Capitolo 26

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Quattro mesi dopo.

La luce è fioca, quasi impercettibile.
Dalla finestra fuoriescono i deboli raggi del sole che si avvia verso il tramonto.

Mi ritrovo avvolto tra le coperte, con gli occhi chiusi, ma sveglio e cosciente, ascoltando la calda voce di Jungkook alle mie spalle.

Ho la schiena poggiata contro il suo petto, mentre mi lascio cullare dal tranquillo ritmo del suo respiro.
Lui gioca distrattamente con le mie dita.
Mi spiega qualcosa, facendo di tutto, pur di farmi essere d'accordo con lui.
Infastidito e fintamente rattristato, volto il collo in direzione del suo viso, in modo tale da guardarlo perfettamente negli occhi.

«Non capisco perché tu voglia abbandonare l'accademia, siamo quasi a fine anno... è da stupidi!» Gli dico, mettendo un piccolo broncio a cui lui risponde con un risolino.

«Sarebbe da stupidi se non avessi nient'altro da fare». Replica con calma, dandomi un leggero pizzicotto sotto al mento.

«E cosa dovresti fare? Sentiamo!» Lo incito a continuare, ma la mia insistenza sembra solamente divertirlo di più.

«Ho deciso di lavorare a quella mostra che mi proposero qualche mese fa...» Inizia, fino a tornare leggermente più serio. «... credo di aver trovato l'ispirazione che stavo cercando». Mi guarda fisso negli occhi ed un impercettibile luccichio li anima, veloce, come una stella cadente.

Io mi perdo ad osservarlo.

Il petto nudo, ricoperto da piccole macchioline rosate, non troppo evidenti e che sicuramente andranno via tra qualche ora.
I capelli più in disordine del solito e le labbra ancora gonfie, meravigliosamente rovinate da piccoli segnetti rossi.
Io verso, più o meno, nelle medesime condizioni e, tutto di noi, in questo momento, racconterebbe a chiunque dell'atto di passione che si è da poco concluso.

Sbuffo, tornando a guardare davanti a me.

«Beh, resta comunque una cretinata rinunciare ad un percorso di studi così prestigioso. Specialmente con il tuo talento». Affermo, continuando a tenergli testa, avvantaggiato dal fatto di non averlo di fronte.

«Aspetta, Park Jimin mi sta facendo un complimento?» Chiede il moro, esagerando un'espressione di sorpresa, sporgendosi verso di me, per riacquistare un contatto visivo.

«Sto solo ammettendo l'ovvio e non credere che non mi costi nulla. Trovo comunque che tu sia un idiota. La gente ucciderebbe per potersi permettere il tuo posto in quell'istituto». Asserisco, non curandomi degli sbuffi di noia del ragazzo alle mie spalle.

«Ah, piccolo, sei così fiscale!» Esordisce Jungkook, iniziando a lasciare una breve, ma intesa scia di baci umidi lungo la mia spalla, spostandosi fin dietro l'orecchio ed un'ondata di brividi mi fa quasi perdere quest'inutile ostinazione.

«Non chiamarmi così!». Gli impongo, di botto. «E smettila di fare il bambino!» Il tono della mia voce traballa, solo a causa delle forti sensazioni che la bocca del moro sta iniziando a regalarmi.

«Mhh, Mhh» Mi liquida con delle semplici onomatopee, mentre io cerco un modo per averla vinta, nonostante si tratti di una sciocca sfida unilaterale.

«Sembra quasi che ti sia iscritto per buttare il tuo tempo...» Continuo, trattenendo a fatica i sospiri. Jungkook si ferma e porta due dita sotto al mio mento, direzionandolo verso di lui, costringendomi nuovamente ad un contatto visivo.

«Potrei averlo fatto...» Sussurra, leccandosi le labbra e avvicinando i nostri nasi che finiscono per sfiorarsi.
Deglutisco. «... oppure, molto più probabilmente, tutto quello che volevo era prendermi il culo più sexy di Seoul!» Afferma, senza pudore ed io, sorpreso dalla sfacciataggine delle sue parole, fingo indignazione.

𝐍𝐚𝐤𝐞𝐝 𝐍𝐨𝐢𝐬𝐞 "소음" 𝘑𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora