Legacy pt. 2

67 10 2
                                    

Peter era stremato dagli ultimi giorni, aveva preso parte ad uno scontro con strani alieni ruba-ciondoli-agli-stregoni, una gita clandestina alla Star Wars, era addirittura diventato un Avenger, ma poi si era dissolto in polvere, era diventato nulla, anche se pochi secondi dopo si era ricomposto e il dottor stregone lo aveva portato al centro di una nuova battaglia; aveva anche visto il signor Stark, per un breve momento, ma poi il suo mentore era morto, perché aveva tenuto tra le dita il più grande potere dell'universo. Troppo per soli tre giorni.

Era quasi sul punto di addormentarsi, quando una voce lo risvegliò dal dormiveglia in cui era caduto.

"Ciao."

Peter sussultò, colto alla sprovvista. Si guardò intorno per qualche secondo, prima di pensare che difficilmente qualcun altro sarebbe riuscito a salire su un albero di quel tipo senza un aiuto, per poi abbassare lo sguardo e notare che, a sei metri da lui, c'era il ragazzo che aveva visto durante il funerale. Sembrava poco più grande di lui ed era sicuramente più alto.

"Ciao." Rispose Peter, in difficoltà.

"Volevo parlarti, dopo il funerale, ma... dopo che sei uscito di casa sei scappato." Tentennò il ragazzo, dondolando sui piedi. "Sono Harley Keener." Si presentò.

Peter socchiuse gli occhi, cercando di ricordare dove avesse sentito quel nome, aveva un suono familiare.

"Sono... Ero un amico di Tony – cioè, l'ho ospitato nel mio garage per... è complicato. Ma mi ha dato una mano, anche con la domanda per il college." Sospirò. "Quello che voglio dire... so che era importante anche per te, o non saresti qui."

Peter chiuse gli occhi. Per lui, Tony Stark non era solo importante. Si era preso cura di lui, a modo suo. Gli aveva insegnato ad essere un Avengers, ad essere migliore.

"Parlare di lui potrebbe fare bene... a entrambi. Se vuoi." Harley calciò un rametto spezzato con il piede, tentennante.

Peter chiuse gli occhi qualche secondo, mentre Harley biascicava qualche spiegazione che aveva letto in uno studio riguardo al senso di lutto pubblicato da poco nella sua università.

Dopo zio Ben, Tony era diventato il modello da seguire e ora... ora non c'era più. Aveva perso anche lui.

"So che sapere della morte di Tony deve essere stato un duro colpo, io credevo fosse uno scherzo, quando l'ho sentito, ma..."

"Nessuno me lo ha detto. È morto davanti a me. Davanti agli Avengers. Uno spazio pieno di super eroi e nessuno di noi lo ha potuto salvare!" Rispose Peter, dal suo ramo.

"Sono andato su Titano, per lui, per aiutarlo e gli sono scomparso tra le braccia. Poi sono tornato e – erano passati cinque anni, cinque anni e sono stato catapultato in una nuova battaglia contro Thanos." Disse, ringhiando, mentre con un movimento fluido portava entrambe le gambe dalla stessa parte del ramo, per guardare meglio Harley negli occhi. "L'ho visto per un solo secondo, uno solo perché poi ha usato le gemme per salvarci." 

"So quello che provi." Provò a dire Harley. "E magari..."
"Non hai idea di cosa provo." Sputò fuori dalle labbra Spider-man. "Non ne hai proprio idea." Chiuse gli occhi, cercando di frenare le lacrime che, prepotenti, minacciavano di sgusciare via dalle ciglia che cercavano, invano, di trattenerle.

"Sono tornato, dicono tutti, ma io non ho la minima idea di dove sia stato. Per me sono passati pochi secondi di nulla e – e invece scopro di essere sparito per cinque anni."

Peter scosse la testa. "Cinque anni in cui il Signor Stark ha cercato di riportarmi indietro e – ha avuto una figlia. Due giorni fa Morgan non c'era e invece ora è qui, ed è nata da cinque anni, mentre io non ero niente!"

LegacyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora