivania, Simone era scattato subito in piedi, notando di aver mancato ben tre chiamate. Lo aveva raggiunto sotto casa e Manuel si era divertito a tenergli le spine per tutto il tragitto in macchina.
Le sue domande, erano state riempire di risposte vaghe ed enigmatiche.

La macchina di Manuel si era fermata proprio davanti a una palazzina nuova di zecca, contraddistinta da un color arancio bruciato.

Ma questo Simone non poteva vederlo, perché lui lo aveva bendato.

Il ragazzo lo aveva guidato lungo le scale - dato che l'ascensore era in manutenzione - attento che non si facesse male.
Lungo la rampa, Simone aveva provato a corromperlo per l'ultima volta, lasciando qualche bacio sconnesso sulla guancia, sul mento, sul collo di Manuel.
Si era beccato soltanto un basso e mormorato "ruffiano, aspetta" in tutta risposta.
Una volta arrivati, la porta era stata aperta e lui, con fare abbastanza lento aveva sciolto il nodo alla benda.
Sventolava un paio di piccole chiavi davanti ai suoi occhi, e allargava l'altro braccio indicando lo spazio di pochi metri quadrati tra il corridoio, la cucina e il soggiorno, però con un parquet e pareti nuove di zecca.

Un attimo per realizzare.

Un attimo solo per vedere Manuel sorridente.

E un attimo per leggere l'espressione di punta sul volto Simone, che se lo copriva per metà, portando le mani davanti la bocca, emozionato.

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