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capitolo zero.

NIVES

Le luci della palestra del piccolo paesino di campagna illuminavano, seppur fioche, lo stradino con l'asfalto fresco, la musica della sala da pole dance rimbombava nel silenzio, smorzando angoli bui delle strade.
Sulle note di 'Good in Goodbye' ballavo come avvinghiata al mio palo, mi scatenavo, con il fiato sospeso non appena i miei piedi si staccavano dal parquet della sala specchiata per farmi prendere il volo e danzare sul palo.
Ho sempre amato questo sport, danzare e farsi trasportare dalla musica è sempre stato il mio ideale di attività fisica, poi dovendo sorreggere il mio intero peso avevo dei muscoli abbastanza evidenti, seppur in modo non eccessivo.
Il mio sguardo venne catturato da una sagoma fuori dalla sala dove io e due mie compagne di ballo ci stavamo allenando.
La musica continuava a farmi rilassare nonostante quella presenza mi rendeva abbastanza irrequieta, fino a quando, ormai spazientita scesi dal palo, e uscii quasi sbraitando ad alta voce
«Chi è?!»
Non ricevendo alcuna risposta mi spazientii ulteriormente, e a passi pesanti mi diressi verso gli spogliatoi, avevo capito chi fosse.
«Dannazione non puoi sbucare qua ogni volta all'improvviso se nemmeno vieni a fare palestr-»

Delle mani mi presero attirandomi a un corpo esile e mascolino. Alzai lo sguardo, e se per un solo istante avevo visto il misterioso castano della giornata al mare con quello sguardo magnetico color miele, la mia testa subito mi riportò a quel momento, davanti a me c'era il mio ragazzo.
Esattamente non sapevo perché ci stessi ancora insieme, forse mi autoconvincevo del fatto che mi piacesse ancora, perché mi faceva sentire bene, egoisticamente parlando..
Tuttavia solo in seguito realizzai che se l'unica ragione per cui rimanevo con lui era il modo incui mi faceva sentire bene, non poteva essere né diventare una relazione sana.
Però mi limitavo a fingere.
Così come in quell'istante.
«Scusami cucciola, non ti arrabbiare, volevo farti una sorpresa.. Dopo passi da me?»
Disse con tono compiaciuto, ridacchiando lievemente.
cucciola..?  quanto mi irritava quel nomignolo, un brivido mi percorse la spina dorsale facendomi tremare appena.
Volevo vederlo il meno possibile, mi trovavo in uno stato di disagio indescrivibile quando ero con lui, ma solo nell'ultimo periodo.
Dopo la mia prima volta. Con lui.
Il flusso di pensieri venne interrotto dalla suoneria del mio telefono che spezzò quel silenzio imbarazzante affievolito solo dal rumore dei miei pensieri sconclusionati.

«Scusa non credo di potere, fammi rispondere un attimo » lui annuì accennando un sorriso, evitai il suo sguardo ticchettando nervosamente le unghie sulla cover del mio telefono.

«Niv, quando finisci chiama la nonna che ti vuole sentire..Spero tu abbia fatto i compiti e che abbia ripassato siccome domani partiamo e non avrai molto tempo per ripassare per l'esam-»

«Sì mamma ho capito, nemmeno più palestra si può fare in pace? Finisco tra dieci minuti e mi viene a prendere papà. E non cucinate per me, ho lo stomaco chiuso, ci vediamo dopo»

Senza esitazione premetti col polpastrello dell'indice sul cerchio rosso per riattaccare la chiamata. Mia madre mi stressava continuamente.
Era preoccupata perché siccome avevo frequentato una scuola privata piena di docenti abbastanza incompetenti per tutto il secondo pentamestre, temeva che fossi indietro con la tesina.
Cosa totalmente sbagliata. Mi ero data da fare quell'anno, e il solo pensiero che mia madre dubitasse di me e delle mie capacità mi faceva innervosire.
Mi accorsi che immersa nei pensieri stavo stringendo con eccessiva forza il telefono.

«Niv? Tutto okay?» mi ricordai che lui era ancora lì che aspettava una risposta.
«Sì è okay, tranquillo. Io devo finire, tu vai a casa- Ci vediamo direttamente quando torno dalla settimana nelle marche?» forzai un sorriso, e gli posai un bacio a stampo sulle labbra.

«Uffa, va bene.. Mi mancherai...E ti amo»

sorrisi appena, cercando di scacciare quei rumorosi pensieri che si infiltravano nella mia testa come dei virus.
«Anche i- Ti amo» mi corressi.
Sapevo quanto non gli piacesse che rispondessi  "anche io" ad un "ti amo".
Diceva ogni volta che sembrava intendessi dire "anche io mi amo" ma in ogni caso non avevo mai colto il motivo per il quale dovesse essere una cosa negativa.
Immersa nei pensieri non mi accorsi che lui era già uscito dall'edificio, mentre io mi diressi nuovamente verso la sala, continuando a distrarmi dai miei problemi ballando.

Eravamo solo io ed il palo.
Di nuovo.

ILIA

«Perché non capisci che se ci siamo trasferiti è anche per te? Volevi continuare a vivere in quella specie di ghetto?! Dovresti essermi grato!» feci un sospiro lunghissimo, mi voltai verso mia madre e le dissi con sguardo perso : «Mamma, ho capito. Basta stressarmi.»
Volevo parlare con lei. Quella ragazza, non sarebbe mai stata il mio tipo una ragazza simile, e lo pensavo ancora in quel momento.
Eppure mi divertiva parlarle, la trovavo divertente e la sua risata era carina.
Lei era carina. E anche fidanzata.
Mi misi le cuffie e mi allontanai dalla nostra stanza del residence.
Non vedevo l'ora di vederla. Però non mi piaceva, la vedevo come un'amica molto stretta. Non mi piaceva.
Non poteva piacermi una così.
Vibrò improvvisamente il telefono e vidi il contatto, quando mi accorsi di star sorridendo come un bambino mi schiaffeggiai con una rapidità mai avuta e risposi.
«Hai da fare?»
«No sono tutto tuo, giochiamo a Pongo?»
Sentii una risatina, e rieccola, quella sensazione di avere lo stomaco capovolto.
Risi appena.
«Okay capo, sappi che sono migliorata un sacco.»

Risi. La sentii ridere. Che bella.
«Senti un po', domani a che ora arrivi?» dissi mentre giocavamo, riuscivo a sentirla imprecare per aver perso di nuovo e attesi una risposta, poi come se si fosse ricordata dopo della domanda sbadigliò appena.
«Non saprei, credo nel pomeriggio.. Voglio venire il prima possibile. Così posso picchiarti! Sei troppo bravo a questo stupido gioco! lurido schifoso..» scoppiai a ridere quasi intenerito.
«Certo, sempre se ci arrivi huh?»

Era più grande di me ma mi arrivava alla spalla, forse nemmeno, e la cosa mi divertiva tantissimo.

«Stronzo. Comunque devo andare, che domani dobbiamo partire presto, quindi non sentire troppo la mia mancanza huh» mi bloccai un attimo, riflettendo a come rispondere a un'affermazione simile, ma mi precedette lei.
«Allora buonanotte puzzone.» sorrisi. Perché sorrisi? Ero forse felice? Il battito era improvvisamente accelerato sentendola quasi affannare sul microfono e mi misi una mano in faccia cercando di far finta di nulla.

«Buonanotte zoccola.»
Rise. Il mio cuore esplose, prima di poter dire qualsiasi cosa chiuse la chiamata.
Rimasi qualche istante in silenzio a fissare l'acqua della piscina che continuava a splendere con la luce lunare. Mi sedetti su una sdraio, tirai un sospiro come per prendere fiato.

«Cosa mi stai facendo, Nives..?»

I miei occhi si chiusero e mi addormentai lì, sotto la luce della luna, con quella ragazza nei miei sogni e un sapore amaro lasciato sulle mie labbra.
L'amarezza di non poterla avere per me forse?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 14, 2023 ⏰

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Adorazione: finché non si spenga la luna.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora