harper

Mia madre velocizza il ritmo dei suoi passi. Ancora non capisco come lei riesca a camminare ad una tale velocità anche con quei tacchi gialli alti dieci centimetri. Il semaforo diventa rosso.
<< Tesoro, comunque lo sai che non sei obbligata ad andare a lavoro, vero?>> alzo gli occhi al cielo. Negli ultimi nove minuti non ha fatto altro che dirmi questo. "Non ci devi andare per forza", "se non ti va me lo puoi dire", "sicura di volerci andare?", "non è che non ti voglio mandare, ma secondo me ti stresseresti soltanto", e così via.
<<Non devi sentirti obbligata. Se vuoi chiamo la signora Lee e le dico che non riesci ad andare da lei oggi per motivi familiari. Che ne dici? >> continua lei ininterrottamente con un sorriso. La verità è che ha parlato così velocemente che ho capito solo la metà di ciò che ha detto.
<<Io però non mi sento obbligata. Anzi mi fa piacere aiutare le persone anziane>> rispondo guardando le mie converse consumate. Lei sbuffa e poi fa un sorriso dolce.
<<Okay, se oggi vuoi lavorare dalla signora Lee come badante non ti posso obbligare a fare il contrario. Però per qualsiasi cosa chiamami, okay?>> chiede pettinandomi una ciocca di capelli biondi.
Il semaforo cambia nuovamente colore in verde.
<<Dove abita la signora Lee?>> chiede lei mentre io tiro fuori dalla tasca dei miei jeans il cellulare per vedere la posizione della sua dimora.
<<Abita nella  "William Blake Road".>>
<<William Blake Road? Non l'ho mai sentita. Dove si trova?>> domanda mia madre confusa.
<<Praticamente è vicina alla London High School.>> rispondo con un sorriso. Lei sembra quasi rabbuiarsi a sentire il nome di quella scuola, ma è una sensazione che dura per una frazione di secondi.
<<Se non sbaglio era la tua vecchia scuola.>> annuisco. Tra noi due si celò un silenzio a dir poco imbarazzante e continuammo a camminare.
Arrivate a destinazione guardai attraverso il cellulare l'ora e... cinque minuti di ritardo. Poteva andarmi peggio. L'abitazione della vecchia signora è una casetta di mattoni riverniciati di bianco, con un giardino che ospita sia dei cespugli di rose rosse che alcuni nani da giardino, ed infine, una porta di un color blu notte. Io e mia madre suonammo il campanello di bronzo e alla porta apparve una bambina con delle simpatiche calze ad ape.
<<Nonna, è arrivata la tua babysitter!>> annunciò la bambina. Mi scappò una risata.
<<Non sono una babysitter.>> rispondo.
<<Se lo dici tu>> la piccolina alzò gli occhi al cielo ed infine ci permise di entrare. L'interno della casa è pieno zeppo di oggetti antichi: come un orologio a pendolo, vinili di alcuni cantanti di cui non ho mai sentito nominare, lanterne e alcuni quadri.
<<La vedi? Devi fare da babysitter a lei. Aspetta che forse sta dormendo.>> sussurra la bambina indicando una donna girata di spalle su una sedia a rotelle.
<<Nonna? Stai dormendo?>> domanda la ragazzina sfiorandole il braccio. La donna ha i capelli di un biondo così chiaro da sembrare quasi bianchi. Si gira verso la bambina e le accarezza il viso.
<<Che dici Maya?>> la signora ha un tono di voce così sottile e gentile che riesce quasi a calmare il mio stato d'animo.
<<La tua babysitter è qui.>> risponde Maya indicandomi con un sorriso. Mia madre mi stringe forte la mano.
<<Babysitter?>> chiede la signora confusa.
<<Sì. Ricordi? Lo avevi detto ieri sera che sarebbe venuta>> continua Maya. La donna guarda in basso e sembra rabbuiarsi.
<<Mi passeresti il mio blocchetto degli appunti, Maya, per favore?>> domanda la signora Lee mentre si mette i suoi occhiali da vista spessi. Maya prende dal comò che sorregge una tv un blocco degli appunti e lo passa alla nonna.
<<Allora: vediamo, vediamo, vediamo.>> la signora avvicina al viso il blocco e dopo una frazione di secondi appoggia la mano alla fronte e mi guarda con stupore.
<<Sei tu la ragazza che si occuperà di me?>> si rivolge a me. Annuisco sorridendo.
<<Harper! Sei più bella di come ti immaginavo, sai? Cosa vuoi fare? Magari un giro della casa, oppure ci guardiamo un film insieme, e se vuoi andiamo anche a fare un giro del quartiere e a mangiare qualcosa insieme, ti va?>> mi accarezza il braccio ed io le rivolgo il mio miglior sorriso.
<<Certo signora Lee, faremo tutto quello che vuole lei.>> rispondo in modo cordiale. Lei inclina la testa e arriccia il naso. <<Oh, cara, non essere così formale: chiamami pure Betty>>.
Mia madre si fa avanti e le rivolge il suo sorriso più gentile. Betty guarda mia madre confusa, ma le ricambia comunque il sorriso: <<Lei invece come si chiama?>>
<<Io sono Scarlett, signora, la madre di Grace.>> mia madre allunga il braccio verso Betty, ma lei la ignora e prende una penna nera con la quale scrive qualcosa sul suo blocchetto degli appunti.
<<Cosa fa?>> domando curiosa.
<<Mi appunto che il nome di tua madre è Scarlett, sennò me lo dimentico.>> risponde secca.
Mia madre parla qualche minuto con Betty, sussurrandole qualcosa mentre io faccio il giro del simpatico salotto color beige.
Quando mia madre e Maya vanno via, la signora Lee mi si avvicina entusiasta e parla in una maniera così veloce che sembra quasi una macchinetta.
<<Tesoro, ti va di fare un gioco da tavolo? Che ne so: la dama? Oppure preferisci gli scacchi? Sennò possiamo guardarci un po' di TV, che ne dici? C'è questa telenovela che parla di un omicidio commesso da queste due famiglie: la famiglia Jackson e la famiglia Harrison.>>
<<Certamente Betty>> mi limito a rispondere in maniera un po' vaga.
<<Tesoro, posso chiederti un'ultima cosa?>> annuisco. Il volto di Betty diventa rosso, quasi come se si vergognasse.
<<Io di solito quella telenovela la guardo mangiando dei cupcake. Se non erro si chiamano Strawberry Heart. Li vendono al The BlackCherry. Ti andrebbe di andarmeli a prendere? Perdonami, neanche te lo volevo chiedere, ma mia figlia Samantha non ci è andata perché è un pigrona, e io sto morendo di fame e ci sono solo schifezze come verdure sul frigo>>.
Mi viene da ridere.
<<Certo Betty, non si preoccupi, le andrò a prendere i cupcake. D'altronde, il mio lavoro è questo.>> rispondo in modo dolce.
<<Ma quale lavoro? Noi adesso siamo amiche. A proposito: sentiti libera di prendere dei cupcake anche per te. Aspetta, ti do i soldi.>> sorride estraendo il portafoglio da una tasca del suo vestito floreale.
<<Signora, comunque questo BlackCherry non l'ho mai sentito nominare. Dove si trova?>> comunico alla signora Lee osservando la pallina di vetro poggiata sul comò con una ballerina di danza classica al suo interno.
<<È un nuovo bar-pasticceria, credo. Si trova nella William Wordsworth Street. Sai dove si trova?>>
Onestamente? Non ne ho la più pallida idea. Decido di mentire e di seguire le coordinate della mappa del cellulare.
Arrivata sul posto noto che la pasticceria assomiglia ad un cupcake gigante color rosa pastello con una ciliegia enorme poggiata sulla glassa. Già lo detesto.
Entrata nel locale vedo che ci sono alcune sedie con varie decorazioni e rose bianche in alcuni vasi di vetro appoggiati sulle superfici dei tavoli rotondi. Mi avvicino alla vetrina dove si possono intravedere i cupcake. Ce ne sono di tutti i tipi: rosa con fragole tagliate a forma di cuore, alcuni gialli con delle specie di mentos poggiate sulla glassa, alcuni verdi con glassa azzurra e tanti altri di tanti altri colori.
<<Salve signorina, cosa vorrebbe ordinare?>> una voce mi riporta al pianeta terra, e quando alzo lo sguardo, un ragazzo dai ricci biondi mi sorride.
<<Eh?>>
<<Vuole il menù per scegliere cosa vuole prendere?>> domanda il biondino. Adesso che lo osservo meglio noto che porta un grembiulino a strisce bianche e rosa con un cappellino dei medesimi colori che lo fanno sembrare ridicolo. Per evitare di ridere sono costretta a mordermi la lingua.
<<Oh no, grazie lo stesso. Prendo un paio di... Come si chiamavano?>> Arriccio il labbro superiore. Il ragazzo appoggia una mano alla vetrina e inizia a tamburellare le dita su di esso.
<<Io non lo so.>> risponde con così tanto sarcasmo da irritarmi. Lo vorrei bruciare con lo sguardo. Detesto i buffoni.
<<Strawberry Heart>>
<<Cosa?>> chiede lui confuso.
<<Prendo un paio di Strawberry Heart.>> ripeto cercando di rimanere calma. Il ragazzo sospira e con delle pinzette da cucina prende un cupcake con della glassa bianca e una fragola tagliata a forma di cuore poggiata su di essa.
<<Quanti ne vuole?>> domanda guardandomi negli occhi.
<<Un paio. Diciamo nove.>> rispondo vaga.
il ragazzo ride.
<<Ti mangi tutti questi cupcake? Che ingorda.>>
Scusa?
<<Scusa?>>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 26, 2022 ⏰

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