In vino veritas

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«Remus John Lupin!»
C'erano due cose che Remus detestava: le persone irrispettose che parlavano ad alta voce all'interno della biblioteca e quelle che lo chiamavano con il suo nome per intero.
Sirius Black era riuscito a rientrare in entrambe le categorie. Non male per essere solo le nove di un sabato mattina.
«Che vuoi? Sono qua.» Remus alzò la mano per farsi vedere e Sirius trotterellò felice verso di lui e si sedette vicino, strusciando i piedi della sedia sul pavimento. La bibliotecaria lo riprese, dicendogli che se avesse continuato a disturbare a quel modo lo avrebbe cacciato fuori.
«Che noia questa racchia.»
«Sir, smettila» lo ammonì Remus sottovoce. La piuma d'oca che teneva in mano aveva perso un po' d'inchiostro macchiando il foglio sul quale prendeva appunti. Non se n'era accorto a causa di tutto quel baccano.
«Va bene, chiedo venia» rise Sirius, abbassando finalmente il tono di voce. «Allora, volevo parlarti di una cosa importante.»
«Spero per te che sia così» sospirò, posando la penna e allontanando da sé fogli e libri. Ormai poteva dire addio alle sue ore di studio del mattino.
«Domani ci sarà la partita di Quidditch, e guarda caso cade proprio...»
«Durante il tuo compleanno» concluse al suo posto, «ce lo stai ricordando da tre settimane.»
«Moony, non fare quella faccia seccata!»
«Shh, silenzio! È l'ultimo avvertimento che faccio signor Black!» redarguì la bibliotecaria spazientita.
«Quindi?» incalzò Remus. Voleva farlo arrivare al punto. «Avevi in mente qualcosa?»
«Visto che saranno tutti distratti dalla partita, pensavo di andare noi quattro a Hogsmeade.»
A Sirius sembrava un'idea geniale. Con il preside e i professori impegnati a guardare la partita e tutti gli studenti della scuola a fare il tifo era l'occasione perfetta per sgattaiolare via senza farsi vedere.
Remus non era dello stesso parere.
«Paddy... no. No, perché è una pessima idea. Saremo fuori dalla scuola, da soli, senza alcun permesso. Ti rendi conto delle regole che infrangeremo? E poi lo sai bene che James non si perde nemmeno una partita di Quidditch.»
James Potter, abilissimo cacciatore e capitano della squadra di Grifondoro, era ossessionato dal Quidditch, a tal punto che vedeva ogni singola partita delle altre squadre. Si giustificava affermando che voleva studiare le mosse degli avversari, ma la sua era una vera e propria passione.
«Mi ha detto che per una volta può saltare.»
«Ci scopriranno subito se non lo vedranno nelle tribune.»
«Dai Remus, perché devi essere sempre così guastafeste?» Gli si avvicinò ancora di più, cercando di convincerlo in tutti i modi che gli venissero in mente. «Quante volte siamo usciti di notte durante la luna piena? Ormai è un appuntamento fisso e non ci hanno mai scoperto.»
«Non parliamone qua.»
Remus posò indice e medio sulla fronte di Sirius, spingendolo via. Sirius provò di opporre resistenza ma alla fine poggiò la testa sul palmo della mano.
«Ti prego Moony. È il mio compleanno.»
«Sei sicuro che James e Peter siano d'accordo?»
«Sì.»
«Sicuro?» Remus alzò un sopracciglio.
«Sicurissimo.»
Si guardarono per qualche secondo negli occhi. Nessuno dei due sviò lo sguardo, e Remus poté constatare dalla sua espressione seria che era sincero.
«E va bene.»
Gli occhi grigi di Sirius erano rimasti fermi a guardarlo, e sorrise dopo poco aver sentito la sua risposta definitiva.
Remus adorava il suo sorriso più di qualsiasi altra cosa, ma quel ragazzo gli faceva sempre rizzare i capelli. Ed era pure un anno più grande... Tra i due era Remus il più responsabile e ragionevole.
«Grazie Moony!»
Gli lasciò un veloce bacio sulla guancia - un gesto d'affetto che riservava solo per Remus, - e si alzò per uscire dalla biblioteca. Si lasciò dietro tanto rumore e le imprecazioni degli altri studenti e della povera bibliotecaria.
