Manuel è consapevole di esser diventato l'ombra di Simone non appena questi gli ha perdonato ogni cosa successa prima dell'incidente. Sa anche che probabilmente quel perdono gli è stato concesso solo grazie alla sequela di scuse e suppliche che ha rifilato all'altro, alla sfilza di promesse che ha giurato di mantenere, o più banalmente perché Simone, di lui, è semplicemente innamorato.
Non sa però perché avverta questo desiderio viscerale di restargli vicino. Si chiede cosa lo spinga a cercare di trascorrere tutto il suo tempo libero con l'amico.
Da quando ha chiuso del tutto con la criminalità locale, da quando gente come Sbarra e Zucca sono soltanto un lontano ricordo, tutto ciò a cui riesce a pensare è il suo migliore amico.
Dopotutto nemmeno vuole porsi troppe domande perché ciò implicherebbe dover rivedere la natura del rapporto che lui e Simone hanno sviluppato, dato che con quello che lui si ostina a definire amico ha scambiato una serie di baci decisamente poco casti e si è spinto anche un po' troppo oltre per poter ricondurre tutto all'eccesso di alcol.Durante la settimana che il più piccolo ha trascorso ricoverato Manuel fingeva di prestare attenzione in classe, costretto dalla madre e da Dante a non aggiungere altre assenze al suo curriculum già non troppo brillante, e non appena quel supplizio terminava, si precipitava in ospedale da lui.
Lo faceva dopo aver recuperato un panino in un bar vicino scuola ed un succo di frutta alla pesca per Simone, ché è il suo preferito e le infermiere si rifiutavano di concederglielo, vista la lavanda gastrica da poco subita.
Si sentiva un trafficante di diamanti preziosi quando lo estraeva dallo zaino in silenzio e vedeva gli occhi di Simone brillare; pensava anche che i diamanti preziosi forse erano proprio quegli occhi luminosi con cui l'altro lo fissava mentre beveva, ma non voleva dare peso ad una tale idea. Non era pronto ad affrontarne le implicazioni.
Gli piaceva sedersi accanto a lui, su un letto decisamente troppo grande per una persona, e sentire il calore emanato dal suo corpo, magari toccarlo, accarezzargli un braccio, il petto. Era una prova della sua esistenza. Lui Simone non l'aveva perso. Così gli sembrava di ricordarsene.
Non sa esattamente quando abbia smesso di vedere Simone come un semplice amico e quando abbia iniziato a pensare che probabilmente prova qualcosa per lui che va ben oltre l'affetto che un semplice compagno di classe dovrebbe sentire.
O forse Simone non è mai stato un amico per lui ed è semplicemente stato troppo preso dai suoi problemi per rendersene conto, forse ha capito che non può pensare a lui senza sentire lo stomaco contorcersi su sé stesso, o ancora, potrebbe esser stata la semplicità con cui riusciva a respirare quando varcava la soglia dell'ospedale e la difficoltà che lo assaliva quando doveva andar via a piantare in lui il seme del dubbio.
Ciò che Manuel ama è sentirsi a casa, con Simone.
Non gli era mai successo di sentire, con una persona, un livello di confidenza tale da permettergli di essere semplicemente sé stesso, non era mai riuscito a lasciarsi vedere per quello che è, se non con Simone.
Gli piace sentirsi libero da qualsivoglia tipo di giudizio.L'unica persona che avrebbe chiamato – in un momento di crisi, di bisogno – era sempre stata sua madre, e prendere coscienza del cambiamento di risposta alla domanda "chi sarebbe la prima persona che vorresti con te in caso di difficoltà?" l'ha mandato in crisi.
Per questo ha fatto ciò di cui può definirsi un esperto: ha evitato il problema finché non è diventato opprimente al punto da minacciare di schiacciarlo.
I pomeriggi successivi al rientro a casa di Simone, Manuel li ha trascorsi a Villa Balestra, dichiarando di dover aiutare Simone a recuperare i giorni di assenza, provocando una sonora risata generale.