11 anni prima...
<<Posso vedere il mio papà?>>, domando curiosa e con la speranza negli occhi.
<<Solo cinque minuti, tesoro. Tuo padre deve riposare>>, risponde di rimando l'assistente sociale, accontentandomi con un sospiro rassegnato.
Mi prende per mano e, guidati da un'infermiera, raggiungiamo la camera ospedaliera di mio padre.
<<Papà!>>, esclamo felice, serena e spensierata, non appena lo vedo.
<<Ehi, tesoro. Vieni qui>>, mormora quest'ultimo debole e stanco, mentre sorride e allunga una mano nella mia direzione.
Corro subito verso di lui e accetto la sua mano, stringendola forte tra le mie molto più piccole.
Successivamente, mio padre mi fa sedere sopra al materasso dalle lenzuola sterili del suo letto ospedaliero, vicino al suo fianco: è dimagrito molto dall'ultima volta che l'ho visto e due occhiaie profonde segnano il suo bellissimo volto, evidenziando notevolmente la sua sofferenza.
<<Come stai? La scuola come procede?>>, domanda interessato all'argomento in corso, accarezzandomi dolcemente i capelli e guardandomi con amore.
<<Sto bene, papà. A scuola ho sempre la mia media impeccabile>>, ammetto orgogliosa e fiera dei miei traguardi, mentre lo osservo guardarmi ancora con amore e gioia.
<<Non ho mai dubitato di questo: sei la numero uno>>, ribatte prontamente divertito e tranquillo, facendomi sorridere di cuore.
<<Tu come stai, papà?>>, domando preoccupata, triste e timorosa della sua prossima risposta, dato che so perfettamente che mio padre non sta bene.
L'assistente sociale me l'ha spiegato, ma non è sceso molto nei dettagli e sono sicura che non mi abbia detto tutto.
<<C'è una cosa che devo dirti, tesoro>>, dice il mio eroe rassegnato, dispiaciuto e amareggiato, sospirando sconfitto.
<<È grave? Così mi fai preoccupare>>, dichiaro spaventata, agitata e nervosa al contempo, con il cuore in gola e il respiro irregolare.
<<Non ti devi preoccupare, amore mio: è tutto okay. Adesso devi ascoltarmi molto attentamente, tesoro. Lo farai per il tuo papà?>>, chiede quest'ultimo curioso e con un sorriso perfetto stampato sulle labbra, nonostante sia privo di forze, accarezzandomi dolcemente una guancia.
Annuisco in silenzio, cercando di non farmi prendere dal panico e di non piangere.
<<Certo>>, sussurro con la voce bassa, roca e leggermente tremante, rafforzando notevolmente la stretta sulla sua mano, che è più fragile e debole delle mie che, invece, sono infantili, piccole e delicate.
<<C'è un velo sottilissimo tra la vita e la morte, Pearl. Un attimo prima stai bene e vivi la tua vita senza alcuna preoccupazione: poi arriva il momento in cui apri gli occhi e vedi quello che hai sempre voluto ignorare ed evitare, ad ogni costo. La malattia e infine la morte>>, afferma sincero, triste e rassegnato, ricambiando subito la mia stretta.
<<Papà...>>, mormoro con il respiro corto, senza parole e senza fiato, terrorizzata e amareggiata dal suo monologo inaspettato.
<<La morte non guarda in faccia nessuno: arriva e basta. E io l'ho accettato. Lo devi accettare anche tu, mia piccola Cassiopea. Per questo mi devi promettere una cosa, tesoro mio>>, continua sicuro di sé, determinato e coraggioso, guardandomi dritto negli occhi.
<<No, papà>>, sussurro spaventata e agitata al contempo, con le lacrime che non smettono di scorrere libere lungo le mie guance.
<<Devi diventare una pittrice, come hai sempre sognato. Devi vivere la tua vita al massimo, senza rimpianti: proprio come se dovessi morire domani. Devi realizzare ogni tuo singolo desiderio e non abbatterti mai. Sei più forte di quanto immagini, mia piccola Cassiopea. Ricorda: io sono e sarò sempre con te, al tuo fianco. Non dimenticarlo mai, piccola mia. Ti amo tanto>>, conclude il suo discorso intimo con la voce spezzata e gli occhi lucidi, trasmettendomi tutto l'amore che prova nei miei riguardi.
<<Papà, cosa...>>, mormoro sconvolta e paralizzata dal terrore, sbattendo velocemente le palpebre. <<Non puoi lasciarmi>>, proseguo testarda, arrabbiata e sicura di me, scuotendo ripetutamente il capo.
<<Il tempo è scaduto, Pearl>>, dice l'assistente sociale con un tono di voce che non accetta alcuna replica da parte mia, entrando dentro alla stanza e interrompendo la conversazione ancora in corso. <<Saluta tuo padre>>, continua in modo perentorio e anche un po' dispiaciuto dalla situazione che, inevitabilmente, mi cambierà irreparabilmente, incondizionatamente e immancabilmente la vita.
<<No! Papà, ti prego: ti prego. Non lasciarmi anche tu!>>, esclamo triste, agitata e preoccupata al contempo, con la paura che inizia a invadere copiosamente le mie vene.
<<Mia piccola Cassiopea>>, sussurra mio padre con un filo di voce, osservando la mia figura minuta in religioso silenzio, prima di andare in arresto cardiaco.
<<Che cosa sta succedendo? Papà!>>, urlo terrorizzata, triste, agitata e con il cuore che comincia a dolermi, all'interno del petto, scuotendolo ripetutamente per le spalle.
<<Pearl, dobbiamo andare>>, dichiara l'assistente sociale testardo e amareggiato, sospirando sconfitto, per poi appoggiarmi delicatamente entrambe le mani sulle spalle.
<<No: io non me ne vado>>, rispondo di rimando determinata e straziata dal dolore che sto provando, in questo momento, mentre continuo a chiamare mio padre inutilmente.
<<Fate uscire la bambina dalla stanza>>, impone un medico sicuro di sé, dettando ordini con il suo fisico statuario e con la sua aria altezzosa.
<<Datemi una mano!>>, esclama prontamente l'assistente sociale, chiamando subito dei rinforzi e cercando, nel frattempo, di allontanarmi dal capezzale del mio amato papà.
<<Papà, ti prego svegliati. Papa!>>, grido disperata e addolorata, con le lacrime che proseguono a scorrere a fiumi, oltre che indisturbate, lungo il mio volto, mentre delle mani forti e sconosciute mi allontanano, contro la mia volontà, dal corpo immobile di mio padre.
<<Me lo avevi promesso: mi avevi promesso che non mi avresti mai lasciato!>>, proseguo urlando fuori di me dalla rabbia, dal dolore, dalla disperazione e dalla delusione che si stanno impossessando inevitabilmente del mio organismo.
<<È morto>>, annuncia il medico in questione dispiaciuto, sospirando sconfitto e spegnendo subito tutti i macchinari che tenevano in vita mio padre.
È morto.
È questo quello che assimila la mia mente.
È morto.
È questo quello che mi fa gridare ancora di più dal dolore.
È morto.
È questo quello che sento e che mi fa smettere di dimenarmi, oltre che lottare come una guerriera.
È finita.
La mia vita, d'ora in avanti, non sarà più la stessa, perché lo so che cambierà.
Lui non ritornerà mai più.
*****
Ciao a tutti!
Sono tornata con una nuova storia d'amore che, spero, rimarrà nei vostri cuori proprio com'è successo alla sottoscritta!
Se volete rimanere aggiornati sulle ultime novità e sapere la mia opinione sul prologo che ho appena pubblicato su questa piattaforma, allora non vi rimane altro da fare che seguire il mio profilo Instagram emily_nardi_autrice e rilasciare lì anche un vostro commento al riguardo!
Vi aspetto!
Baci
Emily
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La Mia Buona Stella
ChickLit"C'è un velo sottilissimo tra la vita e la morte, Pearl. Un attimo prima stai bene e vivi la tua vita senza alcuna preoccupazione: poi arriva il momento in cui apri gli occhi e vedi quello che hai sempre voluto ignorare ed evitare, ad ogni costo. La...