Maledetto

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[TW: è la prima volta che scrivo una cosa del genere, spero di non essere risultata volgare o altro. Ci vediamo giù🤍]

Non avrebbe mai pensato che il matrimonio di Giulio e Monica potesse essere così divertente.

Romantico, sì, a tratti lussuoso, certo, ma sicuramente non così divertente.

Quando lui e Simone avevano ricevuto l'invito, circa due mesi prima, Manuel si aspettava una bella rimpatriata con i vecchi compagni del liceo – e così è stato –, una cerimonia in chiesa all'insegna di sguardi fieri ed emozionati e di fazzoletti che tamponano appena gli occhi truccati – è successo anche quello –, per concludere il tutto con un ricevimento in una villa sfarzosa poco fuori Roma in cui un quartetto di archi avrebbe fatto da sfondo ad una cena gourmet, seguita da balli lenti tra lo sposo e la sposa mentre amici e parenti facevano da spettatori ai loro sguardi adoranti.

Invece, a parte la villa che era effettivamente come Manuel se l'era immaginata, la cena gourmet si era rivelata essere un buffet di antipasti e primi in gran quantità – compreso un bancone con tanto di due bartender che intrattenevano gli invitati con la preparazione dei drink –, il quartetto di archi era stato sostituito da un DJ che si atteggiava un po' troppo e i balli lenti... beh, quelli c'erano stati, ma giusto il tempo di immortalare quei famosi sguardi adoranti in eterne immagini, perché in seguito la sposa aveva fatto partire un coro di ehi! DJ! Fai vedere che ci sei!, a cui il giovane dietro la consolle non aveva esitato a rispondere. Dopodiché, la folla si era scatenata a ritmo di canzoni decisamente più adatte a serate in discoteca, e lì era partita l'euforia.

Manuel vi si trova proprio al centro, la giacca del completo blu che aveva scelto per l'occasione abbandonata da un pezzo sullo schienale della sedia, il colletto della camicia allentato in quella calda sera di inizio settembre. Simone, il suo ragazzo da sei anni ormai, gli è di fronte e lui lo guarda mentre si abbandona ad una risata piegando la testa all'indietro per qualcosa che gli ha detto Laura, mettendo in mostra il suo collo niveo.

Quel maledetto collo.

È tutta la sera che ne è distratto, dal primo momento in cui ha chiuso l'anta dell'armadio della loro camera da letto – dal quale aveva afferrato la giacca elegante – e aveva visto Simone davanti allo specchio. Il ragazzo aveva deciso di acconciare i ricci scuri, tagliati recentemente, con della cera per donare loro un effetto bagnato e naturale. Il viso era sbarbato e dalla sua posizione Manuel poteva vedere benissimo i due nei sul lato della mascella, anche grazie al fatto che Simone avesse accorciato le basette – con gran disappunto di Manuel.

Le spalle larghe e la schiena forte erano celate da una camicia nera di seta, e i pantaloni del medesimo colore gli fasciavano le gambe lunghe e il sedere marmoreo. Tutto okay fin qui, anche se Manuel aveva avvertito nitidamente un brivido avvolgerlo e la pelle d'oca sulla pelle, ma il vero problema era subentrato quando Simone si era voltato verso di lui per afferrare la sua giacca.

Il problema era che aveva chiuso decisamente pochi bottoni della camicia, lasciando il collo scultoreo scoperto così come anche una generosa porzione del petto liscio. Manuel aveva deglutito, quasi strozzandosi con la sua stessa saliva e cercando di camuffare la prematura dipartita schiarendosi la voce.

«Te sei dimenticato qualche bottone» aveva pronunciato ancora immobile nello stesso punto, fissando Simone che intanto si era infilato la giacca scura.

«Dici che sta meglio chiusa?» aveva risposto allacciando l'unico bottone della giacca e allargando le braccia.

«No– voglio di'– no'o so, forse, ma parlavo della camicia». Manuel era leggermente in difficoltà.

I'm coming, sit downDove le storie prendono vita. Scoprilo ora