capitolo 11

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sono passate diverse settimane e ormai quasi tutti hanno la maglia del serale, quasi tutti tranne io, nunzio, gio e diversi altri, e quello di domenica è l'ultimo giorno per dimostrare quanto valiamo e quanto meritiamo quella maglia, la mia coreografia è complicata, è sulle note di only love can hurt like this, e ci sono diversi passaggi molto complessi, ci tengo ad eseguirla alla perfezione così sono andata in sala prove, ho messo la canzone e ho iniziato ad esercitarmi, un certo salto abbastanza complicato nonostante io lo stia provando da ormai due ora proprio non mi esce, così decido di distrarmi un attimo, per farlo però non so che fare, perché solitamente per distrarmi uso proprio la danza, così in preda a non so cosa cambio la canzone e inzio una coreogrofia di latino americano, mentre ballavo mi divertivo, ma una volta terminato mi riaffiorano tutti i ricordi, e scoppio in lacrime, appoggio la schiena al muro e lentamente mi siedo sul pavimento con le mani in faccia

"diana?"

"vai via nunzio" gli dico, cercando di tenere un tono sicuro

"ti sei fatta male?"

"ho detto, vai via"

"e io ti ho chiesto se ti sei fatta male, e già che ci siamo, ti chiedo anche da quando balli latino" ha una voce calma

"non mi sono fatta male, ora vai, ti prego" alla fine non ce la faccio più, la mia voce si incrina, e nunzio capisce che sto piangendo, di scatto si siede affianco a me e mi getta un braccio attorno, iniziando a carezzarmi la schiena per calmarmi, in quel momento non riuscivo più a ragionare lucidamente "devi dirglielo" diceva il la mia testa "deve sapere perché lo tieni così distante" così, inizio a parlare.

"da piccola, quando iniziai a ballare, facevo sia danza classica che balli latini americani, continuai fino agli undici anni quando in molti mi dissero che avrei dovuto abbandonare uno dei due, per dedicarmi pienamente all'altro, non lo feci, preparai invece con mio fratello un piano di allenamenti, non avevo tempo libero, andavo a scuola, pranzavo, andavo in palestra, cenavo, studiavo e infine dormivo, tra poco non riuscirai più a reggere certi ritmi, mi dicevano, mollerai, ma io lo facevo con piacere, per me non era un sacrificio, anzi ero felice perché potevo stare di più in quella palestra che tanto amavo, a 12 anni cambiai il mio compagno di latino di una vita, mi misero con una "giovane promessa che mi avrebbe aiutata a crescere di più dato il mio potenziale" o altre cose così, si chiamava edoardo, quando lo vidi la prima volta mi presi come una piccola cotta, insomma era un ragazzo alto, biondo, simpatico, però aveva due anni di più, e si sa, i quattordicenni non mirano certo a una misera ragazzina di 12 anni, la portai avanti tutto l'anno questa "cotta" diciamo, durante l'estate crebbi molto, soprattutto fisicamente. a settembre quando ripresero gli allenamenti edoardo iniziò a provarci con me, ero felicissima e dopo poco ci mettemmo insieme, quasi subito iniziarono i problemi, mio padre inizio ad abusarmi e a distruggermi sia mentalmente che fisicamente, con insulti verso il mio fisico, picchiava mia madre in continuazione, ne parlai con edo, che mi aiutò a passare sopra gli insulti, e mi accompagnò a denunciarlo, pensavo di averb finalmente risolto tutti i problemi, ma non sapevo che il peggio stava per arrivare. mia madre mi odiava perché avevo denunciato mio padre "io lo amo" diceva così, io non capivo come potesse amarlo nonostante le molestie che subiva in continuazione, e anzi, avrei voluto non capirlo. al sedicesimo di edo, presi tranquillamente una seconda fetta di torta "sei grossa, smettila di mangiare così tanto" mi disse, la sera piansi per ore nel mio letto, e dal giorno dopo iniziò l'inferno, iniziai a non mamgiare praticamente più, e a vomitare il pasto se ero obbligata a farlo, nessuno se ne accorse, mio padre era sempre via, mia madre se ne fregava, mio fratello era a londra per studiare e edoardo, lui si limitava semplicemente a dire che si ero un po' dimagrita, ma dovevo perdere ancora molto peso per essere bella, la portai avanti finché mio fratello non tornò a casa, vedendomi così scheletrica si preoccupò immediatamente, ero una ballerina quattordicenne che prometteva benissimo, pensò subito a ciò che diceva mio padre, e associò il mio calo di peso a quello, iniziò a portarmi da una psicologa e da una nutrizionista ma la cosa non aiutò, un pomeriggio però, durante gli allenamenti svenni, stetti in coma per parecchi giorni, quasi un mese, stavano per staccarmi dalle macchine,  lasciarmi andare, ma mi risvegliai, come dissero i medici quasi per miracolo, così inizia a seguire un corso di recupero e riuscii a porre fine a tutto, a sedici anni purtroppo ci ricaddi, dopo un po' che ignoravo gli insulti di edo, non ressi più, per fortuna questa volta riuscii a lasciarlo, e fermai, sempre con l'aiuto di mio fratello, qualsiasi cosa prima che potesse portare a dei gravi danni, sfortunatamente nel ritornare ad allenarmi per venire qui, il mio corpo era ancora molto fragile e mi ruppi la caviglia, ciò ha tardato il mio ingresso,  ma adesso eccomi qui, ed ecco perché ho sempre deciso di non parlarti"

𝒑𝒆𝒏𝒔𝒊𝒆𝒓𝒐 𝒅𝒐𝒑𝒐 𝒑𝒆𝒏𝒔𝒊𝒆𝒓𝒐- 𝒏𝒖𝒏𝒛𝒊𝒐Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora