Sere d'estate.

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Sto attraversando la campagna toscana mentre il sole tramonta.
Mi guarda e mi dice: ' Guarda si vede la Corsica'.
Lo ascolto.
Ci sono dei promontori in lontananza che si stagliano sul mare.
È stata una giornata infinita, penso.
Viversi è stato più faticoso di quanto ricordassi.
O di quanto fossi realmente pronta.
No, non ero minimamente preparata.
I cipressi sono allineati, gli uni di fianco agli altri, in una linearità che non mi appartiene, ma che cerco disperatamente.
Radio 24 non prende.
Continua a gracchiare, mi urta.
Come fa a non urtare anche lui, mi chiedo.
'Scusa, non puoi cambiare?
Non senti che le parole si accavallano le une sulle altre.
Mi sto innervosendo.
CAMBIA'.
Vorrei urlargli addosso, manifestare disagio.
Il mio.
Spegnere questa cazzo di radio.
Invece non dico niente, sto zitta.
Respiro profondamente e giro la testa.
Torno alla linearità dei cipressi, che per questa volta accarezzano me, e non Cervo.
Accompagnandomi in questa litania che non mi dà pace.

Disagio manifestoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora