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Smut orribile
Come sempre mi scuso in anticipo, spero non sia troppo cringe e per gli errori.

Idea presa da un tweet che non riesco più a trovare quindi *chiunquetusia* grazie e spero non ti rompa che abbia preso spunto.

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Luci rosse, fu tutto quello che vide prima di chiudere gli occhi.

Ma non era la vista il senso che lo preoccupava, anzi, forse era l’unico del quale poteva fare a meno in quel momento.

Il tatto lo preoccupava, la pelle non sua che sentiva sotto le sue mani.

L’udito lo preoccupava, quel “Manuel” sussurrato prima di un gemito direttamente sul suo orecchio da una voce che lui conosceva fin troppo bene.

L’olfatto lo preoccupava, l’odore di quella colonia così dolce e allo stesso tempo così decisa, come il suo proprietario.

Il gusto lo preoccupava, il sapore di tabacco misto a birra che aveva assaporato appena la sua lingua era entrata in contatto con quella dell’altro.

No, la vista non era niente in confronto agli altri sensi.

Strizzò gli occhi come se fosse possibile chiuderli di più, come se così facendo le sensazioni si potessero amplificare. La sua mano sinistra finì nei capelli ricci di Simone con l’intento di avvicinare ancora di più il suo viso – già schiacciato contro il suo – verso di lui.

Le loro lingue erano impegnate in una danza instancabile, come due metà divise al principio della vita e finalmente riunite dopo anni di solitudine.

Simone Simone Simone Simone

La sua mano destra scivolò in basso senza ostacoli, percorrendo una strada che sembrava già vista, già segnata.

Manuel aprì gli occhi per un secondo e la luce rossa lo inghiottì nuovamente.

No no no no no

Chiuse di scatto gli occhi e tornò a concentrarsi sul corpo del ragazzo premuto addosso a lui.

Lo spinse contro il muro della scuola per poi infilare una gamba tra quelle lunghe e toniche di Simone per poter sentire – oh – l’erezione ben pronunciata del più piccolo contro il suo corpo.

Voleva assaggiarlo, sentirlo gemere il suo nome come una cantilena infinita – Manuel Manuel Manuel – voleva toccare con mano l’intensità di quella passione, il cui fulcro era racchiuso dentro a degli indumenti troppo stretti, macchiare del proprio odore quella pelle candida e profumata.

La sua mano aveva raggiunto l’obbiettivo e, non aspettando convenevoli, afferrò l’erezione piena e iniziò a masturbarla con ritmo sconnesso.

Aprì di scatto gli occhi e buttò la testa in avanti per sfuggire un minimo a quella luce rossa che lo aveva investito nuovamente.

Appoggiò la testa alla superficie dura e bagnata che si trovava davanti per poi richiudere gli occhi sentendo di essere vicino al culmine.

Simone che si trusciava al suo corpo, i loro due corpi caldi l’uno contro l’altro, come se fossero stati creati per stare insieme.

Il colpo di grazia lo diede Simone quando, guardandolo dritto negli occhi e arrossendo leggermente, chiese a Manuel con voce roca “Posso farti un pompino?” per poi, dopo il consenso di Manuel, cadere sulle ginocchia al suo cospetto.

A Manuel bastò quel ricordo per farlo venire rovinosamente sulla sua mano e sulle mattonelle bianche della doccia che riflettevano la luce rossa dei led.

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