Remus sospirò e si toccò la guancia sulla quale il suo Padfoot gli aveva appena stampato un bacio. Si sentì accaldare.
Sei proprio un malandrino.

***

Al terzo piano dietro la statua della strega orba, c'era un passaggio segreto che portava direttamente al negozio di dolciumi a Hogsmeade.
James aveva preparato il mantello dell'invisibilità che li avrebbe nascosti da occhi indiscreti.
Sirius aveva recuperato la mappa dei malandrini dentro il baule di Remus.
«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.»
La mappa mostrò la pianta del castello. Mancava poco all'inizio della partita di Quidditch e il castello si era svuotato. Solo poche persone girovagavano per i corridoi.
Remus si stava vestendo con abiti pesanti. Essendo i primi di novembre aveva iniziato a fare freddo. Si avvicinò a Sirius, dopo aver indossato una felpa, per controllare la mappa.
«Sono tutti al campo, vero?»
«Almeno l'ottanta per cento degli studenti, sì.»
Si girò verso di lui, mostrandogli un sorriso sornione. Remus era felice di vederlo felice.
Quella mattina non aveva ricevuto alcuna lettera di compleanno da parte della sua famiglia, nemmeno suo fratello, ma i suoi amici lo avevano svegliato - causandogli per poco un infarto - e gli avevano cantato tanti auguri. Sirius si era alzato di buon umore grazie a loro.
Persino altri Grifondoro gli avevano fatto gli auguri e alcune ragazze che provavano una cotta per lui - anche di altre case - gli avevano donato alcuni pensieri e spedito lettere. Aveva ricevuto delle confezioni di cioccolatini, per fortuna non erano stregati da alcuna pozione per farlo innamorare di quelle ragazze.
«Teneteli pure voi» aveva detto Sirius, tornando nella loro camera dopo aver fatto colazione nella Sala Grande. Aveva passato le scatole di cioccolatini a Peter e Remus, sapendo che ne andavano ghiotti.
«Oh, grazie mille!» Peter stava per allungare la mano, ma Remus lo fermò.
«Aspetta, sono i tuoi regali.»
«Sono miei e decido io come usarli.»
«E poi si sa che non ama la cioccolata» proruppe James cercando di capire cosa ci fosse all'interno di un pacchetto regalo. «Mi chiedo perché debbano dargli la cioccolata, quando mai ne mangia?»
«Quindi posso?» si lagnò Peter, prendendo tre scatole di cioccolatini.
Remus sospirò accaparrandosi le restanti due. «Grazie Pads.»
«Tranquillo Moony, dei beni materiali non me ne faccio nulla. L'importante è stare insieme a voi!»
Remus quella frase l'aveva interpretata come un forte bisogno di un affetto concreto. Diventando amico di James, inevitabilmente era diventato il ragazzo burlone che infrange spesso le regole. Lo faceva apposta per andare contro la sua famiglia, che non aveva mai accettato il suo spirito ribelle e il fatto che fosse stato il primo membro dei Black ad entrare nella casa dei Grifondoro.
Non aveva mai ricevuto amore dalla sua famiglia e fino agli undici anni non sapeva che cosa significasse amare. Grazie ai suoi amici aveva capito il suo significato, colmando quel vuoto che i suoi genitori non erano stati capaci di riempire.
«Ragazzi, andiamo!»
Remus venne destato da quel flusso di pensieri.
Peter si era trasformato in topo su suggerimento di James. In quattro non ci stavano sotto il mantello e Peter negli ultimi mesi si era fatto più robusto.
Remus lo prese in mano, sperando non si agitasse e si mise tra Sirius, che stava in testa, e James, il quale coprì tutti diventando invisibili.
I quattro ragazzi si avviarono verso l'entrata del passaggio. Non era l'unico tunnel segreto che portava a Hogsmeade, ma era quello di facile accesso e il più vicino.
Sirius manteneva un passo spedito come se avesse fretta e i minuti contati. James per poco non inciampò e pestò due volte i talloni di Remus facendogli male.
«Fa' attenzione!» Remus dovette parlare a bassa voce.
«Scusami! Sirius va troppo veloce.»
«Sirius va' piano!»
«Squit, squit!» squittì Peter sulla spalla di Remus. Il ragazzo sbatté il naso contro la nuca di Sirius, e James seguì la stessa sorte, ma sbattendo contro la schiena del suo amico.
«Sirius!»
«Fate silenzio!»
Si appiccicarono al muro e dall'angolo a inizio corridoio sbucarono due Serpeverde. Con le facce pitturate di verde e argento e gli abiti da tifosi, correvano svelti alla partita di quidditch.
James non perse tempo. Sogghignò e afferrò la sua bacchetta. Fece un veloce incantesimo e i pantaloni di quei due ragazzi calarono giù sotto le ginocchia. Urlarono cadendo a terra e si guardarono in giro sgomenti.
Sirius e Remus dovettero tapparsi la bocca per non scoppiare a ridere.
«Siete voi, vero?! Malandrini del cazzo!» urlò infuriato uno di loro girando su se stesso come se potesse vederli da un momento all'altro. Il compagno al suo fianco lo tirò dalla manica della giacca.
«Lascia perdere quei cretini, andiamo!»
Li osservarono correre via, i pantaloni sistemati a casaccio. Aspettarono per qualche secondo, il tempo di essere sicuri che non ci fosse davvero nessuno.
«Grande Prongs.» Sirius batté il cinque al suo migliore amico che sorrise raggiante.
«Scherzetto elementare.»
«Muoviamoci lumache!» li incitò Remus. Desiderava essere fuori da Hogwarts, almeno non ci avrebbe pensato due volte a rimanere al castello.
Sirius fu lesto e raggiunsero finalmente il tunnel segreto entrandoci dentro.
Si tolsero di dosso il mantello e Peter saltò giù da Remus, tornando col suo aspetto umano.
«Avete pensato cosa fare mentre saremo lì?»
«Oh, sì. Ho programmato tutto qui dentro.» Sirius si toccò la tempia con l'indice. Remus si trattenne nel schernirlo visto che la maggior parte delle volte erano pessime idee ciò che usciva dalla sua testa.
«Siamo tutti orecchie!» James era culo e camicia con Sirius, perciò se gli avesse proposto di buttarsi in picchiata a cavallo di una scopa in un burrone e risalire all'ultimo secondo prima di schiantarsi al suolo, l'avrebbe fatto.
«Volevo farvi finalmente bere.»
Sì, pensò Remus, pessime idee.
«Finalmente? Vi ricordo che l'anno-» Remus tappò la bocca a James.
«Oh! Che cosa? La burrobirra?» chiese Peter emozionato.
«No, no! Il whisky!»
«Avrei preferito la burrobirra» decretò rassegnato Remus scuotendo la testa.
«E va bene, prenderemo burrobirra e whisky incendiario! Contento Moony?»
Remus scrollò le spalle, indifferente a ciò che avrebbero scelto di bere. Il problema era sostanzialmente uno: come avrebbero preso da bere visto che erano tutti e quattro minorenni? Non sembravano nemmeno più grandi, persino l'altezza di Remus non li avrebbe aiutati ad acquistare gli alcolici.
Si vedeva che erano uno più piccolo dell'altro.
«Possiamo rubare anche dei dolcetti?»
«Certo, tanto Flume è un idiota.»
«Domanda» intervenne di nuovo Remus, l'unico che avesse un po' di sale in zucca nel gruppo. «Come pensi di prendere gli alcolici?»
«Ma è ovvio che Pads ha un piano!» James circondò le spalle di Sirius che guardò entrambi ridacchiando teso. Non ci aveva pensato.
Remus sospirò scuotendo di nuovo la testa, provocando a Sirius un broncio. Era sempre così tra loro due. Uno proponeva le cazzate e l'altro doveva provvedere che le cazzate funzionassero bene.
«Sei senza speranza.»
«Senti, mi intrufolerò io e ruberò le bottiglie, ok?»
«Prongs, pensa prima di parlare. Non sarà vuoto il locale!»
«Remus ha ragione. Il proprietario è tutt'altro che amichevole.»
«Grazie Peter.»
«E poi...» continuò il ragazzino, «se ci scoprisse rubare saremmo banditi!»
James e Sirius aprirono le bocche in contemporanea, sgomenti. Certo, era una punizione piuttosto esagerata, ma non dovevano sottovalutare il volere del proprietario.
«Ci sono diversi pub, se siamo banditi in questo possiamo pur sempre andare ai Tre Manici di Scopa.»
I tre amici si illuminarono. James poggiò la mano sulla spalla di Remus. «Allora, compare, sei tu il maestro dei piani dei malandrini!»
«Be'...»
«Pendiamo dalle tue labbra Moony.»
Remus guardò Sirius con cipiglio. Non si aspettava una frase del genere detta da lui. Osservò sia James che Peter, che lo guardavano aspettando che piano avesse in mente. Incrociò le braccia al petto e ci pensò su qualche minuto. Il tempo necessario per arrivare all'uscita del passaggio segreto.
«Va bene, trovato.»
Il piano era il seguente: Peter sarebbe sgattaiolato all'interno del locale, avvicinandosi il più possibile ai pochi clienti seduti ai tavoli. Una volta fattosi vedere avrebbe innescato uno spavento di massa. Il proprietario del pub si sarebbe allontanato dalla sua postazione e James, sotto il mantello, avrebbe rubato il whisky incendiario e la burrobirra. Avevano scelto unanimamente lui perché era il più lesto e con una ricezione migliore dei malandrini.
Remus sperava andasse così. Ma Minus non scatenò alcun urlo, nessun grido di terrore.
«Cazzo, lo sapevo.» Sirius battè la mano sulla fronte. «I topi sono animali da compagnia nel mondo magico, Rem.»
I due ragazzi erano rimasti fuori ad aspettare che il piano si compiesse e Remus dovette far fronte a quell'asserzione veritiera. Improntato com'era nel mondo babbano, non ci aveva pensato! Remus controllò da una piccola spaccatura sul vetro della finestra. Intravide una strega sorridere felice e afferrare Peter come se fosse un cucciolo di cane. Nel suo cervello cominciò a elucubrare un piano B. Neanche il tempo di rifletterci, che con la coda dell'occhio vide una massa pelosa correre nel locale.
«No, Sirius!» Remus si mosse in ritardo e non poté fare nulla per fermarlo.
Sentì un gran fracasso provenire all'interno del pub e non si stupì affatto quando le urla dei commensali vennero sovrastate da quelle del proprietario.
«Fuori da qui, cagnaccio!»
Sirius inseguì Peter che era scappato dalle grinfie della strega che lo stava spupazzando. La poveretta era stata aggredita dal cane e lei gridò come una pazza lanciando velenose imprecazioni contro quel randagio.
Il topo zampettò di corsa fuori, alle calcagna c'era Sirius. Abbaiava e sembrava inferocito.
Si salvò arrampicandosi addosso a Remus che caracollò via di lì prima che il proprietario lo scoprisse spiare dalla finestra. A grandi falcate raggiunse un luogo sicuro dietro a un edificio all'apparenza abbandonato.
Si fermò per prendere fiato, ma qualcosa di pesante lo spintonò facendolo cadere a terra.
Sirius scodinzolava e abbaiava a Remus, come se avesse appena vinto un gioco d'inseguimento.
«Cattivo!» lo sgridò Lupin con voce ferma.
Sirius abbassò il muso nero remissivo, ma non smise di leccargli la mano puntata contro di lui come a chiedergli perdono. Remus sospirò vinto da quegli occhioni colpevoli. No, persino in forma umana non sarebbe riuscito a rimanere arrabbiato con lui.
«E James?»
Remus sussultò. Non si era accorto che Peter si fosse trasformato.
«Non lo so, spero sia riuscito a...»
Una risata accanto a loro rispose alle loro domande. James si scoprì dal mantello, alzando le mani che tenevano strette ben due bottiglie di alcol. «Il piano è ben riuscito!» Sfoggiò uno dei suoi ampi sorrisi.
Remus si sentì osservato dai suoi amici. Non si era reso conto di quanta tensione avesse in corpo fino a quando non scoppiò a ridere.
Era riuscito il piano, diceva James, e come al solito avevano rischiato di finire nei guai.

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